Dopo la nostra conferenza stampa, abbiamo letto i commenti che il vicesindaco De Corato (in foto) ha dedicato alla denuncia che in quell’occasione abbiamo presentato.
Notiamo per prima cosa che non c’è un punto, nelle sue dichiarazioni, che smentisca le fattispecie sollevate nella denuncia, ossia – lo ripetiamo – l’abuso d’ufficio (anche con l’utilizzo di ingenti soldi pubblici solo per gli sgomberi senza progetti di accompagnamento ed integrazione), i danneggiamenti a beni di proprietà (con l’intervento delle ruspe e la distruzione di ogni bene), l’interruzione di pubblico servizio (nello specifico, l’interruzione della frequenza scolastica).
Il vicesindaco dichiara che è sempre stata osservata la correttezza delle procedure; lo smentiamo, sulla scorta anche dei più recenti sgomberi. Lo dimostrano:
- le procedure ultimative, ovvero sgombero intimato solo a voce con rudezza e intimidazione all’alba o a tardo pomeriggio, nell’incombere dell’imbrunire, senza preavviso, in presenza di maltempo con pioggia o neve;
- l’assenza dei funzionari dei servizi sociali, negli ultimi episodi, malgrado il fatto che appunto i ripetuti censimenti e controlli effettuati sul microcampo Cavriana-Forlanini avessero rilevato la presenza di minori anche di pochi mesi;
- continuiamo a pensare che quella della frattura del nucleo familiare (madri e bambini da una parte e padri per strada) non sia la soluzione; in una Milano che celebra in questi giorni, in un apposito evento, la sacralità della famiglia, suonano stonati questi interventi che dal legame familiare prescindono.
Rifiutiamo con forza la designazione del nostro gruppo come facente parte di “associazioni pseudobuoniste” che “non hanno di meglio da fare” che indulgere al “can can mediatico”.
Noi qualcosa di meglio lo abbiamo da fare, e sta nel nostro impegno quotidiano di cittadini e cittadine, nell’affiancamento a queste storie difficili ma ricche, nel tentativo arduo di forzare gli ostacoli che si oppongono a una piena socializzazione di questi soggetti, nell’esigere diritti e prestazioni pari a ogni altro cittadino di questa città (scuola, servizi, salute, casa), nella ricostituzione paziente di un ambiente vitale dopo che ogni effetto personale è stato regolarmente degradato a “spazzatura”. Non c’è nulla di spettacolare in tutto ciò; si tratta invece di un laboratorio di cittadinanza sociale, che dovrebbe stare a cuore alle autorità.
Il “can can mediatico”, invece, imperversa ai danni di queste fasce di popolazione come su altre (i migranti, ma non solo), identificate come “capri espiatori” di una crisi e di una sua gestione politica in senso autoritario.
Non siamo affezionati al fatto che, come afferma il vicesindaco, chi vive in questo come in altri campi scorrazzi “tra amianto, topi e quintali di rifiuti”; a parte il fatto che questo richiama lo stato di tante aree dimesse, lasciate a marcire in attesa d’interventi speculativi, non possiamo accettare che le autorità pensino che chi ci vive abbia piacere di condurre la sua esistenza in questi ambienti
Il vicesindaco sa bene - avendolo ascoltato di persona dalla viva voce di due donne abitanti di questo campo, in un’assemblea in piazza Ovidio, dell’aprile del 2009, che hanno preso la parola e non sono rimaste nascoste - quanto sia avvilente per un essere umano e il suo ambito di affetti vivere in non-luoghi degradati; quelle due donne ebbero il coraggio di venirlo a dire davanti a una platea che le ascoltò muta e attenta, e che si sentì dire che la “sicurezza” di cui tanto si ciancia parte per prima cosa dalla dignità del proprio vivere e lavorare in una società e in un ambiente non ostile, se non solidale.
Insostenibile è poi l’affermazione secondo cui agli insediamenti di nomadi si correlino immediatamente e immancabilmente “la criminalità predatoria e il degrado”; in due anni di affiancamento continuo non abbiamo mai avuto segnali anche lontani di criminalità, né sono dimostrabili in nessun modo. In queste affermazioni categoriche risuona un pregiudizio razzista che è quello che abbiamo ravvisato in molti comportamenti posti in essere dai decisori politici di questa città e che abbiamo esposto nella nostra denuncia. di Gruppo Sostegno Forlanini e genitori di Rubattino firmatari della denuncia (scendiamoincampo@gmail.com)
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