martedì 20 novembre 2007

Anche i bambini e le bambine rom e sinte sono bambini e bambine!

Il 20 Novembre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, a ricordo di quel 20 novembre 1989 quando, con l'approvazione della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU, si sancì il riconoscimento dei diritti dei bambini/e nel più vasto novero dei diritti umani universalmente identificati.
L'Italia ha fatto propria la convenzione con la legge 176 del 27 maggio 1991 e con una legge del 23 dicembre 1997 ha istituito la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’Osservatorio nazionale per l’infanzia.
In questo giorno in cui molte iniziative pubbliche vedranno impegnati i politici con dichiarazioni di circostanza, chiedo che questa mia testimonianza possa essere letta, diffusa e discussa, per ricordare le tragiche vicende dei bambini e delle bambine rom e sinte in questo momento nel nostro Paese.
Nel mese di giugno, mentre Roma, in base ad un assurdo piano di giustizia e legalità, procedeva agli sgomberi dei campi sosta, incurante delle migliaia di neonati, minori e adolescenti finiti a vagare lungo le strade, come mamma e insegnante, mi sono rivolta a tutte le persone che avevano a cuore i bambini per lanciare un appello, proprio in base alla Convenzione Internazionale
“La tua casa non c’è più e dovunque andrete vi manderemo via” questa la frase agghiacciante, diventata realtà per migliaia di bambini/e rom in ogni parte d’Italia, da nord a sud, da est a ovest, dalle grandi città ai centri minori.
Qualunque bambino/a ha il diritto di crescere in un ambiente idoneo al suo benessere psicofisico, ma questo diritto sancito anche dalla Convenzione Internazionale viene ignorato soprattutto quando si tratta di bambini/e rom: sottoposti a continui sgomberi da un luogo ad un altro dove si perde la propria sicurezza e i propri riferimenti, dove ogni volta si deve ricominciare in un ambiente ostile e minaccioso, spesso inasprito da atti di razzismo e di intolleranza vissuti in prima persona o, anche se solamente riportati, non per questo meno devastanti per l’equilibrio di un bambino.
Chi può sapere quali siano stati i danni psicologici di quei bambini rom di Milano dapprima sgomberati dal loro campo e poi costretti a nascondersi vivendo la paura delle tende bruciate dove dovevano sostare!
Da quali incubi sarà angosciato il sonno di quei bambini e di quelle bambine di Ponte Mammolo che per due notti di seguito hanno vissuto l’assolto delle loro misere baracche da parte di una quarantina di persone, armate di catene, bastoni, sassi e bottiglie molotov?
Vicende inquietanti a cui, come insegnante, non so dare una spiegazione ai miei alunni e rispetto alle quali provo vergogna ed imbarazzo!
Vicende inquietanti ma non uniche: nessuno di noi può restare indifferente di fronte a quei due bambini, di uno e tre anni, «sbattuti» in una gabbia di un'aula della Corte di Appello del Tribunale partenopeo, come dei volgari delinquenti, con lo sguardo spaesato, carico di sconcerto e di paura.
Un’immagine che fa male e che sembra aver scosso perfino il mondo politico che su questa vicenda, attraverso il ministro della Giustizia Clemente Mastella, ha avviato un’inchiesta di cui purtroppo ancora non ne conosciamo l’esito.
Questa scena straziante, arrivata a noi attraverso l’amplificazione dei masmedia, ha commosso tutti, ma poi ci si dimentica di altri bimbi che, nonostante la legge lo vieti, continuano a crescere dietro le sbarre, in luoghi dove le porte restano sempre chiuse, le finestre hanno le sbarre, gli adulti portano la divisa e la pistola.
Da più di un anno alla Camera giace un disegno di legge che permetterebbe di porre fine alla loro detenzione in quanto figli di donne carcerate, ma mentre i tempi della politica si allungano e ci si interroga sul da farsi, i piccoli continuano a vivere dietro le sbarre, non si sa con quali ripercussioni e quali conseguenze per il loro futuro!
Tragedie come quelle del rogo di Livorno in cui quattro bambini rom, di cui due sordomuti, sono morti nella baracca alla periferia di Livorno, non possono assolverci e non farci sentire in parte corresponsabili!
E se per il rogo di Livorno si è cercato nei genitori gli unici colpevoli, a chi addebitare la colpa per la scomparsa di una bimba rom rumena di due mesi mentre dormiva in una baracca troppo fredda sulle sponde del fiume Tevere?
Anche ieri un’altra vittima innocente, un altro bimbo rom di quattro anni morto, e altri quattro feriti, nell'incendio scoppiato prima dell'alba in un insediamento abusivo alla periferia ovest di Bologna.
Poco o nulla viene fatto per scongiurare queste tragedie, se anche il Comitato Europeo per i Diritti Sociali denuncia e condanna l’Italia per la discriminazione abitativa di rom e sinti.
Poco o nulla viene fatto per salvaguardare il diritto alla salute, se i bambini rom e sinti sono costretti a vivere in insediamenti, dove spesso le condizioni socio-sanitarie sono estremamente precarie.
“La prevalenza di alcune patologie come bronchiti, asma e diarrea tra i piccoli rom è sensibilmente più alta della media italiana; i fattori ambientali incidono su diversi aspetti della salute dei bambini e la lunga permanenza nei campi non fa che aggravarne gli effetti.
Il sovraffollamento di baracche e container, la presenza di ratti, l'acqua stagnante, le condizioni strutturali delle abitazioni, il difficile accesso ai servizi igienici, l'uso di fornelli e stufe a legna e i fumi delle zone industriali che spesso si trovano nelle vicinanze degli insediamenti, contribuiscono tutti a produrre queste patologie”
Questa la sintesi di una ricerca dove l'autore mostra chiaramente la relazione esistente tra le condizioni di vita nei campi e lo stato di salute dei bambini.
Rispetto a queste condizioni disumane in cui nessuna mamma vorrebbe far vivere i propri figli, l’interesse prioritario nei confronti dei bambini rom da parte di politici e della società civile va soprattutto alla questione relativa alla frequenza scolastica, ignorando (o facendo finta di ignorare) che proprio le condizioni abitative disagiate e insufficienti dal punto di vista igienico-sanitario, sono una delle cause che pregiudicano il diritto/dovere all’istruzione
Perché non li mandano a scuola? Ci si chiede incessantemente, ma non ci si interroga con la stessa insistenza sulle cause che impediscono di fatto l’esercizio di tale diritto.
Quanti sono i bambini e le bambine rom e sinte che in questo anno scolastico non potranno frequentare la scuola per cause indipendenti dalla loro volontà?
Una domanda a cui un Ministro dell’Istruzione dovrebbe essere in grado di dare una risposta, un Ministro che dovrebbe farsi garante per il diritto di ogni bambino a ricevere un’istruzione adeguata, un Ministro che di fronte ad un reale impedimento per la frequenza, non dovrebbe esitare “a rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono l’esercizio di un diritto” come viene sancito anche dalla nostra Costituzione.
Un Ministro dell’Istruzione che preferisce invece tacere di fronte a episodi come quelli successi a Torre del Greco, in cui la scuola apre le porte ai bambini rom, ma le proteste degli altri genitori, ne impediscono e ne rendono più problematico l’inserimento, lancia un messaggio eloquente a tutto il Paese: i bambini rom non fanno parte della nostra comunità scolastica!
Un Ministro dell’Istruzione che non sa controbattere le proposte indecenti di suoi colleghi, peraltro già attuate nel passato, di togliere la patria potestà ai genitori colpevoli di non mandare i figli a scuola, e che non vede la strumentalizzazione di trasmissioni televisive, mentre ripetutamente mostrano le stesse immagini di bambini rom dediti al furto, non può essere riconosciuto come ministro garante di tutti gli alunni, nessuno escluso.
Un Ministro dell’Istruzione che, per quanto riguarda i bambini/e rom e sinte, continua a delegittimare la scuola pubblica attraverso varie forme di delega al privato sociale, non può che alimentare fraintendimenti e confusioni di ruoli, deresponsabilizzando la stessa Istituzione pubblica.
Infine, vorrei ricordare uno dei diritti fondamentali per ogni bambino: il diritto alla propria identità culturale e linguistica, anche questo un diritto ancora negato dalla Legge 482/1999, relativa alla tutela delle minoranze linguistiche, che ha escluso pregiudizialmente i rom, una delle minoranze europee più numerose. di Maria Grazia Dicati (in foto a destra con Bruno Morelli)

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