sabato 24 aprile 2021

25 aprile, partigiani sinti e rom


I sinti e i rom italiani durante il fascismo subirono una violenta persecuzione su base razziale. Intere famiglie furono rinchiuse in appositi campi di concentramento a partire dall'undici settembre 1940. Per tre anni vissero in condizioni estreme come hanno raccontato i sopravvissuti. Una bambina internata nel campo di concentramento a Prignano sulla Secchia era Marsilia Del Bar, l'ultima sopravvissuta mantovana che ci ha lasciato alla fine dello scorso anno. Nel Nord Italia l'armistizio dell'otto settembre 1943 portò i carabinieri ad abbandonare i campi di concentramenti e le famiglie fuggirono

Anni fa conobbi diverse persone sopravvissute al tentativo di genocidio, uno di questi era Giacomo “Gnugo” De Bar (in foto). Insieme tenemmo alcuni incontri pubblici, un corso di formazione per insegnanti e diversi incontri nelle scuole. Gnugo è stato uno degli intellettuali più lucidi della Comunità sinta italiana. Il suo libro Strada, Patria Sinta, edito da Fatatrac alla fine degli Anni Novanta offre al lettore un secolo di storia dei sinti italiani. Ha raccontato della cultura sinta e del suo apporto alla cultura italiana, ha raccontato della persecuzione razziale nel Nord Italia e ha parlato della guerra partigiana.

Grazie ai suoi racconti sulla partecipazione dei sinti alla Liberazione ho iniziato a raccogliere le testimonianze di quanti, sinti e rom, parteciparono in Italia alla liberazione dal fascismo. In tutta Europa sinti e rom parteciparono alla lotta di liberazione come ad esempio in Francia dove un battaglione formato unicamente da partigiani sinti combatté i nazisti supportando gli Alleati nello sbarco in Normandia.

Scrive nel suo libro Gnugo

«Molti sinti facevano i partigiani. Per esempio mio cugino Lucchesi Fioravante stava con la divisione Armando, ma anche molti di noi che facevano gli spettacoli durante il giorno, di notte andavano a portare via le armi ai tedeschi. Mio padre e lo zio Rus tornarono a casa nel 1945 e anche loro di notte si univano ad altri sinti per fare le azioni contro i tedeschi nella zona del mantovano fra Breda Salini e Rivarolo del Re (oggi Rivarolo Mantovano), dove giravamo con il postone che il nonno aveva attrezzato. Erano quasi una leggenda e la gente dei paesi li aveva soprannominati I Leoni di Breda Solini, forse anche per quella volta che avevano disarmato una pattuglia dell'avanguardia tedesca.»

«Erano entrati nel cuore della gente come eroi, anche per il fatto che usavano la violenza il minimo necessario, perché fra noi sinti non è mai esistita la volontà della guerra, l'istinto di uccidere un uomo solo perché è un nemico. Questo lo sapeva anche un fascista di Breda Solini che durante la Liberazione si era barricato in casa con un arsenale di armi, minacciando di fare fuoco a chiunque si avvicinasse o di uccidersi a sua volta facendo saltare tutta la casa: “lo mi arrendo solo ai Leoni di Breda Salini”. Così andarono i miei, ai quali si arrese, ma venne poi preso in consegna lo stesso da altri partigiani, che lo rinchiusero in una cantina e lo picchiarono».

Di seguito l'ultimo elenco che ho stilato delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom che parteciparono alla Liberazione del loro Paese, l'Italia.

Giuseppe “Tarzan” Catter
Partigiano combattente
Nato in Provincia di Cuneo nel 1923, Giuseppe di mestiere faceva l'orologiaio. Si unì ai partigiani con il nome di battaglia di “Tarzan”. A 21 anni, nel 1944, è stato catturato dai fascisti sul Colle San Bartolomeo, nelle Alpi Liguri. Fu portato ad Aurigo (IM) e torturato affinché parlasse. Tarzan non parlò e venne ammazzato. A lui, eroe partigiano e Medaglia al Valore, fu intitolata la sua Brigata combattente.

Amilcare “Taro” Debar
Partigiano combattente
Nato a Frossasco nel 1927, aveva sedici anni quando entrò come staffetta, nelle Formazioni Garibaldi. Sfuggito alla fucilazione, raggiunse le Langhe, dove divenne Partigiano combattente con il nome di “Corsaro” nella 48° Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, partecipando alla Liberazione di Torino. Taro ricevette il diploma di partigiano dalle mani del Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Renato “Zulin” Mastini
Martire di Vicenza
Nato a Copparo (FE) nel 1924, svolge l'attività di spettacolo viaggiante. Nell'agosto del 1944 con il nome di battaglia “Zulin” entra a far parte nella seconda brigata “Damiano Chiesa” e partecipa ad azioni della "F. Sabatucci". Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Walter “Vampa” Catter
Martire di Vicenza
Nato a Francolino di Ferrara nel 1914, di professione circense, entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” con il nome di battaglia “Vampa”. Il 22 ottobre 1944 la Brigata Nera di Camposampiero irrompe nella sua campina e lo arresta insieme a Renato “Zulin” Mastini, Lino “Ercole” Festini e Silvio Paina. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Lino “Ercole” Festini
Martire di Vicenza
Nato a Milano nel 1916, di professione musicista-teatrante, entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” con il nome di battaglia “Ercole”. Arrestato il 22 ottobre 1944, insieme agli altri tre Martiri sinti, viene incarcerato a Camposampiero (PD) e torturato dal famigerato fascista Nello Allegro. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Silvio Paina
Martire di Vicenza
Nato a Mossano (VI) nel 1902, di professione circense entra a far parte della seconda brigata “Damiano Chiesa” grazie al Zulin. Arrestato il 22 ottobre 1944. Insieme agli altri tre Martiri sinti dopo Camposampiero, fu trasferito a Piazzola sul Brenta, nei sotterranei di Villa Camerini trasformati in carcere, dove le SS proseguirono a torturarli. Torture alle quali prese parte anche il federale Vivarelli. Viene fucilato a Vicenza l'undici novembre 1944.

Giuseppe “Tzigari” Levakovich
Partigiano combattente
Nato a Bue in Istria nel 1902, partecipa alla Guerra in Etiopia. Ritorna in Italia, ma la sua famiglia, in quanto rom, è internata a Mangone (CS). Nell'estate del 1944 sua moglie Vilma viene arrestata e inviata nel campo di concentramento a Dachau. Lui riesce a fuggire ed entra a far parte della brigata “Osoppo” con il nome di battaglia Tzigari. History Channel ha realizzato un documentario.

Vittorio “Spatzo” Mayer Pasquale
Partigiano combattente
Nato a Appiano sulla Strada del Vino (BZ) nel 1927, poeta e musicista. La sua famiglia viene braccata dai fascisti perché sinti, la madre Giovanna con la sorella Edvige vengono arrestate e uccise nel campo di concentramento di Bolzano. Riesce a salvarsi nascondendo la sua appartenenza alla Comunità sinta estrekárja bolzanina e si unisce, diciassettenne, ai partigiani in Val di Non con il nome di battaglia di Spatzo, passero in lingua sinta.

Giacomo Sacco
Partigiano combattente
Racconta Giacomo: “Mi catturarono con altre 17 persone mentre andavo a manghel. Al passo del Turchino ci liberarono i partigiani. Decisi di rimanere con i partigiani, per partecipare alla liberazione di Genova e lottare contro i fascisti e nazisti, condividendo gli ideali dei partigiani. Fui l’unico sinto della brigata e fui usato come staffetta. Venni a conoscenza di un altro sinto combattente che era un capo, visto che guidava gli attacchi.”

Rubino Bonora
Partigiano combattente. Ha combattuto nella Divisione “Nannetti” in Friuli Venezia Giulia

Mirko Levak
Patriota. Scappato dal campo di concentramento si unisce ai partigiani in Istria e in Friuli Venezia Giulia

Fioravante Lucchesi
Partigiano combattente. Ha combattuto tra Modena e Bologna nella Divisione “Modena Armando”

Osiride Pevarello
Patriota. Operò tra Padova e Vicenza.

Erasma "Vincenzina" Pevarello
Patriota. Incinta operò come staffetta partigiana nel vicentino portando messaggi. Il marito era Renato "Zulin" Mastini, martire di Vicenza.

Archilio Pietro “Balino” Gabrielli
Patriota. Operò tra Vicenza e Belluno con il nome di “Piero”.

I Leoni di Breda Solini
Gruppo combattente formato unicamente da sinti italiani, fuggiti dal campo di concentramento di Prignano sul Secchia (MO), operò nel mantovano.

In questi anni questo elenco è stato ripreso da molti anche dall'ANPI ma ancora adesso non viene riconosciuto in maniera adeguato l'apporto dato dalle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom alla Resistenza. Spero che questo post possa essere di stimolo alle Istituzione che devono finanziare la ricerca storica e alle Comunità sinte e rom a raccogliere i racconti custoditi dalle persone più anziane. di Carlo Berini

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