Nel suo intervento introduttivo al dibattito in aula, Frattini era stato per la verità molto attento a non prestare il fianco alle critiche del centrosinistra e dei liberaldemocratici, ribadendo una serie di concetti che prima i suoi portavoce e poi lui stesso hanno ribadito fin dal 5 novembre, tre giorni dopo la pubblicazione delle sue interviste al “Messaggero” e al “Sole 24 Ore”.
Tuttavia, l'atteggiamento attento ai diritti e alle garanzie, che è stato poi rivendicato con forza in una piccata replica alla fine del dibattito, non è stato sufficiente a far dimenticare, agli europarlamentari dei quattro gruppi che l'hanno messo sotto accusa, le affermazioni iniziali riportate dai quotidiani italiani e abbondantemente circolate, anche nella versione inglese del Daily Telegraph, negli uffici di Bruxelles e Strasburgo.
I capigruppo del Pse Martin Schulz, dell'Alleanza liberaldemocratica europea Graham Watson, dei Verdi Monica Frassoni, e Roberto Musacchio e Umberto Guidoni del gruppo Gue (Sinistra unitaria europea) hanno rimproverato al commissario le dichiarazioni da lui rilasciate in alcune interviste a giornali italiani all'inizio del mese, e citato in particolare le dichiarazioni al “Messaggero” del 2 novembre.
"Quello che si deve fare - affermava il commissario - è semplice: si va in un campo nomadi a Roma, ad esempio sulla Cristoforo Colombo, e a chi sta lì si chiede: tu di che vivi? se quello risponde: 'non lo so', lo si prende e lo si rimanda in Romania. Così funziona le direttiva europea. Semplice e senza scampo".
Schulz e Watson hanno accusato Frattini, senza mezzi termini, di aver parlato più pensando a un suo eventuale futuro politico in Italia come ministro del centro destra che come commissario europeo preposto alla tutela dei diritti dei cittadini Ue.
"Sono stato sorpreso - ha detto Schulz - dalle dichiarazioni da parte del commissario che si era conquistato il rispetto del nostro gruppo per il suo buon senso; ma ciò che ha detto al 'Messaggero' no, non si può accettare: non si può espellere un cittadino solo considerando il reddito percepito, così si dà adito al peggiore arbitrio. Lei - ha concluso il capogruppo Pse Rivolgendosi a Frattini - deve fare il suo dovere di commissario, non pensare a un suo possibile ruolo ministeriale in un futuro governo italiano".
Watson ha ripreso il paragone, ricorso spesso nelle polemiche dei giorni scorsi, fra le persecuzioni degli ebrei e quelle dei rom, e ha poi qualificato come "un fraintendimento colossale" l'equiparazione dei rumeni ai rom. "Lei non deve fare politica faziosa, deve assolvere il suo ruolo di commissario, e non pensare alla sua eventuale carriera politica futura in Italia", ha detto il capogruppo liberaldemocratico rivolto a Frattini. Watson ha concluso esprimendo dei dubbi sul decreto italiano sulle espulsioni, ma dicendosi fiducioso che "il Parlamento italiano lo renderà pienamente compatibile e coerente con il diritto comunitario".
Durissimo l'intervento di Monica Frassoni: "Quale dei due Frattini è quello vero: quello delle dichiarazioni al Messaggero, che vuole distruggere i campi Rom, o quello che qui ci dice che si possono espellere dei cittadini comunitari stranieri solo sulla base di garanzie precise?", ha chiesto la capogruppo dei Verdi, che poi ha ricordato al commissario un'altra sua affermazione controversa. "Lei ha osservato che in Gran Bretagna, Francia e Germania vengono abitualmente espulsi i cittadini comunitari stranieri senza lavoro, mentre l'Italia non lo fa e quindi applica male la direttiva europea: vorrei sapere in quali casi ci sono state delle espulsioni per motivi economici nei paesi da lei citati", ha detto Frassoni, a cui Frattini, nella sua replica, non ha risposto.
Musacchio, da parte sua, ha sostenuto che "le leggi europee sono chiare: diritto per tutti e tutti a mobilità e soggiorno. Allontanamenti solo per cause estreme di sicurezza nazionale, trattamenti individuali, mai collettivi. Con possibilità garantita di difendersi. Misure proporzionate che lasciano sempre la possibilità di tornare a muoversi. Mai negate per ragioni economiche perché la povertà non può essere uno stigma e una lesione discriminatoria dei diritti del cittadino. É l'articolo 27 della direttiva", ha ricordato l'europarlamentare del Prc.
Frattini nella sua replica ha cercato di non essere travolto affermando: "La Commissione non tollererà alcuna forma di discriminazione o intolleranza nei riguardi dei propri cittadini, ma sosterrà, allo stesso modo, gli Stati membri che in modo legittimo vogliono proteggere i propri cittadini dalla criminalita'".
L'espulsione di cittadini comunitari, ha aggiunto, è "una misura estrema, una limitazione a una delle libertà fondamentali iscritte nel Trattato Ue", che deve essere attuata solo quando "è dovere degli Stati reagire per tutelare i cittadni onesti, quando le condizioni legali non sono soddisfatte".
Le espulsioni, comunque, devono essere effettuate sempre in base a una valutazione "caso per caso, rispettando pienamente le garanzie": ovvero quando i cittadini comunitari da allontanare "rappresentano una minaccia sufficientemente seria per la convivenza sociale".
Inoltre, le espulsioni si possono fare se le persone interessate "non soddisfano più le condizioni di residenza e se diventano un onere eccessivo per i sistemi sociali dei paesi ospitanti". L'urgenza del provvedimento, infine, "deve essere giustificata debitamente".
Il decreto espulsioni sarà valutato dalla Commissione, ha concluso Frattini, dopo che verrà notificata a Bruxelles la sua versione definitva, a seguito del dibattito e delle votazioni nel Parlamento italiano.
Noi di sucardrom invitiamo tutti i lettori a leggere la lettera dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Diritti Umani che contesta all’Italia sgomberi ed espulsioni forzate, messi in atto grazie anche alle continue e irresponsabili istigazioni dello stesso Frattini, a partire dal mese di maggio 2007.
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