giovedì 22 ottobre 2015

Giacomo "Gnugo" De Bar, l'ultimo grande saltimbanco italiano

Lutto colpisce la Comunità ‪sinta‬ italiana, è scomparso Giacomo "Gnugo" De Bar, leader della Comunità sinta di ‎Modena‬, artista dello spettacolo viaggiante, scrittore e testimone del ‪Porrajmos‬ in Italia. Gnugo amava definirsi un saltimbanco sinto. La sua famiglia è stata una delle famiglie italiane più importanti dai primi del '900 nell'arte circense insieme ai Togni, gli Orfei, gli Zavatta, i Carbonari, gli Arata, gli Zoran e i Triberti. Una famiglia di artisti: saltimbanchi, contorsionisti, equilibristi, clown e acrobati. Ma come ricorda Gnugo, la famiglia De Bar offriva i migliori saltimbanchi al mondo del circo. Oggi è scomparso l'ultimo grande saltimbanco italiano.

La storia vissuta da questa grande famiglia di artisti italiani, appartenenti alla minoranza linguistica sinta, è raccontata da Gnugo nel libro “Strada, Patria Sinta, UDrom Mengro Ciacio Gauv”, pubblicato da Fatatrac nel 1998 in collaborazione con il Comune di Modena. In questa Città Gnugo viveva con la sua famiglia in una delle prime micro-aree realizzate in Italia.

Nel libro si racconta, oltre alla storia della famiglia De Bar, un'importante pagina di storia e cultura italiana. Una storia spesso trascurata se non proprio dimenticata. L'arte circense, ovvero gli artisti sinti, offrirono un'importante contributo al varietà e all'avanspettacolo e infine al cinema che si impossessarono degli sketch, delle battute, delle canzoni e dei canovacci comici, plasmando la cultura italiana.

Gnugo con il suo libro è stato il primo sinto italiano a denunciare pubblicamente la persecuzione su base razziale, subita da tutti i Cittadini italiani, appartenenti alla minoranza linguistica sinta, durante il fascismo. Nel suo libro “Strada, Patria Sinta” racconta l'arresto in Provincia di Modena, la deportazione nel campo di concentramento di Prignano sulla Secchia di tutte le famiglie sinte rastrellate dai Carabinieri e la sua nascita nel campo nel 1940. Scrive della vergogna che provava nel dover dire di essere nato in un campo di concentramento, ma anche del coraggio che ha trovato per raccontare la verità dopo l'incontro con alcuni sinti francesi e tedeschi. Scrive nel 1998 Gnugo: “In Italia non si trova il coraggio; ma io credo invece che sia giusto raccontare”.

Grazie a Gnugo molti altri sopravvissuti al Porrajmos italiano hanno iniziato a raccontare e grazie ad alcuni storici, Giovanna Boursier, Paola Trevisan e in particolare Luca Bravi, questa storia raccontata da un saltimbanco è diventata un fatto storico accertato, ma non ancora riconosciuto nella Legge 211/2000 che ha istituito in Italia Il Giorno della Memoria. Nel 2010 Gnugo*, insieme agli altri sopravvissuti, ha scoperto la targa che ricorda l'internamento delle famiglie sinte a Prignano sulla Secchia.

Scrive Luca Bravi alla notizia della scomparsa di Gnugo:
Pensate ad un giostraio che racconta la sua storia a dei bambini, pensatelo mentre scrive un libro con i suoi racconti e tra questi, con leggerezza, anche la narrazione della sua nascita in un campo di concentramento fascista a Prignano sulla Secchia in provincia di Modena, uno di quelli riservati agli "zingari". Oggi Giacomo Gnugo De Bar ha lasciato questo mondo e la sua comunità. A me ritorna la stessa domanda: abbiamo fatto abbastanza perché queste persone potessero raccontare? La loro narrazione ha mai incrociato la ricostruzione storica e questa ricostruzione ha modificato il presente di persone in carne ed ossa?

Queste due domande ci interrogano e rimarranno scolpite fino a quando i sinti non saranno riconosciuti come minoranza storica-linguistica dal Parlamento italiano, fino a quando il Porrajmos non sarà riconosciuto nella Legge 211/2000 e fino a quando i sinti saranno stigmatizzati e discriminati nella società italiana. di Carlo Berini


*Gnugo porta il cognome De Bar e non De Barre perchè il Governo italiano ha imposto l'italianizzazione dei cognomi. Quindi De Barre è diventato a seconda dei casi De Bar o Del Bar.

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