giovedì 12 febbraio 2009

Milano, il consiglio comunale boccia il regolamento

Il consiglio comunale boccia il regolamento dei campi rom appena licenziato dal prefetto e condiviso dalla giunta Moratti. «È un documento inapplicabile», attacca Aldo Brandirali, consigliere di Forza Italia e presidente della commissione Politiche sociali che ieri pomeriggio ha ospitato la discussione sul nuovo decalogo che dovrà essere applicato ai 12 campi nomadi autorizzati. «Una soluzione che non governa il problema - gli fa eco Andrea Fanzago, consigliere del Pd - . Con queste regole chissà quante volte il Comune dovrà chiedere l´intervento della polizia». E ancora «un elenco di buone intenzioni: 15 pagine che non risolvono il problema né della sicurezza né dell´integrazione», per Carlo Fidanza di Alleanza Nazionale.
Seduta accesa quella di ieri in commissione, dove viene certificato dai dati che il censimento dei nomadi presenti in campi abusivi fatto quest´estate ha individuato solo 797 persone. Presente l´assessore alla Politiche sociali, Mariolina Moioli, per illustrare ai consiglieri il nuovo regolamento che ha destato più di una critica. Da parte di tutti gli schieramenti. Tanto che la riunione si è conclusa con l´intenzione di presentare un testo alternativo. «Elaboreremo un documento del consiglio comunale - spiega Brandirali - Presenteremo proposte per arrivare a un regolamento definitivo che tenga in equilibrio i diritti e i doveri dei nomadi, ma soprattutto che tenga in considerazione la realtà esistente. Perché quello che ci è stato presentato oggi non lo fa». «Verificherò dal punto di vista giuridico le condizioni con cui il regolamento viene adottato e che potestà ha il Comune», è la risposta dell´assessore.
Una delle regole più attaccate è quella del limite temporale di permanenza nei campi, fissato a tre anni. Continua Fanzago del Pd: «Il principio della transitorietà, che potrebbe essere condiviso se finalizzato al superamento delle condizioni di vita di un campo, diventa l´azione di emarginazione delle persone che risiedono da anni nei campi». E aggiunge: «Per accedere a una casa popolare c´è bisogno di risiedere nel territorio comunale da 5 anni. Come faranno queste persone se dopo tre anni vengono cacciate?». Duro anche il commento di Alberto Garocchio di Fi: «Sembra il regolamento delle colonie estive del Comune di vent´anni fa. Fra un anno la situazione non sarà più sostenibile e il prefetto dovrà mandare l´esercito». Intanto le associazioni no profit stanno pensando di fare ricorso alla Corte di Strasburgo. «Poniamo diverse questioni di legittimità per questo testo - spiega Marzia Barbera, rappresentante legale del Tavolo Rom - Si tratta di cittadini europei a cui viene riservato un trattamento non imposto a nessun altro che tocca il piano privato e familiare». di Teresa Monestiroli

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