Intervista ai volontari del servizio di Medicina di strada del Naga in merito ai recenti sgomberi nel territorio milanese.
Allontanamenti spontanei, prevenzione di insediamenti abusivi, sgomberi civili: con la nuova amministrazione cambiano i termini, ma non la sostanza?
Da luglio a ottobre sono continuati gli sgomberi in diverse aree di Milano. Le ultime nel tempo sono state le aree di Bacula e via Novara, dove si erano fermati un gruppo di rom sgomberati e allontanati da via Triboniano, campo comunale in cui molti avevano la residenza. Siamo allarmati da quanto sta succedendo negli ultimi mesi. Cambia la giunta, cambia il vento, ma almeno per quanto riguarda la “questione rom” mancano segnali chiari di discontinuità con la precedente amministrazione.
Ci sono reazioni, anche internazionali, agli sgomberi?
Sì, il commissario per i diritti umani Thomas Hammarberg prima dell’estate ha richiamato l’Italia alla necessità di passare da una politica di espulsioni e sgomberi forzati a una politica di integrazione e lotta contro la discriminazione di rom e sinti. Il recente rapporto dell’Associazione 21 luglio - per la tutela dei diritti dei bambini - e dello European Roman Right Centre – organismo che lotta contro la discriminazione dei rom- illustra l’effetto dei continui sgomberi sulle condizioni di vita di queste persone, in particolare sui bambini. Le associazioni di volontariato che lavorano sul territorio denunciano da anni l’effetto degli sgomberi sulle condizioni abitative, di vita e di reti sociali delle persone sgomberate, oltre all’inefficacia costosa di questi interventi.
Quali motivazioni vengono addotte?Vengono addotti “motivi di sicurezza”. Certo non neghiamo che le condizioni abitative delle persone che vivono in aree dismesse possano essere rischiose, ma sappiamo bene che lo sgombero senza alternative percorribili ha anche l’effetto di aggravare l’aspetto della sicurezza e di perpetuare un modello che speravamo superato. Alle persone sgomberate dalla zona di via Novara è stata proposta la sistemazione provvisoria in centri di accoglienza dividendo gli uomini dalle donne e i bambini. Le persone hanno accettato questa possibilità – diversamente dal passato – chiedendo però la garanzia di sistemazioni abitative stabili una volta uscite dal centro di accoglienza, garanzia che non è arrivata. Le persone quindi si sono di nuovo disperse sul territorio.
Cosa chiede il Naga?Chiediamo che la nuova amministrazione cessi tutti gli sgomberi, anche quelli preventivi, accettando la sfida di un cambiamento sostanziale.
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