venerdì 9 maggio 2008

Trieste, i Sinti chiedono rispetto

Pubblichiamo il testo che i Sinti di Trieste presenteranno domani, sabato 10 maggio 2008, alla conferenza stampa indetta alle ore 11.30, presso il “campo nomadi” di via Pietraferrata.

Buon giorno a tutti! Prima di iniziare voglio chiedervi la gentilezza di non fotografare o riprendere il mio intervento e nemmeno i volti delle persone e tantomeno dei bambini durante la conferenza stampa. Siamo persone oneste, persone che lavoriamo raccogliendo il ferro, siamo dipendenti di imprese di pulizia, lavoriamo nei negozi e nei bar... e non vogliamo che la pubblicazione dei nostri volti nei giornali o nelle TV comprometta il serio impegno che investiamo nel nostro lavoro. Purtroppo i pregiudizi nei nostri confronti sono tanti e non vorremo che i nostri datori di lavoro, scoprendo che siamo sinti, pensassero che non siamo brava gente.
Vi permettiamo di riprendere soltanto il posto dove viviamo: un posto ordinato e pulito e diverso da quello che la gente che ci giudica senza conoscerci vuole far credere. La sporcizia che avete visto all’inizio della strada sterrata e una vera e propria discarica all’aria aperta: non siamo noi che portiamo le immondizie in quel posto e molte volte abbiamo già denunciato furgoni che continuano a venire a scaricare immondizia nei pressi delle nostre case mobili.
Grazie a tutti i presenti per averci concesso la possibilità di ascoltarci, presentarci e parlare della situazione che stanno vivendo le nostre famiglie. Siamo cittadini italiani, e siamo sinti. Non siamo rom. Siamo persone semplici e oneste, coscienti dei nostri doveri e diritti di cittadini italiani. E proprio per questo motivo ci siamo organizzati per parlarvi della nostra situazione:

Lunedì 3 marzo 2008 l’Acegas APS, su ordinanza dei vigili urbani del Comune, ha tagliato la luce - ci ha staccato le centraline che forniscono energia elettrica. L’energia ci viene data con contratti forfettari, che si rinnovano ogni 3 o 4 mesi, e che noi abbiamo sempre pagato puntualmente. Ci hanno tagliato la luce perché dicono che occupiamo indebitamente un terreno privato. Abbiamo ricevuto anche varie denunce per questo. Una denuncia è stata inoltrata anche al Comune di Trieste che doveva individuare quanto prima una zona da destinarci in alternativa a via Pietraferrata 50.
Ricordiamo che è responsabilità del Comune trovare un luogo alternativo per la nostra residenza. Precisiamo che è stato il Comune a concederci quest’area, dove siamo sempre stati regolarmente e con permesso di residenza. Poi l’ha venduta a privati senza trovare per noi un’alternativa. La Regione, inoltre, ha da tempo dato i soldi al Comune per la costruzione di una nuova area di residenza.
Dopo vari interventi di consiglieri comunali e regionali ci hanno assicurato una proroga di due mesi: il Comune avrebbe avuto così il tempo per risolvere la questione del nostro trasferimento in un altro sito provvisorio o definitivo.
Il sindaco Roberto Dipiazza ci ha fatto visita dicendo che si sarebbe impegnato personalmente a risolvere la nostra situazione. “Pietraferrata e un problema mio” ha detto in occasione della sua visita. Allora gli abbiamo detto che non eravamo disposti a trasferirci nelle zone del Carso, dove hanno deciso di costruire i due campi. Si tratta di zone decisamente lontane da dove abbiamo sempre vissuto. Non vogliamo lasciare una zona che ormai conosciamo da generazioni, in cui molti si sono perfettamente integrati e dove hanno trovato scuole, parrocchie, e anche fabbriche e altri posti di lavoro. Per noi queste sono conquiste, il frutto di anni di difficile integrazione che sarebbe un peccato cancellate, spostando intere famiglie che dovrebbero ricominciare tutto da capo.
Il sindaco Dipiazza ci ha anche consigliato di individuare un terreno dove trasferire le nostre case mobili. Ma nonostante noi abbiamo anche delle proposte, il sindaco non si e fatto più vivo.
Tornando alla questione della luce, passati due mesi, sono nuovamente scaduti i tempi della proroga. L’Acegas APS, lunedì 5 maggio 2008 ha nuovamente interrotto la fornitura di energia elettrica alle famiglie sinte. Il Comune non ha ancora trovato una soluzione.
Non si comprende perché le famiglie sinte debbano pagare per le negligenze del Comune. Chiunque è in grado di capire cosa vuol dire rimanere senza energia elettrica in giornate sempre più calde. I cibi vanno a male, e questo è già un rischio per la salute di tutti. Io stessa sono affetta da diabete, per la cura del quale serve l'insulina, farmaco che non resiste a temperatura ambiente. Sono anche madre di un bambino o bambina (non vorrei identificarlo o identificarla) che ha un problema di salute che richiede di tenere la luce accesa tutta la notte; al buio potrebbe avere serie conseguenze per la sua incolumità.
Nel campo c’è inoltre un bambino o una bambina di due anni affetta o affetto da una grave forma di asma che dopo l’interruzione dell’energia elettrica non può più curarsi con l’aerosol ed i genitori sono costretti ad accompagnarlo o accompagnarla per 3 volte al giorno al Burlo.
In definitiva non è solo lo spirito di solidarietà che dovrebbe impedire di toglierci energia elettrica, esistono anche motivazioni sanitarie con potenziali conseguenze legali.
Sicuro sarebbe molto più giusto che tagliassero la luce al Comune fino a quando non trovano una soluzione dignitosa per noi.
Noi, sinti di via Pietraferrata, vogliamo trovare una soluzione insieme al Comune, ma il Comune non trova tempo per risolvere la nostra situazione.
Per questo facciamo appello a voi giornalisti chiedendo ai politici e al Comune che ci ripristini al più presto l’energia elettrica fino al momento in cui non sarà individuata e attrezzata una zona dove poterci trasferire definitivamente. Siamo cittadini italiani e chiediamo solo ciò che ci spetta: rispetto, dignità e di non pagare i ritardi e le mancanze del Comune.

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