Siamo quasi al termine di questa tornata elettorale e i rom diventano di nuovo protagonisti. Un destino da prima pagina, sempre in negativo e in particolare quando i nodi arrivano al pettine. Alle elezioni politiche 2008 era stato il Presidente Berlusconi, oggi è il leader della Lega Nord Umberto Bossi. Come molti avranno sentito in televisione o letto sui giornali l'Umberto ha accusato il candidato del centro sinistra, Giuliano Piasapia, di voler trasformare “Milano in zingaropoli”.
Mentre Berlusconi si era limitato al “tolleranza zero”, Bossi ha avuto il cattivo gusto di coniare una nuova parola. Bossi nella sua farneticante dichiarazione aveva anche dato del matto a Giuliano Pisapia, scusandosi dopo poche ore ma non ritrattando la dichiarazione su Milano “zingaropoli”.
Immediata e apprezzata la dichiarazione Roberto Natale, presidente della Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana): ''E' bene che anche il discorso pubblico italiano recuperi il senso del limite. Ci abbiamo messo vent'anni a imparare che gli immigrati non andassero chiamati 'vu'cumprà, e abbiamo ancora difficoltà a non definirli sbrigativamente 'clandestini'. Non c'è proprio bisogno di aggiungere un altro vocabolo al glossario del disprezzo''.
E ha giustamente aggiunto: ''La polemica politica è affare dei candidati e delle coalizioni. Ma l'avvelenamento del linguaggio è un problema che riguarda tutti, compresi noi giornalisti che le parole le maneggiamo per lavoro. E allora non si può accettare che entri in circolo un nuovo termine così carico di significati spregiativi: il popolo rom si chiama cosi' e ha il diritto di essere chiamato così. All'estero un uso tanto contundente del linguaggio politico verrebbe bollato come 'hate speech', incitamento all'odio''.
Fino ad oggi i rom erano entrati in questa campagna elettorale solo a Milano ed è da segnalare che il Vice Sindaco uscente, Riccardo De Corato, aveva rivendicato con manifesti e volantini che hanno inondato Milano che grazie a lui i rom sono meno. Ha rivendicato sui volantini la paternità di oltre 400 sgomberi in tre anni. Ma pubblicamente si è vantato di aver superato qualche giorno fa i 500 sgomberi.
Faccio due considerazioni.
La prima. Nel Comune di Milano nell'autunno 2006, secondo la Polizia Municipale, c'erano circa 2.400 rom e sinti, di cui la maggioranza Cittadini italiani. Nel 2008 il Ministero dell'Interno ha censito a Milano circa 2.500 rom e sinti. Oggi il Comune di Milano afferma che si sono circa 2.300 rom e sinti. Se contiamo anche le presenze nei comuni dell'hinterland siamo circa sulle 4.000 presenze ma anche in quel caso i numeri non si modificano negli anni.
La seconda. Confrontando i numeri si può evincere chiaramente che nel Comune di Milano in quattro anni non c'è stata nessuna invasione di rom con l'entrata della Romania nell'Unione europea e non c'è stato nessun allontanamento con i 500 e più sgomberi rivendicati da Riccardo De Corato.
Una domanda sorge spontanea: dove sono andati i rom sgomberati? A parte chi svolge un lavoro itinerante come lo spettacolo viaggiante e l'artigianato (arrotini, ombrellai...), le famiglie rom milanesi si sono solo spostate dal luogo dello sgombero senza abbandonare Milano anche perchè non sapevano dove andare.
Ma un dato manca: quanto ha speso il Comune di Milano? Qualcuno ha provato a fare i conti. Si è considerato che uno sgombero costi al contribuente circa euro 25.000,00 (ruspe, polizia municipale, forze dell'ordine...). Se moltiplichiamo per i 500 e più sgomberi arriviamo alla cifra considerevole di circa 12 milioni e mezzo di euro.
In sintesi: in quattro anni la Moratti con De Corato ha sperperato milioni di euro per distruggere e calpestare la dignità umana ma calpestare anche tutte le leggi italiane ed europee. Al contrario secondo Pisapia la situazione va migliorata con interventi positivi come l'aiuto alla casa e all'istruzione. Nel primo caso si potrebbero provare con esperienze di "autocostruzione", come permettere ai rom di migliorarsi da soli case non utilizzate dagli italiani; nel secondo caso impegnarsi per mandare i bambini a scuola per prepararne l'uscita da campi. Inoltre, facilitare le attività come l'artigianato e l'intrattenimento musicale.
A questo punto ognuno può tirare le somme e decidere se il matto è Bossi o Pisapia. di Carlo Berini
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