venerdì 5 settembre 2008

Ue, in Italia «non c'è nessuna raccolta sistematica delle impronte digitali»

Questa mattina i maggiori quotidiani italiani sparano in prima pagina le dichiarazioni del portavoce di Jacques Barrot, Commissario per Giustizia e gli Affari interni dell’Unione europea. Dopo le polemiche durissime di giugno e luglio l’impressione che potrebbe avere l’italiano medio è il via libera della Commissione europea al rilievo delle impronte per chi vive nei “campi nomadi”. Non è così.
Le dichiarazioni esultanti di molti esponenti dell’attuale maggioranza a partire da quelle del Ministro Maroni sono un po’ forzate. In particolare nei primi lanci di agenzia di ieri pomeriggio il portavoce del Commissario Jacques Barrot parla di «campi nomadi illegali» e soprattutto afferma che in Italia «non c'è nessuna raccolta sistematica delle impronte digitali».
Inoltre, il portavoce è stato molto attento a rimarcare il fatto che il Commissario Barrot ha fatto una valutazione esclusivamente del rapporto inviato dal Governo italiano e che si riserva di valutare le prossime comunicazioni dello stesso Governo, in particolare ha chiesto al ministro Maroni di «essere informato al momento opportuno della conclusione di questo censimento, delle condizioni di svolgimento e dei suoi risultati».
Ad oggi non possiamo valutare il rapporto che il Governo italiano ha inviato il 1 agosto al Commissario Jacques Barrot ma sicuramente alcuni dubbi sorgono spontanei. Ad esempio perché il portavoce parla di «campi nomadi illegali»? È davvero strano perché il “censimento” è iniziato a Milano da un “campo nomadi” comunale, abitato da Cittadini italiani. E le ordinanze parlano indistintamente di “campi nomadi”.
Inoltre, è evidente che un’affermazione del portavoce: «la buona collaborazione con le autorità italiane ha permesso di correggere le disposizioni e le misure che potevano essere contestabili», esplica bene ciò che è successo e che già noi di sucardrom avevamo evidenziato, quando sono state rese pubbliche le linee guida per il censimento. Di fatto già a metà luglio il Ministro Maroni aveva fatto una decisa marcia indietro.
È però altrettanto vero che le dichiarazioni del portavoce di Jacques Barrot non sono state proprio limpide ed è naturale chiedersi il perché la Commissione ha fatto una valutazione così “addomesticata” dell'operato di Maroni. Rimane il fatto che ancora una volta il giornalismo italiano “brilla” per superficialità e approssimazione.
In foto la scheda utilizzata inizialmente a Napoli per il censimento e poi ritirata precipitosamente. Forse il Commissario Barrot non l'ha ricevuta.

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