lunedì 1 giugno 2009

L'Italia degli uomini veri

L'Espresso riporta la cronaca del Capodanno 2007 a Villa Certosa, con il nostro premier e i suoi ospiti circondati da 50 ragazze portate con aerei privati, diaria milionaria (in lire), gioielli, mancetta (sempre di milioni in lire) per lo shopping.
Quello che mi rattrista di più non è la "faccia tosta" di un personaggio pubblico che pure messo allo scoperto delle sue menzogne, non mette in discussione il suo comportamento, anzi ci fa su battute, figurarsi se pensa alle dimissioni come accadrebbe in qualsiasi paese civile, ma il ritorno di una cultura maschilista per la quale chi "si fa" le ragazzine è un "uomo vero".
Non c'è dubbio, questo Paese sta diventando il paese degli "uomini duri e puri", pronti a mostraci i muscoli e altro: come dimenticare il Bossi del "chi ce l'ha più duro"? Che poi questa virilità sia oramai solo virtuale viste le disavventure chirurgiche del premier e del leghista non conta. Quello che conta è dimostrare che è venuto il tempo dei "maschi". E la campagna elettorale è ricca di queste esternazioni.
Con stile "virile" all'anniversario della Polizia, il ministro Maroni ha chiuso il suo intervento così: per la sicurezza ora c'è "un binomio perfetto, Maroni e Manganelli", cioè lui e il capo della polizia. Come ai bei tempi del ventennio la politica si fa con battute da osteria, con ostentazione di forza e si rispolvera lo stile littorio.

Se le organizzazioni e i giornali internazionali esprimono la loro preoccupazione per la deriva razzista e autoritaria, sono vigliacchi e criminali, come l'ONU che si ostina a difendere e proteggere le vite umane e il diritto di esistere dei migranti che non conta "un fico secco", come ci ha detto un altro uomo vero, il ministro La Russa, mentre Maroni garantisce che "noi tireremo dritto" perché ora "la sicurezza ora è garantita"; o asserviti alla sinistra come i giornali della "perfida Albione".
Così i muscoli e i toni truculenti nascondono tutti i nostri mali e le nostre insicurezze, PIL a picco, fabbriche che chiudono, operai in cassa integrazione, ceto medio sulla soglia della povertà, giovani senza futuro, la miseria culturale per cui entrare in parlamento o fare la velina è la stessa cosa, un razzismo oramai pratica quotidiana nella violenza contro i diversi.
E questa nuova Italia, governata da un corruttore, come in ogni regime che si rispetti, sarà controllata da delatori che spiano i clandestini e da ronde di uomini veri, magari gli stessi che non muovono un dito se assistono a un'aggressione, ma poi sono pronti al linciaggio quando non corrono rischi. C'è qualcosa di diverso in questa viltà dall'azione del ministro alla Cattiveria che infierisce contro gli inermi, siano essi immigrati o rom? di Dijana Pavlovic, candidata alle elezioni europee per Rifondazione Comunista nella circoscrizione Nord Ovest.

2 commenti:

Hidden Side ha detto...

:-) brava dijana

Anonimo ha detto...

sono molto d'accordo. brava!
Elena