Lutto colpisce la Comunità sinta
italiana, è scomparso Giacomo "Gnugo" De Bar, leader della
Comunità sinta di Modena, artista dello spettacolo viaggiante,
scrittore e testimone del Porrajmos in Italia. Gnugo amava
definirsi un saltimbanco sinto. La sua famiglia è stata una delle
famiglie italiane più importanti dai primi del '900 nell'arte
circense insieme ai Togni, gli Orfei, gli Zavatta, i Carbonari, gli
Arata, gli Zoran e i Triberti. Una famiglia di artisti: saltimbanchi,
contorsionisti, equilibristi, clown e acrobati. Ma come ricorda
Gnugo, la famiglia De Bar offriva i migliori saltimbanchi al mondo
del circo. Oggi è scomparso l'ultimo grande saltimbanco italiano.
La storia vissuta da questa grande
famiglia di artisti italiani, appartenenti alla minoranza linguistica
sinta, è raccontata da Gnugo nel libro “Strada, Patria Sinta, UDrom Mengro Ciacio Gauv”, pubblicato da Fatatrac nel 1998 in
collaborazione con il Comune di Modena. In questa Città Gnugo viveva
con la sua famiglia in una delle prime micro-aree realizzate in
Italia.
Nel libro si racconta, oltre alla
storia della famiglia De Bar, un'importante pagina di storia e
cultura italiana. Una storia spesso trascurata se non proprio
dimenticata. L'arte circense, ovvero gli artisti sinti, offrirono
un'importante contributo al varietà e all'avanspettacolo e infine al
cinema che si impossessarono degli sketch, delle battute, delle
canzoni e dei canovacci comici, plasmando la cultura italiana.
Gnugo con il suo libro è stato il
primo sinto italiano a denunciare pubblicamente la persecuzione su
base razziale, subita da tutti i Cittadini italiani, appartenenti
alla minoranza linguistica sinta, durante il fascismo. Nel suo libro
“Strada, Patria Sinta” racconta l'arresto in Provincia di Modena,
la deportazione nel campo di concentramento di Prignano sulla Secchia
di tutte le famiglie sinte rastrellate dai Carabinieri e la sua
nascita nel campo nel 1940. Scrive della vergogna che provava nel
dover dire di essere nato in un campo di concentramento, ma anche del
coraggio che ha trovato per raccontare la verità dopo l'incontro con
alcuni sinti francesi e tedeschi. Scrive nel 1998 Gnugo: “In Italia
non si trova il coraggio; ma io credo invece che sia giusto
raccontare”.
Grazie a Gnugo molti altri
sopravvissuti al Porrajmos italiano hanno iniziato a raccontare e
grazie ad alcuni storici, Giovanna Boursier, Paola Trevisan e in
particolare Luca Bravi, questa storia raccontata da un saltimbanco è
diventata un fatto storico accertato, ma non ancora riconosciuto
nella Legge 211/2000 che ha istituito in Italia Il Giorno della
Memoria. Nel 2010 Gnugo*, insieme agli altri sopravvissuti, ha scoperto la targa che ricorda l'internamento delle famiglie sinte a Prignano sulla Secchia.
Scrive Luca Bravi alla notizia della
scomparsa di Gnugo:
“Pensate ad un giostraio che racconta
la sua storia a dei bambini, pensatelo mentre scrive un libro con i
suoi racconti e tra questi, con leggerezza, anche la narrazione della
sua nascita in un campo di concentramento fascista a Prignano sulla
Secchia in provincia di Modena, uno di quelli riservati agli
"zingari". Oggi Giacomo Gnugo De Bar ha lasciato questo
mondo e la sua comunità. A me ritorna la stessa domanda: abbiamo
fatto abbastanza perché queste persone potessero raccontare? La loro
narrazione ha mai incrociato la ricostruzione storica e questa
ricostruzione ha modificato il presente di persone in carne ed ossa?”
Queste due domande ci interrogano e
rimarranno scolpite fino a quando i sinti non saranno riconosciuti
come minoranza storica-linguistica dal Parlamento italiano, fino a
quando il Porrajmos non sarà riconosciuto nella Legge 211/2000 e
fino a quando i sinti saranno stigmatizzati e discriminati nella
società italiana. di Carlo Berini
*Gnugo porta il cognome De Bar e non De
Barre perchè il Governo italiano ha imposto l'italianizzazione dei
cognomi. Quindi De Barre è diventato a seconda dei casi De Bar o Del
Bar.
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