"Signor sindaco, mi permetta di affermare che lei è veramente forte con i deboli e debole con i forti.
Sono appena trascorsi due giorni dal feroce regolamento dei conti tra bande mafiose e malavitose di Ostia con il triste esito di due omicidi, e il nostro sindaco non trova altro da fare che perpetrare l'ennesimo sgombero - con l'uso di coltelli per squarciare tende, materassi e coperte - del micro campo dei pacifici rom alle Acque Rosse di Ostia". È Quanto si legge nella lettera denuncia che don Franco De Donno, responsabile Caritas di Ostia, scrive al sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
"Non smettiamo di gridare e ricordare che il problema dei rom di Ostia - si legge - è costantemente monitorato dalle forze del volontariato (giovani universitari e delle scuole, Comunità di sant'Egidio, Caritas) d'intesa con i servizi sociali del municipio: per essi si sta provvedendo a una progettualità di emersione e di integrazione lavorativa e alloggiativa, che ha tuttavia i suoi tempi più o meno lunghi. Non ne possiamo più con questo gioco a rimpiattino per cui ci troviamo a veder distrutto in poche ore un percorso che noi stiamo costruendo con fatica giorno per giorno".
E ancora: "A cosa serve distruggere senza costruire? O si fa finta di non sapere che le stesse persone sgomberate una volta non hanno altra alternativa che ricollocarsi a qualche metro di distanza se non addirittura allo stesso posto? E quanti soldi della pubblica amministrazione vengono sperperati - scrive don De Donno - per operazioni che ogni volta costano ciascuna 10 mila euro? Che non si debba pensare che dopo questo inutile tira e molla dispendioso per tutti forse per risolvere il problema non resti che la deportazione o l'eliminazione?".
Infine, don De Donno afferma: "Chissà che non ricorrano gli estremi di una denuncia penale per una recidiva manifesta volontà contro la salvaguardia e la difesa di uno dei diritti fondamentali della persona, cioè quello della salute e di conseguenza di omissione di atti di ufficio da parte della amministrazione di Roma Capitale? Chiedo scusa, signor sindaco, se la mia indignazione è giunta oltre il limite". da RepubblicaRoma
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