martedì 31 maggio 2011

Milano, Giuliano Pisapia è il nuovo Sindaco e la gente in piazza canta: siamo tutti zingari

La vittoria di Giuliano Pisapia a Milano ha entusiasmato, ha commosso e ha accesso una luce di speranza in tutti i sinti e rom italiani. La Milano dell'odio, della paura, della violenza contro chi è diverso e in particolare modo contro i sinti e rom è stata sconfitta o meglio è stata sgomberata!
A Milano la campagna elettorale si è giocata anche sulle spalle dei rom e dei sinti.
Ha iniziato l'ex Vice Sindaco Riccardo De Corato che ha rivendicato con orgoglio, tappezzando Milano di manifesti, la sua violenza contro i sinti e rom. Un anno fa aveva detto: l'unico verbo da utilizzare contro i rom e sinti è sgomberare. Tra l'altro Riccardo De Corato ha sempre avuto una grande abilità nel dire bugie sui numeri di sinti e rom presenti a Milano. Il 27 aprile scorso ha festeggiato i 500 sgomberi contro uomini, donne e bambini inermi. Una vergogna!
Ha continuato Bossi affermando che con Giuliano Pisapia Milano sarebbe diventata “zingaropoli”. Da quel momento la questione è divenuta nazionale. Immediata la presa di posizione di Berlusconi che ha rincarato la dose e ha fatto tappezzare Milano di manifesti che hanno scioccato il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, in visita in Italia. Ma non solo, perchè sembra che qualcuno abbia avuto la brillante idea di assoldare degli attori di travestirsi da rom poveri per distribuire a Milano volantini a favore di Giuliano Pisapia.
Giuliano Pisapia ha iniziato a parlare nel suo diario di rom e sinti quando ha incontrato gli abitanti della Zona 2. In questa Zona vivono un centinaio di rom italiani nel campo comunale di via Idro e gli abitanti gli hanno chiesto: “come contrastare la cultura leghista che ci ha imbarbarito?”. Giuliano Pisapia ha risposto qualche giorno dopo con queste parole: “penso che la frase del Cardinale Martini, 'chi è orfano della casa dei diritti, difficilmente sarà figlio della casa dei doveri', dovrebbe essere un monito per tutti”. Pochi giorni fa, come tutti sanno, Bossi e Berlusconi hanno accusato Giuliano Pisapia di voler trasformare Milano in “zingaropoli”. Il neo Sindaco di Milano ha risposto con pacatezza affermando che “il tentativo di spaventare i milanesi parlando di 'zingaropoli' dimostra ancora una volta quanto siano in difficoltà gli esponenti del centrodestra. Ma soprattutto quanto poco conoscano non solo il mio programma elettorale, ma anche i provvedimenti da loro stessi varati". Ha quindi sottolineato che "è importante ricordare che situazioni come quelle del campo del Triboniano sono state create dall'amministrazione del centrodestra. Situazioni indecenti per chi le vive e intollerabili per tutti i cittadini milanesi".
Il neo Sindaco ha sostenuto di voler "superare i campi”. E ha spiegato: “quando si parla di autocostruzione di case intendiamo quei progetti già avviati con successo in altre città italiane ed europee, che vanno dalla ristrutturazione di cascine diroccate alla costruzione di palazzine, ma sempre nel rispetto delle regole urbanistiche e dell'esigenze dei cittadini residenti in zona". Queste soluzioni "favoriscono la chiusura dei campi nomadi e garantiscono maggiore sicurezza per tutti. Che siano utili - ha proseguito - lo dimostra il fatto che sono state cofinanziate dal governo attraverso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”. Il Piano per l'integrazione nella sicurezza approvato nel luglio del 2010 dal Consiglio dei Ministri, prevede, ha ricordato Pisapia, "il sostegno a progetti sperimentali per l'acquisizione di alloggi attraverso forme di 'social housing' (autorecupero e autocostruzione) di unità immobiliari da destinare ad uso abitativo".
Giuliano Pisapia non ha proposto alla Città qualcosa di rivoluzionario, ha fatto una proposta di buon senso con la messa in opera anche a Milano di iniziative che molti uomini e donne del centro destra condividono e sostengono.
I milanesi hanno premiato Giuliano Pisapia e hanno sconfitto quel centro destra xenofobo e in alcuni casi razzista (come ha sentenziato il Tribunale di Milano) che ha imperversato a Milano per cinque anni. di Carlo Berini

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