Ripensando ad alcuni eventi
significativi della mia vita mi viene spesso alla mente l’esperienza
presso l’Associazione Sucar Drom dove ho svolto il mio tirocinio
universitario. L’anno e mezzo trascorso con queste “nuove”
persone mi hanno portata a desiderare di conoscerli più a fondo
decidendo di condividere intere giornate a stretto contatto con le
famiglie, i loro lavori, la loro cucina, le loro abitudini, la loro
folklorità, la loro cultura, i molti aspetti problematici che vivono
tutti i giorni… Una costante tensione accompagna tutta l’esistenza
di queste persone che lottano per essere riconosciuti come persone,
come cittadini e come appartenenti ad una minoranza storica
linguistica, concellando l'invenzione xenofoba degli "zingari"
per cui diffidare a priori, costantemente e da isolare…
Dopo anni da questa importante esperienza ho deciso di raggiungere un luogo sacro per tutti i sinti e rom cattolici d'Europa: la Camargue! Un fiume o meglio un mare di anziani, zii, padri, madri, bambini, adolescenti, che con le loro roulotte e camper arrivano a questo appuntamento con tante aspettative ed entusiasmo. Voglia di incontrare, condividere, pregare, chiedere, cantare, danzare... Un’atmosfera di festa e di raccoglimento nello stesso tempo.
Santa Sara, la patrona dei sinti e dei
rom cattolici. Oltre che con diversi abiti, i sinti e i rom (ma anche
i gitani spagnoli) la rivestono con corone diverse e gioielli. La
incoronano, com'è coronata Notre Dame de la Confession a
Sainct-Victor di Marsiglia. La vestono talmente tanto che è
possibile vedere solo mezzo viso!! Viene trasportata sulle spalle di
forti uomini, dietro un lunghissimo corteo di fedeli che con le mani
tese toccano i suoi vestiti e i mantelli, mandano baci e sollevano i
bambini per ricevere la protezione di "Sara la Kali" (Sara
la nera); acclamando la loro Santa Protettrice e gridano “Evviva
Santa Sara!!”. Invocano perdono per i peccati e guarigione delle
malattie personali e dei propri cari.
Dalla chiesa la processione arriva fino
al mare, dove le persone s'immergono insieme alla Santa e ai cavalli
bianchi che presiedono l’intero corteo. Una moltitudine di gente
aspetta l'evento di purificazione sulla spiaggia, chi facendo il
bagno (tanti bambini) chi, in gruppetti sparsi qua e là, anche
dentro all’acqua fino alla vita, cantando e suonando chitarre,
fisarmoniche, violini…
La cerimonia ha un forte impatto
emozionale sulle persone ed alcuni urlano chiedendo alla santa di
essere liberato, alcuni svengono improvvisamente... molti
s'incuriosiscono, altri si preoccupano ma tutti comprendono. Poi
Santa Sara ritorna nella chiesa e il giorno dopo lo stesso rito viene
ripetuto con le altre due Sante: Marie-Jacobé e Marie-Salomé.
La leggenda racconta che una fragile
imbarcazione venuta dalla Terrasanta si arenò sulle rive della
Camargue. Non tutto il piccolo popolo di profughi si disperse però
nell’interno: due sante, Maria Salomé e Maria Jacobé, si
fermarono nel luogo dell’approdo e ad esse la città deve il suo
nome. Una tradizione antica, il cui fascino perdura in mille
testimonianze, prima fra tutte la splendida chiesa di Nostra Signora
del Mare, che delle due Marie conserva le spoglie.
Anche della vita di Sara la Nera, che i
sinti, i rom e i gitani cattolici hanno eletto loro protettrice, si
sa poco: la leggenda racconta appunto che le due Marie, Jacobè,
sorella della Vergine e Salomè, madre degli apostoli Giacomo e
Giovanni, furono abbandonate al largo delle coste della Palestina su
una barca senza vele, senza remi e senza viveri. Le salvò Sara,
giovane egiziana dalla pelle scura, loro serva: gettato il mantello
nell’acqua, questo, per miracolo, si trasformò in barca,
permettendo a Sara di guidare il gruppo di esuli in Camargue. Qui i
compagni si divisero per evangelizzare questa terra, mentre le due
Marie rimasero sul posto insieme a Sara, che per poterle aiutare
mendicò.
Il culto delle Sante fu consacrato nel
1448 per volontà di Re Renato, mentre Sara invece non fu mai
riconosciuta Santa dalla Chiesa cattolica e, forse per via delle sue
origini umili, per il colore della pelle o perché mendicava, divenne
la protettrice dei sinti, dei rom e dei gitani cattolici che ogni
anno, il 24 maggio, si radunano appunto a Saintes Maries de la Mer
per festeggiarla. Anche il 25 maggio la spiaggia è presa
letteralmente d’assalto!
Il terzo giorno invece, il 26 maggio,è
molto tranquillo. E' tradizione consacrare il Marchese Baroncelli, un
Signore che difese sinti e rom aiutandoli nelle più svariate
situazioni e garantendo loro la possibilità di potersi ritrovare qui
a Saintes Marie de la Mer per festeggiare la loro patrona poiché
riuscì a far accettare il culto di Sara alle autorità
ecclesiastiche locali e a quelle civili, che acconsentirono affinchè
sinti, rom e gitani potessero liberamente radunarsi in occasione
della festa della loro patrona per celebrarne il culto con feste e
processioni. Questo dal 1935.
Bisogna però risalire al 1496, quando
si diffuse la notizia del ritrovamento delle reliquie delle 'Marie'
(e di Sara), e per trovare le prime notizie del pellegrinaggio di
sinti, rom e gitani in questo villaggio. Per questo il Marchese
Baroncelli è considerato l’"Amico dei Gitani" e la gente
si reca al cimitero dove ci si raccoglie in preghiera e dove viene
celebrata una messa. Dopo questo momento di preghiera Saintes Marie
de La Mer inizia a spogliarsi di gente, pronta a riaccogliere tutti
l'anno successivo all'appuntamento del 24-25 maggio!
In questi giorni come allora ho
risentito quel feeling che mi attrae e mi lega a queste persone con
uno stile di vita che da sempre mi affascina... E' stato bello
arrivare e legare subito con i vicini di “campina” condividendo
chiacchere, risate, foto, le poesie scritte sulla mia tesi di laurea
(che mi sono portata anche in Francia!!) e ancora cibo, vino e
caffè!!!
Emozionante svegliarmi la mattina e
trovare un signore anziano con tanta voglia di esprimere quanto le
cose sono cambiate, vedendo i suoi occhi sorridere quando racconta la
sua infanzia, la sua adolescenza... E la rassegnazione di un presente
che lo costringe, insieme alla sua famiglia, ad essere stanziale
poichè da tanti anni è sempre più faticoso spostarsi e avere un
posticino in santa pace per qualche periodo... Si, le situazioni
cambiano, ma grazie al loro essere ritengo siano le persone più
adatte a sopportare i cambiamenti anche i meno felici!!! Altra
conferma di quanto c’è sempre da imparare! di Monia Cugini
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