Marsilia nasce nel campo di concentramento per sinti italiani di Prignano sulla Secchia in provincia di Modena dove la sua famiglia è rinchiusa dall'autunno del 1940 quando il Ministero dell'Interno diede l'ordine di internamento di tutti i sinti e i rom italiani. Secondo Giuseppe Landra, responsabile dell'Ufficio studi sulla razza, le persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta potevano “infettare la razza italiana”. All'anagrafe il suo cognome diventa Del Bar. Nel settembre del 1943, dopo l'armistizio, la sua famiglia scappa dal campo di concentramento e vive nascosta fino alla fine della guerra nel modenese e nel mantovano.
Alla fine degli Anni Cinquanta sposa Rodolfo Ornato e insieme formano la grande famiglia dei Del Bar con la nascita di Norma, Davide, Sandro, Nada, Denis, Barbara, Yuri e successivamente con la nascita di nipoti e pronipoti. Marsilia e Rodolfo svolgono per molti anni l'attività dello spettacolo viaggiante nel mantovano e nelle province limitrofe. Durante la crisi economica degli Anni Settanta lo spettacolo viaggiante entrò in una grande crisi e si stabilirono a Mantova iniziando l'attività di commercio di pizzi e di materiali ferrosi. Marsilia si occupava del commercio dei pizzi e di merceria battendo tutta la provincia di Mantova e anche oltre. Un'attività svolta dalla maggior parte delle donne appartenenti alla minoranza. La crisi economica accompagnata dal mancato sostegno dello Stato allo spettacolo viaggiante fecero perdere al Paese un capitale sociale, economico e culturale insostituibile.
A Mantova Marsilia e Rodolfo vivono con altre famiglie sinte mantovane in Strada Bosco Virgiliano. A metà degli Anni Settanta, insieme a don Albino Menegozzo, formano la prima associazione per rappresentare i bisogni della Comunità sinta mantovana. Sono anni difficili e l'impegno di Marsilia e Rodolfo porta ad aprire un primo confronto con il Comune di Mantova per la realizzazione di una piccola area dotata di servizi igienici dove posizionare le carovane e le roulotte delle famiglie appartenenti alla minoranza. Marsilia con il suo temperamento battagliero diventa punto di riferimento tra le donne della comunità.
A metà degli Anni Ottanta, dopo un decennio di incontri con il Comune di Mantova, viene realizzato il cosiddetto “campo nomadi” in viale Learco Guerra, grazie ad un finanziamento regionale. L'area, lontana dalla città e tagliata nel mezzo dal canale di scolo del depuratore, è in terra battuta con una piccola struttura in muratura dotata di due docce e quattro turche a cielo aperto. Marsilia e Rodolfo sono i primi ad entrare nell'area ma capiscono immediatamente che il “campo nomadi” è una forma di segregazione dove non ci può essere un futuro. Vendono la piccola giostra che era loro rimasta e comprano una piccola proprietà in zona Trincerone dove si stabiliscono. Il Comune di Mantova si oppone, ordina all'ENEL di interrompere il servizio di energia elettrica e inizia una guerra legale per cacciarli dalla loro proprietà. Marsilia e Rodolfo non si arrendono e ottengono giustizia in tribunale.
A pochi mesi dalla vittoria in tribunale, il 26 marzo 1989 Rodolfo improvvisamente viene a mancare. Un colpo durissimo per Marsilia che a quarantasette anni rimane sola con sette figli. Yuri che sarà eletto nel 2005 consigliere comunale, è un bambino di undici anni. Lo sconcerto e il dolore pervade tutta la comunità che si stringe a Marsilia. La perdita del marito costringe Marsilia a dover ritornare con tutta la famiglia nel cosiddetto “campo nomadi”. Gli Anni Novanta sono anni di sacrifici per i figli a cui non fa mancare nulla ma anche di gioia per la nascita dei primi nipoti. Sono anni in cui Marsilia non farà mancare il suo impegno politico che porterà nel 1996 alla nascita dell'associazione Sucar Drom con l'obiettivo di dare alla Comunità sinta mantovana uno strumento per la conquista dei diritti di minoranza linguistica.
Alla fine degli Anni Novanta l'associazione si impegnerà per il riconoscimento del Porrajmos. Si raccolgono le testimonianze e si individuano i luoghi d'internamento delle persone appartenenti alla minoranza linguistica sinta e rom in Italia. Marsilia non ricorda nulla di quegli anni in cui era una bambina appena nata ma serba i racconti dei fratelli più grandi, lo zio Jeka e lo zio Mauri che insieme al libro scritto dallo zio Gnugo fanno individuare il campo di concentramento dove da bambini erano internati. Nel 2010 l'associazione Sucar Drom è promotrice della posa della prima Lastra della Memoria dei sinti vittime del Porrajmos nel luogo dove sorgeva il campo di concentramento di Prignano sulla Secchia, ora sede dell'Amministrazione comunale.
L'ultimo atto politico di Marsilia è nel 2013 quando scrive una lettera aperta al consigliere regionale Riccardo Decorato che propone una legge razzista per colpire le persone appartenenti alla minoranza. Una legge che non vedrà mai la luce.
Oggi tutta la Comunità sinta mantovana piange la scomparsa di una grande donna che con il suo impegno e la sua tenacia ha offerto a Mantova un esempio di determinazione e fermezza, affrontando con dignità e coraggio le avversità della vita.
Al dolore della sua scomparsa si aggiunge il dolore di non aver visto le Istituzioni, a partire dal Comune di Mantova, chiedere scusa a Marsilia per aver subito la persecuzione razziale durante il fascismo. La ricordiamo il 27 gennaio dell'anno scorso che seppur provata dalla lunga malattia ha voluto essere presente alla commemorazione del Porrajmos al Binario 1 della Stazione di Mantova dove partivano i treni dello sterminio.
Ciao Marsilia, rimarrai nei nostri cuori.
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