giovedì 17 marzo 2011

Mantova, il documento di Sucar Drom ha zittito Arnaldo De Pietri che si è ritrovato solo in Consiglio comunale

Pubblichiamo il documento che Yuri Del Bar, Vice Presidente della Sucar Drom, avrebbe dovuto leggere durante la seduta delle Commissioni consiliari Statuto e Servizi Sociali del Consiglio comunale di Mantova che si sono tenute ieri sera. L'assessore ai servizi sociali Arnaldo De Pietri si è opposto in maniera scomposta, alzandosi e invitando la maggioranza a votare compatta contro la possibilità di dare parola a Yuri Del Bar (in foto). I Consiglieri hanno però deciso di conoscere il documento che alla fine di un'aspra discussione è stato letto dal Presidente della Commissione Statuto.

Ogni dieci anni l’Amministrazione comunale di Mantova promuove la discussione per un nuovo regolamento per i mantovani che abitano in viale Learco Guerra n. 23. E’ una scadenza ciclica che inevitabilmente ci vede costretti a lavorare per mesi su questioni di forma e mai di sostanza. Infatti tutti i cambiamenti proposti non potranno aiutare nessuna famiglia a costruire un percorso abitativo autonomo, realizzando concretamente lo smantellamento dell’area. I problemi reali vissuti da queste famiglie come il lavoro, la scuola e l’uscita dalle logiche del cosiddetto “campo nomadi” non sono mai stati discussi in Consiglio comunale. L’impressione è che i nostri amministratori di ieri e di oggi pensino a noi, non come a dei cittadini, ma come una sottocategoria specifica i ‘nomadi’.
In questi mesi l’Amministrazione ci ha convocato solo due volte per discutere il nuovo regolamento e inevitabilmente alcune riflessioni non si sono potute fare, sarebbe stato almeno necessario il terzo incontro promesso, ma mai realizzato.

Entrando nel merito della bozza di regolamento proposto dalla Giunta comunale è subito evidente che sono stati cancellati dal precedente documento tutti gli oneri a carico dell’Amministrazione comunale. Ad esempio non è indicato chi dovrà occuparsi della manutenzione straordinaria. Nessuna parola sugli impegni del Comune di Mantova sulle questioni sociali e sullo smantellamento definitivo dell’area che ad oggi è stato promosso concretamente solo dal lavoro dell’associazione Sucar Drom con l’uscita di ben ventuno (21) famiglie.

Per questa ragione fin dall’inizio abbiamo chiesto a questa Amministrazione comunale di adottare il regolamento Aler che viene fatto firmare a tutti i mantovani che usufruiscono di strutture pubbliche. Infatti non si comprende il senso di avere un regolamento specifico per quest’area quando tutta la residenza pubblica comunale è gestita con regolamento ALER, in cosa consta la differenza tra i cittadini residenti in via Learco Guerra da quelli residenti al Palazzo del Mago?

Nella bozza quattro questioni paiono centrali e andrebbero affrontate prima di licenziare il testo in maniera definitiva, se questa è la volontà del Consiglio Comunale. Noi rimaniamo convinti che il regolamento ALER dovrebbe trovare una sua applicazione anche per i cittadini che abitano nel cosiddetto ‘campo nomadi’, ma se non lo ritenete opportuno, si affrontino almeno queste quattro questioni.

1) Articolo 3, autorizzazione e pagamenti oneri
Nella bozza di regolamento l’autorizzazione non viene più rilasciata dal Comune di Mantova ma dall’Ente Gestore che si deve fare carico di inviare alla Polizia Municipale e alla Questura, per quanto di competenza. Il Comune si defila, creando inevitabilmente una grande confusione perché l’area è attualmente in carico ai Servizi sociali ma nel nuovo regolamento si demanda tutto al Settore della Polizia Municipale. Inoltre, si chiede all’Ente Gestore la riscossione degli oneri dovuti dalle famiglie.
L’attuale sistema prevede un’autorizzazione data dai Servizi Sociali su comunicazione dell’Ente gestore. I Servizi sociali inviano mensilmente le bollette di pagamento che le famiglie autonomamente vanno a pagare tutti i mesi alla Tesoreria comunale.

Già nel 2003 l’Amministrazione comunale aveva deciso di cambiare il metodo di autorizzazione e di pagamento con il risultato che per tre anni le famiglie non hanno pagato. Non arrivavano nemmeno le bollette, le famiglie andavano a pagare in Comune ma non le si faceva pagare e non sono state registrate le presenze per un anno intero. Ci chiediamo vale la pena di cambiare un metodo di autorizzazione e di pagamento che oggi funziona? Nel 2005, dopo il disastro compiuto dall’Amministrazione ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo risolto la questione facendo pagare a tutte le famiglie gli arretrati anche se in punta di diritto i responsabili erano altri.

Se dopo quell’esperienza ancora una volta l’Amministrazione vuole fare un salto nel vuoto e complicare la vita a tutti faccia pure, ma non si stupisca se si creeranno ulteriori problemi.


2) Articolo 4, norme igieniche sanitarie ed espulsione dall’area
Nella bozza di regolamento si demanda all’Ente gestore il rispetto delle norme igienico sanitarie, questa incombenza è una competenza dell’Ente proprietario dell’immobile che ha il dovere ma anche il diritto di verificare la situazione igienico sanitaria di cui è responsabile civilmente e penalmente in caso di inadempienze. Evidentemente non è possibile demandarla ad altri, in quanto le norme generali previste dal codice civile e penale sono sovra-ordinate rispetto a quanto questo regolamento possa prevedere.

Sempre in questo articolo l’Ente gestore ha facoltà di proporre l’espulsione in cinque casi. Questo aspetto è assolutamente problematico in quanto non è sostenibile vista l’attuale giurisprudenza. E’ evidente che in nessun caso un Cittadino italiano che commetta un reato possa avere una pena aggiuntiva rispetto a quella già prevista per legge. Se un abitante del Palazzo del Mago crea una rissa in piazzetta San Leonardo non può essere espulso dal suo appartamento di edilizia pubblica.

Ancora più assurdo il caso in cui una famiglia residente non paghi gli oneri derivanti il consumo di energia elettrica. In un caso analogo agli altri Cittadini viene sospeso il servizio, ma a quelli residenti in via L. Guerra viene tolta la possibilità di rimanere al campo. Evidentemente si crea una cosiddetta discriminazione impugnabile facilmente davanti ai tribunali preposti.

L’ALER inizia il procedimento di revoca dell’assegnazione dell’appartamento solo nel caso che la famiglia non paghi per più di sei mesi il canone di affitto. Ci chiediamo il perché tale norma non possa valere anche per i mantovani che abitano in viale Learco Guerra che tra l’altro essendo nati a Mantova non saprebbero proprio dove andare in caso di espulsione dall’area.


3) Articolo 11, oneri
Nel 2008 le famiglie sinte pagavano un forfait di circa euro 77. Nel 2009 questo forfait è stato portato a euro 100. Con il nuovo regolamento ai 100 euro si aggiungeranno circa euro 18. Un aumento in due anni di circa il 40%. Su questa nuova proposta non ci siamo mai posti in maniera rigida ma crediamo che si debba riflettere se sia giusto che si continui ad aumentare la quota da pagare senza intervenire sulla questione lavoro. Pensiamo che tutti debbano pagare ma bisogna anche mettere le famiglie nelle condizioni di poter pagare. Continuare ad aumentare gli oneri senza offrire un reale sostegno all’inserimento lavorativo ci sembra fuori luogo, essendo il Comune l’ente preposto per favorire l’inclusione sociale.


4) Articolo 12, viene delegata in toto la manutenzione alle famiglie
L’area di viale learco Guerra n. 23 pur essendo una delle aree meglio strutturate in Italia ha due punti di debolezza: l’impianto fognario e l’impianto elettrico.

Nel dettaglio vogliamo portare alla vostra attenzione i problemi in essere riguardo l’impianto fognario ed elettrico.
In un qualsiasi impianto fognario sono ben distinte le linee delle acque bianche (pioggia), le acque grigie (lavatrici, lavandini…) e le acque nere (wc). Nell’impianto di viale learco Guerra le tre linee sono unite creando problemi evidenti (le acque nere invadono i bagni e l’area) anche per la sola pioggia.
A questo si deve aggiungere che le acque nere e acque grigie in commistione con le acque bianche confluiscono in un’unica vasca dotata di pompe tritatrici e di sollevamento che “sparano” con un impianto elettrico i liquami a seicento metri direttamente nel depuratore della Città.
Questo impianto oltre ad essere molto delicato, basta un sassolino finito in una caditoia per le acque bianche per bruciare una pompa con un costo di alcune migliaia di euro, non ha nessun strumento di protezione o di avviso in caso di fermo macchina con il risultato che i liquami inondano senza preavviso i bagni e tutta l’area.

L’altro punto di debolezza è l’impianto elettrico che, come è successo pochi giorni fa, è molto instabile per lavori svolti nel 2000 non a regola d’arte. E’ da considerare che le famiglie sono costrette ad utilizzare la luce elettrica per scaldare le case per una scelta precisa delle passate amministrazioni che ha impedito l’utilizzo del metano. E’ quindi evidente che l’impianto elettrico è fortemente sollecitato e non si riesce a capire con questo regolamento in che modo dovranno intervenire le famiglie in caso di guasto.

Inoltre, nel nuovo regolamento si chiede alle famiglie di andare sui tetti delle palazzine per fare la pulizia dei canali di gronda. Ci chiediamo se l’Aler chiede le stesse cose alle famiglie assegnatarie di alloggio popolare.
E ancora, si chiede alle famiglie di provvedere alla manutenzione delle aree verdi, come se l’Aler chiedesse a chi abita negli alloggi di Lunetta di fare la manutenzione delle aree verdi di tutta Lunetta, visto che sono loro ad usufruirne. Tra l’altro nelle aree verdi sono compresi gli argini che necessitano di una strumentazione specifica e di una preparazione per non incorrere in incidenti che potrebbero essere anche gravi.

Per queste ragioni noi chiediamo che alle famiglie sia delegata SOLO la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture abitative di LORO proprietà (casa, l’impianto elettrico fino al contatore, gli allacciamenti alla rete fognaria…), la manutenzione ordinaria dei bagni assegnati e la pulizia delle piazzole assegnate. Chiediamo che sia a carico del Comune la manutenzione: dell’impianto fognario con la vasca e le pompe trituratrici e di sollevamento, dell’impianto elettrico generale dell’area, delle aree verdi, delle palazzine con gli spazi comunali, dell’impianto di illuminazione pubblica.


In ultimo, una brevissima considerazione. Il regolamento vigente è stato scritto quasi vent’anni fa. Negli ultimi dieci anni Mantova è stata indicata dalla Regione Lombardia laboratorio prima e buona pratica oggi. La buona pratica è dovuta a due fattori: la partecipazione diretta dei sinti e la mediazione culturale. La bozza di regolamento non fa menzione di tutto questo (vedi articolo 4). La Regione Lombardia, guidata dal Presidente Formigoni, ha pubblicato libri dove ha riconosciuto i risultati ottenuti a Mantova. La Commissione Diritti Umani del Senato poche settimane fa ha votato all’unanimità una relazione dove si indicano come buone pratiche i processi di partecipazione e lo strumento della mediazione culturale. Il Parlamento europeo ha licenziato pochi giorni fa, a grandissima maggioranza, un documento che impegna la Commissione a promuovere partecipazione e mediazione culturale.

Il Comune di Mantova se ne dimentica eppure proprio pochi giorni fa ha chiesto ai mediatori culturali della nostra associazione di accompagnare l’assistente sociale e la responsabile dell’Ufficio Anagrafe dalle famiglie sinte.
L’impressione è che questa Amministrazione non voglia valorizzare uno dei fiori all’occhiello della città: la mediazione culturale e la partecipazione dei sinti. Siamo stati citati come Buona Pratica in diversi documenti Italiani ed Europei, ma la convenzione 2011 per la mediazione culturale non è ancora stata firmata. Perché?

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