giovedì 2 luglio 2009

Napoli, un arresto per l'omicidio di Petru

Tradito dalle "sentinelle" del rione. Accusato dalle persone che, a vario titolo, vivono la strada, o lo spaccio o gli altri affari border-line dei Quarteri Spagnoli. Così, grazie alle testimonianze di quattro persone, tra neo-pentiti e testimoni di giustizia, la polizia ha catturato uno dei killer dell´attentato in cui morì il 26 maggio scorso il romeno Petru Birladeanu, il musicista di 33 anni che si esibiva con la sua fisarmonica nella stazione della Cumana di Montesanto, vittima innocente del clan. Nello stesso agguato, fu ferito per errore anche un ragazzino quattordicenne.
In manette finisce Marco Ricci, 27 anni, inserito da tempo - secondo gli inquirenti - nelle dinamiche criminali di famiglia, sebbene risulti incensurato. Stando ad alcune testimonianze convergenti, Ricci uscì di casa a volto scoperto, diede l´ordine ai compagni di seguirlo per dare una lezione ai "nemici" Mariano e - solo a ridosso dei vicoli di Montesanto - si coprì il volto con un casco.
Una nota firmata ieri dal procuratore capo Giandomenico Lepore e dal suo vice della Dda Alessandro Pennasilico, conferma che hanno avuto un peso, nell´indagine, le parole dei testimoni: «Al fermo si è giunti grazie alla collaborazione di persone che, avendo incrociato in strada il gruppo di fuoco, hanno riferito all´autorità giudiziaria tutte le informazioni».

Non si tratta, tuttavia, di comuni cittadini che hanno deciso di rompere il muro dell´omertà, ma di quattro persone legate, in maniera diversa o trasversale, ai business sporchi del territorio. In particolare, a puntare il dito contro Ricci sono un neo-pentito che è stato il capopiazza dello spaccio ai Quartieri Spagnoli; una giovane di un piccolo clan del territorio; e un´altra donna, ex testimone di giustizia, anch´ella testimone insieme con il suo compagno della scorribanda armata di Ricci e dei suoi complici. Ma va precisato che, ai fini della fondatezza del racconto, i pubblici ministeri e la polizia hanno potuto provare, oltre ogni eventuale risentimento, la loro attendibilità.
È durata trentaquattro giorni la caccia all´uomo coordinata dal vicequestore Pietro Morelli, il vertice della sezione Omicidi, con il capo della squadra Mobile Vittorio Pisani. Altri due complici sono stati identificati, ma di loro non c´è traccia. Ricci, fermato su decreto dei pm Sergio Amato e Michele Del Prete, è accusato di omicidio volontario. È fratello di Genny, già accusato di tentato omicidio ai danni di un altro pentito; e figlio di un vecchio capoclan al servizio per anni sia del clan Sarno che della famiglia Mariano. Proprio Marco avrebbe guidato la spedizione punitiva di quel martedì pomeriggio che mirava a colpire Salvatore Mariano: per sottrarre il controllo del territorio ai "rivali", sparò all´impazzata contro balconi e persone inermi. Ricci si pose alla testa di un vero e proprio corteo della morte: quattro moto, con otto sicari complessivamente, che venivano già dai vicoli dei Quartieri, pronti a mostrare il loro potere con il fuoco delle armi. Avevano messo in conto tutto, anche una strage.
Destò clamore il filmato che riprendeva quei momenti tragici: un uomo inerme, Petru, colpito a morte. E sua moglie che chiede aiuto e decine di napoletani che si ritirano da quelle grida. «Dalle scene cristallizzate nel filmato del raid - sottolinea il questore Santi Giuffré - emerge l´assoluto disprezzo per la vita di quei criminali e la pericolosità dei personaggi indagati. Questo fermo è l´inizio, ma tutta la zona resta sotto strettissima sorveglianza. E speriamo di acciuffare presto i complici. So che non potrà essere di conforto, ma abbiamo il dovere di dedicare questo risultato alla vedova di Petru, un innocente caduto per mano dei killer di casa nostra». di Conchita Sannino

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