lunedì 11 maggio 2009

Un giorno da dimenticare

Il 7 maggio del 2009 per il Ministro Maroni è stata una giornata “storica”: la si leggeva in faccia la sua soddisfazione. Per la prima volta, da quando è al governo, 227 disperati erano stati “respinti” sulle coste libiche. Altri ne seguiranno e la storia sembra ripetersi: militari con il cuore piccolo piccolo costretti a subire “ordini infami”, la felicità dei “clandestini” quando sono stati soccorsi e la disperazione dell’inganno. Le separazioni al loro arrivo, le donne con i bambini senza più lacrime da una parte e gli uomini dall’altra, tutti incontro al loro triste destino, nei loro volti la stessa paura e la stessa rassegnazione di sempre.
A Roma il 7 maggio del 2009, Mamouni Mubraka, una donna Tunisina di 44 anni, con un ultimo disperato gesto di “libertà” toglieva il disturbo impiccandosi nel bagno del Centro di Identificazione ed Espulsione dove era rinchiusa. Solo la sera prima, dopo una vita vissuta malamente in Italia, le avevano comunicato che questa volta non c’era più niente da fare: il suo permesso di soggiorno era irrimediabilmente scaduto e la mattina dopo, quella maledetta mattina, sarebbero venuti a prenderla per rimpatriarla.
Il 7 maggio del 2009, un fedele “servo” di questo stato, all’anagrafe tale Matteo Savini, padano nel cuore e nella mente, alla ricerca di consenso elettorale nel giorno della presentazione dei candidati leghisti, elaborando il “pensiero” al massimo delle sue possibilità, fra il serio ed il faceto, proponeva l’accesso “separato” al metrò di Milano, cosa per altro già sperimentata, in questo caso senza la necessità di scomodare la storia, anche sugli autobus (sic!) della democratica Foggia del sindaco Orazio Ciliberti.
Quello stesso maledetto giorno, il 7 maggio del 2009, dopo una breve camera di consiglio, il tribunale dei minorenni confermava la condanna di Angelica: tre anni ed otto mesi.
Per capire l’aria che si respirava in quel tribunale, senza dimenticare le dichiarazioni rese solo qualche giorno prima dal procuratore capo dei Minori di Napoli, Luciana Izzo, che tristemente quasi anticipavano questa nuova sentenza, bisogna solo leggere le dichiarazioni del pm Alessandro Piccirillo che nel chiedere la conferma della condanna di primo grado, affermava: “La Romania è entrata a far parte nella comunità europea, pertanto deve uniformarsi i parametri dell'Unione e integrarsi con la nostra cultura e le nostre leggi. Il rapimento dei neonati non appartiene alla nostra cultura. Ciò nonostante, in Italia spariscono tanti bambini. Non sappiamo ad opera di chi, ma è un dato del quale non possiamo non tenere conto”.
Altri tempi ed altre storie ma anche Sacco e Vanzetti furono condannati alla sedia elettrica solo per essere italiani e, notoriamente, non risulta che oggi i Rumeni o i Rom vadano in giro per il mondo a rubare i bambini, non appartiene alla loro cultura. Analogamente, un magistrato che nel corso di un dibattimento pubblico si lascia andare a simili dichiarazioni è un dato del quale non possiamo non tenere conto. di Giancarlo Ranaldi

2 commenti:

Harielle ha detto...

Storie come queste ci fanno vergognare, come italiani e come persone convinte dei valori democratici. Da parte mia penso che la molteplicità sia una grande risorsa, un arricchimento. Senza nessuna paura, invece con atteggiamento aperto e interessato.
Un saluto, tornerò spesso qui, mi piace quello che scrivete.
Harielle

u velto ha detto...

grazie Harielle!