mercoledì 18 maggio 2011

Amnesty International 2011: i rom e sinti hanno continuato a subire discriminazioni

Pubblicato il Rapporto annuale di Amnesty International 2011, dedicato al coraggio delle persone che in ogni parte del Mondo si battono contro gli oppressori.
Italia. Duro j'accuse nei confronti del nostro Paese: i rom e i sinti continuano a essere discriminati nel loro diritto all'istruzione, all'alloggio, all'assistenza sanitaria, all'occupazione e "alcuni politici e rappresentanti del governo alimentano un clima di intolleranza e xenofobia". Inoltre, "l'atteggiamento dispregiativo di alcuni politici ha contribuito ad alimentare un clima di intolleranza". Il rapporto evidenzia come nel corso del 2010 in tutto il Paese sono proseguiti gli sgomberi forzati di rom, che "hanno disgregato le loro comunità, il loro accesso al lavoro e hanno reso impossibile ai bambini la frequenza scolastica". Viene puntato il dito sopratutto su Milano e Roma. "L'Italia è stata fiaccata da anni di decisioni poco lungimiranti - ha denunciato Giusy D'Alconzo di Amnesty - politiche che hanno dimostrato scarsa efficacia di governo dei fenomeni". Unica buona notizia: l'avvio dell'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori.
Europa. Il continuo aumento del razzismo e dell’istigazione all’odio nei dibattiti pubblici in molti Paesi ha ottenuto il risultato di marginalizzare ulteriormente le persone già emarginate, a causa della povertà o della discriminazione.
Uno dei più significativi esempi di discriminazione sistematica è quella contro i rom e i sinti, che sono rimasti in gran parte esclusi dalla vita pubblica e spesso al centro di aperta ostilità da parte dell’opinione pubblica e di dibattiti politici xenofobi. I rom e i sinti sono rimasti uno dei pochi gruppi sociali nei confronti dei quali i commenti e gli atteggiamenti manifestamente razzisti non soltanto sono stati tollerati, ma anche ampiamente condivisi.
Le famiglie rom e sinte spesso non sono state in grado di godere pienamente dell’accesso all’alloggio, all’istruzione, all’occupazione e ai servizi sanitari.
Molti rom hanno continuato a vivere in insediamenti informali o baraccopoli, privi persino di un minimo grado di garanzia legale, a causa della situazione irregolare degli insediamenti o della mancanza di documenti ufficiali a conferma del loro titolo di possesso. Sono rimasti esposti agli sgomberi forzati, in paesi come Italia, Grecia, Francia, Romania e Serbia, e sono stati ulteriormente spinti in una situazione di povertà ed emarginazione, con poche speranze di riparazione. In Italia, per esempio, alcune famiglie hanno subito ripetuti sgomberi forzati, che hanno sconvolto le loro comunità, interrotto il loro accesso al lavoro e reso impossibile per alcuni bambini la frequenza scolastica.
In Francia, dopo un discorso del presidente che descriveva i campi rom come focolai di criminalità, una direttiva ministeriale (in seguito riformulata, ma l’effetto è rimasto lo stesso) ha dato l’ordine di smantellarli. L’episodio ha messo in luce le tensioni provocate dalla mancanza d’attenzione che per decenni ha subito la situazione dei rom in Europa, inducendo l’Eu a chiedere agli stati di impegnarsi di più per rispettare i loro diritti.
In Europa, milioni di rom e sinti sono rimasti gravemente svantaggiati anche a causa di bassi livelli di alfabetizzazione e da un’istruzione scarsa o incompleta. A molti bambini rom è stata negata una delle vie per uscire dal circolo vizioso di povertà ed emarginazione, l’istruzione, e hanno continuato a essere inseriti in classi e scuole inadeguate o separate, in paesi come Croazia, Grecia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria. Gli stereotipi negativi, insieme all’isolamento fisico e culturale, hanno contribuito a compromettere le loro prospettive future.

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