martedì 23 settembre 2008

Roma, vengono fotografati e schedati anche i neonati

Non più impronte digitali ma foto segnaletiche. E’ così che a Roma sta procedendo il “censimento”, attuato dalla Croce rossa Italiana in collaborazione con la Prefettura della Capitale. Certo il “censimento” non è obbligatorio ma se non vieni censito il rischio di essere sbattuto in strada è alto. Comunque chi non si è fatto censire non potrà accedere a nessun intervento di tipo sociale, attuato in questa fase di “emergenza”.
Come avviene il “censimento” a Roma? Un camper della Croce Rossa Italiana, supportato da funzionari della prefettura, parcheggia in un insediamento di Sinti o di Rom. In alcuni casi solo a chi si avvicina al camper vengono spiegate le modalità del censimento, in altri casi gli operatori della CRI bussano alle porte delle famiglie. Naturalmente nel primo caso la curiosità delle persone è immediata e subito si forma un’assemblea delle persone che sono in quel momento a casa.
Chi decide di farsi censire viene fotografato, vengono fotografati tutti i componenti della famiglia, neonati compresi. Naturalmente, sottolineano gli operatori della CRI, con il consenso dei genitori. La fotografia serve per ottenere un tesserino che da diritto di accedere ai servizi sanitari, offerti dalla stessa CRI. Inoltre, si deve compilare un questionario, supportati dagli operatori, dove saranno inseriti tutti i dati sanitari di ogni persona.
Noi di Sucar Drom abbiamo ricevuto già alcune settimane fa la richiesta di supporto da parte delle famiglie sinte romane che non volevano essere fotografate ne dichiarare dati sensibili come quelli sanitari. Stiamo parlando di Cittadini italiani. In quel caso abbiamo spiegato telefonicamente ai funzionari della prefettura che le persone erano pronte a farsi censire, dichiarando i dati utili ad ogni censimento: nome, cognome, data e luogo di nascita, luogo di residenza, lavoro svolto e codice fiscale. Dati già presenti nella Carta d’Identità e nel tesserino del Codice fiscale.

Sembrava che non ci fossero problemi ma ieri sera alle ore 20.00 arrivano diverse telefonate a Pastori della MEZ e ad attivisti di Sucar Drom da parte delle famiglie sinte che vivono a nel “campo nomadi” di Ciampino a Roma. Gli operatori della CRI affermano che il censimento si fa con le foto e compilando il questionario o non viene fatto. Tra l’altro uno degli operatori della CRI era molto alterato ma ci chiediamo come si fa ad entrare in casa delle persone alle ore 20.00. Come se durante il censimento nazionale, ogni dieci anni ad opera dell’Istat, gli operatori andassero nelle case alle otto di sera.
Questa mattina abbiamo chiamato una funzionaria della prefettura che gentilissima ci ha spiegato che le modalità del “censimento” sono quelle sopradescritte ma che rimane volontario. Abbiamo ribattuto che questo presunto atto volontario, sottende un ricatto non proprio corretto. Soprattutto per chi vive situazioni abitative al limite, come a Ciampino. Non ci sono fognature, quindi niente bagni, niente scarichi per lavatrici, niente scarichi per i lavelli dove lavare i piatti…. Motivo? Il “campo” è stato allestito anni fa dal Comune di Roma sopra le falde di acque minerali, sfruttate commercialmente. Naturalmente era una soluzione temporanea, aveva assicurato il Comune di Roma, solo per qualche mese…
Davanti alle nostre rimostranze la funzionaria ha chiesto di presentare una richiesta d’incontro con il Prefetto Mosca per discutere la questione. Abbiamo subito informato il Presidente della federazione “Rom e Sinti Insieme” che già oggi ha inviato la richiesta. Nei prossimi giorni vi aggiorneremo.
Oggi possiamo solo fare brevi considerazioni. La Prefettura sembra molto disponibile ma fotografare i neonati è veramente assurdo. Per la semplice ragione che tra alcuni mesi questi bambini saranno sicuramente cresciuti. Vogliamo proprio vedere gli operatori della CRI che davanti ad un loro centro confrontano la foto sul tesserino con il viso di un bambino fotografato mesi prima. Assurdo. Inoltre, ribadiamo che è altrettanto assurdo invitare dei Cittadini italiani ad usufruire dei servizi sanitari della CRI, disincentivando l’utilizzo dei sevizi offerti dal sistema sanitario nazionale.
Ma è sull’utilizzo delle foto che abbiamo i più seri dubbi. Come abbiamo già scritto la Croce Rossa Italiana non è indipendente. La CRI è controllata dal Governo italiano al contrario di quello che succede in tutti gli altri Paesi.
Un’organizzazione controllata dal Governo italiano potrà ma negare le foto, ad esempio al Ministero dell’Interno? No, è chiaro. Tant’è che lo stesso Garante della Privacy ha dichiarato che non ha strumenti per poter sorvegliare quanto sta succedendo.
Inoltre, non crediamo che il Commissario Barrot sia informato di quanto sta succedendo a Roma anche perché nelle Linee Guida del ministero non si parla assolutamente di rilievi foto-segnaletici, come invece sta avvenendo a Roma.
Speriamo che si possa cambiare rotta immediatamente e siamo confortati in questo dalla sensibilità fino ad ora dimostrata dal prefetto Mosca. Ma è indubbio che non permetteremo la schedatura fotografica dei bambini ma neppure quella degli adulti e siamo pronti a mettere in campo immediatamente tutti gli strumenti in nostro possesso.
Ricordiamo al prefetto Mosca che Robert Ritter ed Eva Justin (istituto di ricerca sull'igene razziale e la biologia della popolazione, collegato con la centrale per la lotta contro la nocività degli zingari) dal 1936 chiedevano ai Sinti e ai Rom tedeschi di essere "censiti volontariamente". Offrivano sigarette e caffè. Quei Sinti e quei Rom, come la bambina in fotografia, sono stati sterminati.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il Prefetto Mosca non se la prenda per il riferimento a Ritter e alla Justin. E' solo per far capire bene che i Sinti e i Rom italiani sono ben consapevoli di quanto successo tra il 1936 e il 1945 in Italia, in Germania e nei territori occupati.
Certi metodi di "censimento" spaventano perchè fanno ricordare il Porrajmos.
Aggiungo io: il male è intelligente e non si ripropone mai nelle stesse forme, cambia con il mutare delle situazioni.
Questo per chiarire che nessuno pensa al Prefetto come un Ritter o una Justin ma in Italia non sono tutte anime belle, anzi...
Quindi è necessario uno sforzo per evitare equivoci, storture o vere e proprie forme di discriminazione.