Il muro della vergogna |
Pubblichiamo la lettera appello di
Graziano Halilovic leader della Comunità rom di Roma e zio di
Francesca, Angelica ed Elisabeth Halilovic, morte bruciate nel rogo
del camper della famiglia nel quartiere Centocelle di Roma.
Sono Graziano Halilovic, cugino di
Romano Halilovic e zio di Francesca, Angelica ed Elisabeth. Qualcuno,
un mostro, ha bruciato vive tre bambine nel sonno, con una bottiglia
incendiaria che ha trasformato in un rogo il camper di Romano,
l’altra notte, a Centocelle, in un parcheggio pubblico, dove
stazionavano senza disturbare nessuno.
Non sappiamo chi sia stato potrebbe
essere stato chiunque: un rom, un gagiò, un giornalista per fare
notizia, un razzista per odio, un italiano o uno straniero…. Un
mostro, di certo, che ha commesso un crimine orribile, imperdonabile
e disumano, che ha visto dei genitori assistere inermi alla morte dei
figli bruciati dal fuoco.
Il punto è che non sappiamo chi sia
stato e non possiamo usare la fragilità e il dolore del momento per
individuare un colpevole prima che le indagini facciano il loro
corso. Confido che le forze dell’ordine svolgano le indagini senza
farsi influenzare da pregiudizi razziali e riescano a dare un nome e
un volto al colpevole.
Ma fino ad allora chiedo agli attivisti
rom e non rom, alla società civile, a tutte le organizzazioni e ong
dei diritti umani, ai politici italiani ed europei di intervenire sui
media affinché nel rispetto del dolore della famiglia e nel rispetto
delle vittime e della comunità rom, vengano diffidati ad utilizzare
termini diffamatori, parlando di “clan” e di “faide tra rom”,
associando così la comunità rom ancora una volta a termini che
richiamano la criminalità organizzata, finché le indagini di chi ne
ha la competenza non porteranno alla luce la verità.
Non sappiamo al momento se il colpevole
sia un rom, un italiano, uno straniero, un giornalista o di quale
ideologia politica sia. Fare delle illazioni a riguardo, cercando di
coinvolgere un’intera comunità, è un gioco inutile e irrispettoso
nei confronti dei rom che colpisce la famiglia delle vittime due
volte: prima nella irrimediabile perdita e poi nella continua
discriminazione.
Voglio ringraziare Papa Francesco, il
Presidente della Repubblica Mattarella, il Pontificio Romano e il
Vescovo Don Paolo LoJudice, la Comunità di Sant’Egidio, i
cittadini di Centocelle e tutti coloro, politici e cittadini
italiani, che hanno espresso solidarietà alla famiglia di Romano in
questo momento di insuperabile dolore.
Questo è il momento della preghiera e
del silenzio, e non della strumentalizzazione per fini diversi di
quanto è accaduto: dobbiamo stare vicini a Romano, a Mela e ai loro
figli superstiti, e rispettare il loro lutto.
Grazie
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