A Gallarate il Sindaco leghista, Andrea Cassani, ha promosso delle azioni per cacciare le ed i gallaratesi,
appartenenti alla minoranza linguistica sinta che vivono nell'area
comunale di via del Lazzareto. Il Sindaco ha affermato davanti ai
rappresentanti della Comunità sinta gallaratese di andare a
“nomadare” e i burocrati comunali, di cui presto faremo nomi e
cognomi su questo blog, hanno costruito delle ordinanze per cacciare
tutte le circa venti famiglie, formate da persone nate e residenti a
Gallarate. Le famiglie erano autorizzate dalla stessa Amministrazione
fin dal 2007 a risiedere con le proprie abitazioni nell'area di via
del Lazzareto, perché prima vivevano nel parco in centro città
adiacente al cimitero. Oggi l'Amministrazione nega l'autorizzazione e
vuole cacciare le famiglie a cui in Sindaco invita a “nomadare”.
Pubblichiamo la lettera scritta dalle famiglie insieme a Dijana
Pavlovic di Upre Roma che sta aiutando la Comunità sinta, insieme a
Sucar Drom e con il supporto di tutte le associazioni sinte e rom.
Noi, abitanti del campo sinti di via
Lazzareto di Gallarate, negli ultimi mesi viviamo nel terrore. I
nostri antenati hanno vissuto a Gallarate, noi e nostri figli siamo
ci siamo nati, nel cimitero di Gallarate ci sono i nostri morti e i
nostri bambini vanno nelle scuole insieme con i bambini Gallaratesi.
Siamo cittadini della nostra città ma non siamo considerati tali. Il
rischio che corriamo è di rimanere letteralmente per strada senza
niente e senza un posto in cui condurre una vita normale e dignitosa.
Durante il nostro incontro con il
Sindaco di Gallarate ci è stato detto che non ci sono prospettive
per noi visto che abbiamo uno stile di vita che non si addice ai
“veri cittadini”. Il sindaco ci ha detto che “possiamo nomadare
per un po', andare per esempio a Rho”. Il nostro stile di vita non
solo non è nomade ma non è nemmeno in contrasto con le leggi
italiane, tant’è vero che è formalmente previsto dalla Strategia
Nazionale di Inclusione di Rom , Sinti e Caminanti, approvata dal
Governo italiano.
Noi teniamo a dire che undici anni fa,
come soluzione alternativa al posto dove stavamo da anni, in centro
di Gallarate, il comune di Gallarate ci ha assegnato quel pezzo di
terra “nuda”, nemmeno recintata, con allacci fognari ma senza
bagni che abbiamo dovuto costruire noi, visto che siamo persone
civili, e ci ha detto: qui non date fastidio a nessuno, potete fare
il vostro campo. La concessione era per un anno ma ci dissero allora:
non vi preoccupate, poi sarà rinnovata di anno in anno ed è stata
tacitamente rinnovata fino ad oggi.
Per 11 anni nessuno si è occupato di
noi, nessuno ci ha aiutato, nessuno del Comune è venuto da noi. Non
abbiamo mai creato particolari problemi, pur con le nostre difficoltà
abbiamo mandato i nostri figli a scuola, siamo persone tranquille che
hanno cercato quanto è possibile di migliorare la propria condizione
di vita. Non abbiamo mai chiesto nulla al comune, non abbiamo goduto
di aiuti economici. Ora dopo undici anni, dopo averci messo lì e
abbandonato, ci cacciano via perché dicono che non abbiamo il
diritto di starci.
Il futuro che si prospetta per noi è
che ad agosto arrivi la famosa ruspa, e che faccia tornare quel
terreno “vergine” come ci ha detto il Sindaco. E noi saremo
cacciati da ogni luogo dove cercheremo di mettere le nostre strutture
mobili, saremo perseguitati dalla polizia e dai vigili ovunque
appariremo, costretti a “nomadare” con la forza, non per nostra
scelta e culture. I nostri figli perderanno tutto, la casa, gli
amici, la stabilità, la scuola, la serenità e la dignità.
Abbiamo letto di dichiarazioni che
vorrebbero decidere del nostro destino: soluzioni alternative solo
per le mamme e per i bambini, separando le nostre famiglie, o
addirittura di mettere i nostri bambini nelle strutture protette
togliendoli ai genitori. A queste persone vogliamo dire che non ci
interessa il costo economico ma il terribile costo umano che queste
operazioni avrebbero su di noi perché le nostre famiglie, l’affetto
e l’unità che ci legano sono l’unica ricchezza che possediamo,
per nulla al mondo potremo separarci dalle nostre mogli e dai nostri
mariti, e soprattutto dai nostri bambini. Gli vogliamo ricordare
anche che ancora nel nostro paese esistono le leggi e la
costituzione, che del destino dei minori non si occupano ne i sindaci
ne la politica ma i giudici, e che non è possibile togliere i
bambini alle famiglie per povertà.
Dunque, tutti questi ragionamenti ci
spaventano perché cambiano il nostro destino da un giorno all’altro
negando a noi e ai nostri figli qualunque tipo di futuro. Chiediamo
ai cittadini di Gallarate di provare per un momento a mettersi nei
nostri panni e capire che siamo esseri umani esattamente come loro e
che i nostri figli sono semplicemente bambini che sognano,
esattamente come loro. la Comunità sinta di Gallarate
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