lunedì 15 aprile 2013

Bolzano, blitz oltraggioso e vergognoso

Il 13 aprile 2013 a Bolzano, siamo tornati indietro nel tempo, nel tempo di guerra. Ci sembrava un film degli anni 70 dove per catturare una banda di criminali circondavano un intero rione per non lasciare fuggire nessuno.

Ancora oggi che siamo nell'anno 2013, quando in Europa si parla di pari diritti e pari opportunità per tutti, Bolzano, nell'area di sosta in via Trento 50 (ma non solo), dove la maggioranza di persone che ci abitano sono anziani, bambini e ragazzi, le forze dell’ordine sono intervenute in massa per “un controllo di routine” secondo loro, identificando tutti gli abitanti senza dare ulteriori spiegazioni, come se nessuno sapesse che in via Trento 50 ci abitiamo solo noi, famiglia Gabrielli, nati e residenti a Bolzano da sempre.

Ovviamente non c’era nulla di cui le forze dell’ordine potessero accusarci, in compenso questo dispiegamento impressionante di forse dell’ordine è riuscito a spaventare i bambini e anziani. Questo, che è un vero e proprio atto di forza solo “per un controllo di routine”, è oltraggioso e vergognoso per tutti noi che con tutte le nostre forze stiamo cercando di farci conoscere dai nuovi vicini per riuscire a convivere in pace e armonia con tutti. Dopo questo raid delle forze d’ordine che cosa penseranno i nostri vicini? Che cosa diranno vedendo tutti quei carabinieri!

A quanto mi risulta, i controlli sono stati fatti in vari insediamenti di “zingari”, ma tutt’ora non ne sappiamo il motivo. Mi rivolgo ai cittadini di Bolzano: pensate se un giorno le forze d’ordine, polizia o i carabinieri, con un dispiegamento impressionante di forze arrivassero a casa vostra vi chiedessero i documenti per identificarvi, trattandovi come delinquenti e senza darvi nessuna spiegazione. Voi che fareste?

Mia madre che ha vissuto i tempi delle deportazioni hitleriane e ne ha ancora vivo il ricordo, ha detto che le sembrava di essere tornata in dietro nel tempo, all’epoca dei raid che rastrellavano sinti e rom per portarli a morire nei campi di concentramento.

Come presidente dell’Associazione Nevo Drom, mi sento obbligato a condannare questi atti di forza e auspico che in avvenire nel Trentino Alto Adige e in tutta l’Italia, non si ripetano mai più episodi ingiustificati di questo genere che trattano i Sinti come cittadini senza diritti. di Radames Gabrielli, Presidente dell'associazione Nevo Drom e Segretario della Federazione Rom eSinti Insieme

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