«Auspicherei che la stessa rapidità con cui è stato istruito questo processo si verificasse per ogni procedimento. Perché è alquanto singolare un iter così celere: i fatti contestati risalgono al settembre 2008, gli atti vengono depositati attorno a Natale, il decreto di citazione a giudizio arriva il 13 marzo, e poi l'udienza viene fissata il 4 giugno due giorni prima delle elezioni europee».
A parlare è l’avvocato Luigi Ravagnan nella sua veste di difensore di Giancarlo Gentilini, vicesindaco di Treviso, imputato di istigazione all’odio razziale per le frasi profferite contro islamici, “zingari” ed extracomunitari, durante il comizio tenuto alla festa dei popoli padani a Venezia appunto sette mesi fa. E Ravagnan non nasconde la soddisfazione.
Il primo round è suo, visto che ieri il giudice monocratico del tribunale di Mestre, Rocco Valeggia, ha disposto l’ordinanza di trasmissione degli atti al pubblico ministero presso la Procura di Venezia per competenza e ulteriori accertamenti, accogliendo - e non poteva essere altrimenti - l’opposizione formulata dallo stesso legale dello "sceriffo" in avvio di dibattimento: «Il reato qui contestato appartiene, come fissato dal codice di procedura penale, alla cognizione del tribunale in composizione collegiale e quindi al mio assistitito è stato sottratto un grado di giudizio, quello cioè dell’udienza preliminare».
All’opposizione di Ravagnan si sono associati sia il pubblico ministero - la richiesta di rinvio a giudizio era stata sostenuta dal procuratore capo di Venezia Vittorio Borraccetti - che le numerose parti civili che si sono costituite: 41 fra singoli e associazioni.
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