Dopo tante polemiche, ecco l’intervento del neoassessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory che ha scelto AffariItaliani.it per la sua prima intervista – manifesto. Massimiliano Finazzer Flory parla piano, scandendo le parole, riflettendo su ogni termine. Sottolineando con il tono di voce i concetti più importanti.
Ma si perde quando arriva la domanda sull’evento da organizzare a Monza per far conoscere ai milanesi le culture sinte e rom. Infatti, il neo assessore fa una giravolta degna del migliore acrobata da circo (non ce ne vogliano i bravissimi circensi) e afferma: “io parlavo di nomadismo antropologico, ricordando la cultura, ad esempio, ebraica, cristiana, delle migrazioni”.
Secondo Finazzer Flory è stato tutto un equivoco. Infatti, secondo lui “è un caso emblematico. Trovo legittimo che la politica e che alcuni politici traducano le parole a partire dai loro interessi politici ma queste parole sono prepolitiche, sono metastoriche. Probabilmente non sarà l'ultima volta, questa dei rom e dei nomadi, nella quale misureremo la distanza tra i due lessici. La mia sfida è di riscrivere la sintassi del rapporto con la politica. Altrimenti a che serve la cultura?”
Bene Finazzer Flory, anzi male. Nei prossimi giorni Le invieremo un breve testo in cui saranno elencati alcuni dei tantissimi apporti dati dalle popolazioni sinte e rom alla cultura europea. Uno stimolo per non dimenticare il suo stesso slogan: "C'è la bellezza e ci sono gli umiliati. Qualunque difficoltà presenti l'impresa, non vorrei mai essere infedele né ai secondi né alla prima" (Albert Camus).
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