È pomeriggio. Il campo rom è avvolto da fumo, fuliggine, odore nauseabondo di liquami. La spazzatura non viene ritirata da giorni. Pozzanghere di melma fuoriescono in tutta la zona abitata. Cani e bambini giocano nell'area se pur impraticabile. Le fogne della parte nuova del campo, consegnata da pochi mesi per il nuovo progetto, risultano non funzionanti. La pendenza della strada è stata sbagliata: i liquami dei 16 prefabbricati non finiscono nella prevista fogna a dispersione ma fuoriescono nelle case, attraverso i minuscoli bagni dei primi alloggi. I “lavori pubblici”, pur investiti per giorni del problema, non intendono intervenire. Alcuni rom aprono un tombino alla fine della strada ed i liquami abbandonano le casette e si liberano nel campo. I rappresentanti del campo chiamano a loro spese autospurghi per tentare di trovare soluzioni da sé. Inutilmente perchè il problema non è che risolvibile da un'impresa.
La parte vecchia del campo, quella delle baracche è in parte invivibile a causa del descritto sovraccarico fognario ed a causa della rottura del vecchio impianto idrico che non ha retto al tempo allagando parte delle baracche. Bambini, adulti con gravi forme di disabilità (amputazione degli arti, dialisi, ictus, epilessia), dormono nell'acqua e non ricevono alcuna assistenza. I bagni sono comuni e non adiacenti alle baracche.
Poi un'ispezione. Un'ingiunzione di abbattimento. Un tempo limitato per trovare soluzioni ad una situazione che facile non è e che si trascina da anni. Troppi. Quasi venti. Iniziata con un' infausta decisione amministrativa di far diventare campo e comunità semplicemente alcune famiglie di concittadini che scappando dalla guerra in Jugoslavia avevano cercato rifugio in città.
Il ghetto negli anni si è protratto, è cresciuto nell'incuria politica di tutti. Un'ignavia politico-organizzativa generalizzata, intervallata da interventi estemporanei dettati da una qualche situazione emergenziale. Pagamento delle utenze, autospurgo, spazzatura. Alcuni container forniti con finanziamento provinciale, un nuovo ultimo progetto abitativo ma mai interventi congiunti, organici, a lungo periodo, mirati intanto al superamento del campo (perchè il campo per forza?) ed al concreto inserimento sociale e lavorativo dei rom.
I bambini nati qui, cresciuti nelle scuole della città non hanno di fatto un futuro diverso che vivere, crescere e morire nel campo. Da soli non ce la fanno nemmeno ad affrontare la scuola media. non hanno ancora i libri! Stamane, durante l'incontro avvenuto a Palazzo Carafa col Sindaco di Lecce ed altri rappresentanti istituzionali, abbiamo appreso con sollievo la dichiarata volontà politica dell'amministrazione comunale di non voler agire un indiscriminato sgombero delle famiglie rom di campo panareo ma la disponibilità anzi, ad un tavolo di concertazione che possa mettere in campo progettualità possibili.
La convocazione dei piani di zona, inoltre, risulta un percorso indispensabile, stante la disponibilità finanziaria derivante dalla misura PO FESR 2007-2013, asse III, linea 3.4 azione 3.4.1., il cui bando - che sta per scadere a brevissimo - è fruibile solo dai comuni ed è rivolto, fra i possibili beneficiari anche ad “adulti in condizione di disagio, minoranze quali nomadi e stranieri immigrati, altri soggetti marginali o a rischio di emarginazione sociale, culturale, economica e lavorativa”.
È un finanziamento che non può essere utilizzato per usi edilizi ma bensì per il pagamento di fitti, per progetti di inserimento sociale e lavorativo e quant'altro si possa mettere in atto per un ammontare massimo di 700mila euro. Con l'individuazione di strategie possibili ed un minimo di coordinamento fra i differenti settori del Comune di Lecce e fra questo e i Comuni del Salento, non diventerebbe più impossibile mettere in campo dei canali di risoluzione delle prolematiche sociali ed abitative dei rom come di altri soggetti svantaggiati della città.
Ma se l'uso di fondi regionali già esistenti risulta proficuo per la determinazione di servizi possibili
utili sia al provvisorio arginamento dell'emergenza abitativa sia alla collocazione ed al sostegno dei disabili residenti al campo, rimane da risolvere e presto la gravissima situazione igienico-ambientale in cui versano attualmente le famiglie rom.
È necessario un intervento straordinario ed urgente, possibile, con facilità, solo con un impegno celere, sinergico e congiunto fra istituzioni. Qualcuno deve intervenire e fondi straordinari ed immediati possono essere reperiti da qualsiasi ente, intanto, ad esempio, da quello principe che è l'Ente Provincia.
L'invito finale rivolto ai soggetti istituzionali coinvolti ed a quelli silenziosi è quello di recarsi di persona, almeno per una volta, al campo panareo, perchè prima di decidere se intervenire o meno, come o come non farlo, si ha il dovere etico, morale e politico di conoscere la realtà e di vedere la situazione coi propri occhi.
Non sfuggirebbe lo stridio fra il degrado estremo del campo panareo e la forza, la dignità, lo sforzo di cura della famiglia e degli spazi, altrettanto estreme e tenaci, che contraddistinguono gli abitanti, anche i più piccoli, e la loro solitudine. di Katia Lotteria, Rete Antirazzista Salento
1 commento:
Questo è stato un bel articolo da leggere, grazie per la condivisione di essa.
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