giovedì 31 gennaio 2008

UE, un Commissario per i Rom e i Sinti

La Commissione europea dovrebbe affidare ad uno dei suoi commissari la responsabilità di coordinare le politiche a favore dei 10 milioni di Rom e Sinti che vivono all'interno dell'Ue. E' quanto chiede l'Europarlamento nella risoluzione adottata dalla plenaria di Bruxelles con 510 voti favorevoli, 36 contrari e 67 adesioni.
Nel testo è stato incluso anche un emendamento dell'eurodeputata di An Roberta Angelilli in cui si invitano la Commissione e gli Stati membri a sanare la situazione nelle baraccopoli, "dove manca ogni norma igienica e di sicurezza e nei quali un gran numero di bambini rom muoiono in incidenti domestici, in particolare incendi, causati dalla mancanza di norme di sicurezza adeguate". Angelilli si è invece vista bocciare l'emendamento in cui chiedeva ai Rom stessi di rispettare i diritti umani, "evitando matrimoni forzati".
Al Commissario europeo per i Rom e Sintiuindi, viene chiesto di preparare una strategia a livello europeo per favorire l'integrazione, combattere le discriminazioni, e migliorare l'assistenza sanitaria e la partecipazione scolastica di queste popolazioni. Ma sottolinea che la responsabilità primaria, in termini di volontà politica, tempo e risorse "devono essere a carico degli Stati membri".
Infine, ricordando come, durante la Seconda guerra mondiale, i Rom e Sinti siano stati perseguitati dai nazisti come gli ebrei, gli eurodeputati propongono di istituire un monumento nel campo di concentramento di Lety in Repubblica ceca, attualmente ridotto ad un allevamento per l'ingrasso dei suini.
L'idea di creare un commissario europeo 'ad hoc' per le minoranze, rom inclusi, era stata lanciata dal Pse nell'autunno 2006, quando il presidente dell'esecutivo Ue José Manuel Barroso doveva trovare un incarico per i commissari provenienti dalle neo-entranti Bulgaria e Romania. Barroso l'ha respinta, anche se molti si chiedono quanto sia stato utile creare invece un portafoglio del 'Multilinguismo', affidato al romeno Leonard Orban.

UE, combattere la fobia che colpisce i Rom e i Sinti in Europa

Una strategia europea per favorire l'inclusione sociale dei circa 10 milioni di rom che vivono nell'Unione europea e che subiscono discriminazioni. È quanto chiede il Parlamento europeo in una risoluzione sostenuta da Ppe/De, Pse, Alde, Verdi/Ale e Gue/Ngl e approvata con 510 voti favorevoli, 36 contrari e 67 astensioni. In sintesi, si chiede di porre fine alla segregazione dei rom nell'istruzione, sostenendone l'integrazione nel mercato del lavoro e, con microcrediti, aiutarli ad avviare attivita' imprenditoriali.
Il Parlamento osserva, infatti, che 'l'antizinganismo' o fobia dei rom ''e' ancora diffuso in Europa'', ma anche ''promosso e utilizzato dagli estremisti'', culminando talvolta ''in attacchi razzisti, discorsi improntati all'odio, attacchi fisici, espulsioni illegali e vessazioni da parte della polizia''.
Viene, quindi, sollecitata la Commissione a sviluppare una strategia quadro europea per l'inserimento dei Rom, che miri a dare coerenza alle politiche della Ue a favore della loro inclusione sociale e ad elaborare un piano d'azione comunitario dettagliato che fornisca un sostegno finanziario per la realizzazione di questo obiettivo. A un commissario dovrebbe essere attribuita la competenze di coordinare la politica per i rom.
La Commissione dovrebbe poi sostenere l'integrazione dei Rom nel mercato del lavoro mediante un contributo finanziario alla formazione e alla riconversione professionale, azioni positive, un'applicazione rigorosa delle leggi antidiscriminazione nel settore dell'occupazione e misure atte a promuovere presso i rom il lavoro autonomo e le piccole imprese. A quest'ultimo proposito la Commissione viene invitata a considerare la possibilità di un sistema di microcredito per promuovere l'avvio di piccole imprese.

UE, votata risoluzione a favore di Sinti e Rom

Pubblichiamo la proposta di risoluzione su una strategia europea per i Rom, presentata Lívia Járóka (gruppo PPE-DE, in foto) e da altri parlamentari il 28 febbraio e che è andata al voto oggi pomeriggio. Appena avremo la risoluzione approvata dal parlamento europeo ne daremo notizia.

Il Parlamento europeo,
– visti gli articoli 3, 6, 7, 29 e 149 del trattato CE, che impegnano gli Stati membri a garantire uguali opportunità a tutti i cittadini,
– visto l'articolo 13 del trattato CE, in base al quale la Comunità europea può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica,
– viste le sue risoluzioni del 28 aprile 2005 sulla situazione dei rom nell'Unione europea, del 1° giugno 2006 sulla situazione delle donne rom nell'Unione europea e del 15 novembre 2007 sull'applicazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri,
– viste la direttiva 2000/43/CE, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, e la direttiva 2000/78/CE, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro, come anche la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia,
– vista la relazione per il 2007 su Razzismo e xenofobia negli Stati membri dell'Unione europea, pubblicata dall'Agenzia per i diritti fondamentali,
– visti il Decennio per l'integrazione dei rom e il Fondo per l'istruzione dei rom, istituiti nel 2005 da numerosi Stati membri dell'Unione europea, paesi candidati e altri paesi in cui le istituzioni dell'Unione europea sono presenti in modo significativo,
– visti l'articolo 4 della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali,
– visto il Piano d'azione globale adottato dagli Stati che partecipano all'OSCE, compresi gli Stati membri dell'Unione europea e i paesi candidati, incentrato sul miglioramento della situazione dei rom e dei sinti nella zona OSCE, nel quadro del quale gli Stati si impegnano, tra l'altro, a potenziare i loro sforzi volti a garantire che le popolazioni rom e sinti possano svolgere un ruolo pieno ed equo nelle nostre società, e a debellare la discriminazione nei loro confronti,
– visti la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e lo Statuto dell'Agenzia per i diritti fondamentali,
– vista la relazione del gruppo consultivo di esperti di alto livello sull'integrazione sociale delle minoranze etniche e sulla loro piena partecipazione al mercato del lavoro, intitolata "Minoranze etniche sul mercato del lavoro – Un urgente appello per una migliore inclusione sociale" e pubblicata dalla Commissione nel 2007,
– visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento,

A. considerando che i 12-15 milioni di rom che vivono in Europa – di cui circa 10 milioni nell'Unione europea – sono vittime di discriminazioni razziali e soggetti in molti casi a gravi discriminazioni strutturali e a condizioni di povertà e di esclusione sociale, come anche a discriminazioni molteplici in base al sesso, all'età, all'handicap o all'orientamento sessuale; considerando che gran parte dei rom europei sono diventati cittadini dell'Unione europea a seguito degli ampliamenti del 2004 e del 2007, beneficiando del diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri,

B. considerando che la situazione dei rom europei – che storicamente sono stati parte della società in numerosi paesi europei e hanno contribuito ad essa – è diversa da quella delle minoranze nazionali europee, cosa che giustifica l'adozione di misure specifiche a livello europeo,

C. deplorando che i cittadini rom dell'Unione europea siano spesso vittime di discriminazioni razziali nell'esercizio del loro diritto fondamentale, in quanto cittadini dell'Unione europea, alla libertà di circolazione e di stabilimento,

D. considerando che numerosi rom e numerose comunità rom che hanno deciso di stabilirsi in uno Stato membro dell'Unione europea diverso da quello di cui sono cittadini si trovano in una posizione particolarmente vulnerabile,

E. riconoscendo che sia negli Stati membri che nei paesi candidati non si sono compiuti progressi nella lotta alla discriminazione razziale nei confronti dei rom e nella difesa del loro diritto all'istruzione, all'occupazione, alla salute e all'alloggio,

F. considerando che la segregazione nell'istruzione continua ad essere tollerata negli Stati membri dell'Unione europea; riconoscendo che tale discriminazione nell'accesso ad un'istruzione di qualità condiziona in modo permanente la capacità dei bambini rom di sviluppare e di sfruttare il loro diritto ad uno sviluppo educativo,

G. considerando che condizioni di vita deplorevoli e insalubri e una ghettizzazione evidente sono fenomeni ampiamente diffusi e che, regolarmente, i rom sono vittime di espulsioni forzate o viene loro impedito di abbandonare tali aree,

H. considerando che le comunità rom presentano in media livelli inammissibilmente elevati di disoccupazione, il che richiede interventi specifici volti ad agevolare l'accesso al lavoro; sottolineando che il mercato europeo del lavoro, così come la società europea nel suo complesso, trarrebbero enorme beneficio dall'integrazione dei rom,

I. considerando che l'Unione europea offre una varietà di meccanismi e strumenti che possono essere utilizzati per migliorare l'accesso dei rom ad un'istruzione di qualità, all'occupazione, all'alloggio e all'assistenza sanitaria, in particolare politiche in materia di inclusione sociale, sviluppo regionale e occupazione,

J. riconoscendo che l'inclusione sociale delle comunità rom continua ad essere un obiettivo da raggiungere e che occorre utilizzare gli strumenti dell'Unione europea per realizzare cambiamenti efficaci e visibili in questo settore,

K. riconoscendo la necessità di garantire un'effettiva partecipazione dei rom alla vita politica, in particolare alle decisioni che incidono sulla loro vita e sul loro benessere,

L. considerando che l'"antizingarismo" o fobia dei rom è ancora diffuso in Europa, che è promosso e utilizzato dagli estremisti, cosa che può culminare in attacchi razzisti, discorsi improntati all'odio, attacchi fisici, espulsioni illegali e vessazioni da parte della polizia,

M. considerando che la maggior parte delle donne rom subiscono una doppia discriminazione, in quanto rom e in quanto donne,

N. considerando che l'Olocausto dei rom (Porajmos) merita un pieno riconoscimento commisurato alla gravità dei crimini nazisti volti ad eliminare fisicamente i rom d'Europa, così come gli ebrei e altri gruppi mirati;

1. condanna senza eccezioni e senza ambiguità possibili tutte le forme di razzismo e di discriminazione cui sono soggetti i rom e altre comunità considerate "zingari";

2. accoglie favorevolmente le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo del 14 dicembre 2007 il quale, "conscio della situazione molto particolare in cui versa la comunità rom in tutta l'Unione, invita gli Stati membri e l'Unione stessa ad utilizzare tutti i mezzi per migliorarne l'inclusione" e "invita a tal fine la Commissione ad esaminare le politiche e gli strumenti vigenti e a riferire al Consiglio, entro la fine del giugno 2008, in merito ai progressi registrati";

3. ritiene che l'Unione europea e gli Stati membri condividano la responsabilità di promuovere l'inserimento dei rom e di appoggiare i loro diritti fondamentali in quanto cittadini europei, e che debbano intensificare prontamente i loro sforzi per conseguire risultati visibili in tale settore; invita gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea ad avallare le misure necessarie per creare un clima sociale e politico adeguato, che consenta di porre in atto l'inserimento dei rom;

4. sollecita la nuova Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali a porre l'"antizingarismo" tra le massime priorità del suo programma di lavoro;

5. riafferma l'importante ruolo dell'Unione europea nella lotta contro la discriminazione nei confronti dei rom, che spesso è strutturale e che per questo richiede un'impostazione globale a livello dell'Unione europea, ma riconosce che le competenze fondamentali e il principale investimento in termini di volontà politica, tempo e risorse da destinare alla protezione, alla promozione e alla responsabilizzazione dei rom devono essere a carico degli Stati membri;

6. sollecita la Commissione a sviluppare una strategia quadro europea per l'inserimento dei rom, che miri a dare coerenza alle politiche dell'Unione europea in materia di inclusione sociale dei rom e, nel contempo, sollecita tale Istituzione ad elaborare un piano d'azione comunitario dettagliato per l'inclusione dei rom volto a fornire un sostegno finanziario per la realizzazione dell'obiettivo della strategia quadro europea per l'inclusione dei rom;

7. invita la Commissione ad istituire un'unità rom per coordinare la messa in atto della strategia quadro europea per l'inclusione dei rom, facilitare la cooperazione tra gli Stati membri e coordinare loro azioni comuni, nonché assicurare che tutti gli organi competenti siano sensibilizzati sulle questioni relative ai rom;

8. accoglie con favore le iniziative rese note dalla Commissione, tra cui l'annuncio di una comunicazione sulla strategia rivista per la lotta contro la discriminazione, il prossimo libro verde concernente l'istruzione di bambini immigrati o appartenenti a minoranze svantaggiate, e l'intenzione di prendere misure addizionali per assicurare l'applicazione della direttiva 2004/43/CE; si compiace, in particolare, della proposta di istituire un forum di alto livello sui rom, quale struttura per lo sviluppo di politiche efficaci intese ad affrontare le questioni che interessano i rom;

9. sollecita la Commissione ad esaminare le possibilità di un rafforzamento della legislazione antidiscriminazione nel settore dell'istruzione, in particolare per quanto riguarda la desegregazione, e a riferire al Parlamento sulle risultanze dei suoi lavori entro un anno dall'approvazione della presente risoluzione; ribadisce che l'accesso a pari condizioni ad un'istruzione di qualità dovrebbe essere una priorità nell'ambito di una strategia europea per i rom; sollecita la Commissione ad intensificare i suoi sforzi per finanziare e sostenere, negli Stati membri, azioni intese ad integrare i bambini rom, sin dalla più tenera età, nei sistemi di istruzione ordinari; esorta la Commissione a sostenere programmi che promuovano azioni positive a favore dei rom nei settori dell'istruzione secondaria e superiore, includendo la formazione professionale, l'istruzione degli adulti, l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e l'istruzione universitaria; esorta altresì la Commissione a sostenere altri programmi che offrano modelli positivi e riusciti di desegregazione;

10. sollecita la Commissione a sostenere l'integrazione dei rom nel mercato del lavoro mediante misure che comprendano un sostegno finanziario alla formazione e alla riconversione professionale, misure intese a promuovere azioni positive sul mercato del lavoro, un'applicazione rigorosa delle leggi antidiscriminazione nel settore dell'occupazione e misure atte a promuovere presso i rom il lavoro autonomo e le piccole imprese;

11. invita la Commissione a considerare la possibilità di un sistema di microcredito quale suggerito nella relazione 2007 del gruppo consultivo di esperti di alto livello, per promuovere l'avvio di piccole imprese e sostituire la prassi dell'usura, che obera molte delle comunità svantaggiate;

12. invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a sostenere programmi nazionali volti a migliorare la situazione sanitaria delle comunità rom; sollecita tutti gli Stati membri a porre fine e a rimediare in modo adeguato e senza indugio all'esclusione sistematica di talune comunità rom dall'assistenza sanitaria, comprese, tra l'altro, le comunità che si trovano in aree geografiche isolate, come anche a violazioni estreme dei diritti dell'uomo nell'ambito del sistema sanitario, laddove esse abbiano avuto o stiano avendo luogo, comprese la segregazione razziale nelle strutture sanitarie e la sterilizzazione forzata delle donne rom;

13. sollecita la Commissione a basarsi sui modelli positivi esistenti per sostenere programmi volti a porre fine, negli Stati membri in cui esiste, al fenomeno delle baraccopoli rom – che generano gravi rischi sociali, ambientali e sanitari – e a sostenere altri programmi che offrano modelli positivi e riusciti di alloggio per i rom, inclusi i rom migranti;

14. sollecita la Commissione e il Consiglio ad allineare la politica dell'Unione europea relativa ai rom sul "Decennio per l'integrazione dei rom" e a fare uso delle iniziative esistenti, quali il Fondo per l'istruzione dei rom, il Piano d'azione dell'OSCE e le raccomandazioni del Consiglio d'Europa, al fine di accrescere l'efficacia degli sforzi compiuti in tale settore;

15. sottolinea l'importanza che riveste il fatto di coinvolgere le autorità locali per garantire un'esplicazione efficace degli sforzi volti a promuovere l'inserimento dei rom e a combattere la discriminazione;

16. invita gli Stati membri a coinvolgere la comunità rom al livello di base nel tentativo di mettere il popolo rom in condizioni di beneficiare pienamente degli incentivi forniti dall'Unione europea per tutte le iniziative volte a promuovere i loro diritti e l'inserimento delle loro comunità, nei settori dell'istruzione, dell'occupazione e della partecipazione civica, dal momento che un'integrazione riuscita comporta un approccio che va dal basso verso l'alto e responsabilità comuni; sottolinea l'importanza di sviluppare le risorse umane e le capacità professionali dei rom, al fine di promuovere la loro presenza a tutti i livelli dell'amministrazione pubblica, ivi comprese le istituzioni europee;

17. ricorda che tutti paesi candidati si sono impegnati, nel quadro del processo di negoziazione e di adesione, a migliorare l'inserimento delle comunità rom e a promuovere il loro diritto all'istruzione, all'occupazione, all'assistenza sanitaria e all'alloggio; chiede alla Commissione di effettuare una valutazione del rispetto di tali impegni e della situazione attuale dei rom in tutti gli Stati membri dell'Unione europea;

18. invita la Commissione e le autorità competenti a compiere i passi necessari per porre termine alle attività di ingrasso dei suini sul sito dell'ex campo di concentramento di Lety (Repubblica Ceca), lasciando spazio ad un monumento commemorativo che onori le vittime delle persecuzioni;

19. ritiene che il Parlamento europeo dovrebbe esaminare più nel dettaglio i diversi aspetti delle sfide strategiche europee riguardanti l'inserimento dei rom;

20. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai paesi candidati, al Consiglio d'Europa e all'OSCE.

mercoledì 30 gennaio 2008

Roma, Alleanza Nazionale è preoccupata perchè i Rom lavorano

A Roma, alcune settimane fa, in molti si sono molto agitati perché gli Elenchi telefonici, Tuttocittà e Pagine Gialle erano distribuiti da Rom rumeni. Fabrizio Santori (in foto), membro dell’Esecutivo di AN Roma, si è subito fatto portavoce dei più esagitati: “Abbiamo immediatamente comunicato alla direzione generale della Seat spa, responsabile per la distribuzione degli elenchi, che tale consegna risulta alquanto anomala e lontana dalla prassi comune. Purtroppo la gente è diffidente rispetto alle comunità nomadi e vuole avere chiarezza da un’azienda che svolge un ruolo così delicato entrando nelle case dei cittadini”.
“Vogliamo innanzitutto sapere se è stato firmato un contratto di appalto o singoli contratti di lavoro per la distribuzione degli elenchi e se dunque, gli incaricati nomadi e romeni sono stati preventivamente selezionati dalla Seat spa oppure se la distribuzione dell’azienda si ferma negli androni dei palazzi consentendo ai nomadi successivamente, e in forma del tutto abusiva e spontanea, di trasportare gli elenchi fino alle porte di ingresso delle abitazioni dei cittadini romani".
E’ evidente che se i Rom non lavorano devono essere cacciati e se lavorano devono essere licenziati, quanta intolleranza e quanti pregiudizi.

La cronaca nera invade la politica

Non mi sono mai interessato alla cronaca nera, per due motivi: intanto perché gli atti d’inchieste e processi penali li possono conoscere a fondo solo magistrati ed avvocati degli imputati o delle eventuali parti civili, senza contezza di questi atti si possono scrivere fesserie, e perciò gli articoli di «giudiziaria» sono romanzi e non resoconti di fatti reali; in secondo luogo in quanto tutto questo romanzato d’appendice viene riferito a persone loro sì reali, che si trovano addosso ruoli senza sapere come uscirne, con conseguenze di vita disastrose per cui, alla fine, l’unico crimine vero è quello commesso dai cronisti. Quando i fatti di cronaca hanno conseguenze politiche, però, queste ultime non possono non essere considerate. L’anno 2007 dell’era volgare s’è chiuso con due delitti che hanno inciso in modo molto diseguale su opinione pubblica, posizioni politiche ed atti di governo.
A distanza di circa un mese due crimini atroci. A Roma una buona cristiana, di denominazione valdese, moglie d’un ufficiale di Marina, viene violentata, malmenata e buttata giù da un cavalcavia da ceffi con passaporto romeno. V’è chi dice siano “zingari”, chi girovaghi d’etnia neolatina, comunque accampati in una baraccopoli nei pressi. Si scatena un’ondata xenofoba, che accomuna un sindaco il quale mirava alla guida nazionale del partito democratico ad una Destra alla ricerca di consensi. Il risultato: un provvedimento legislativo che nasce morto ed un personale politico che ha indignato giustamente l’Europa. Il provvedimento legislativo nasce morto in quanto contiene una disciplina della «espulsione di cittadini comunitari» (non credevo ai miei occhi quando ho letto una proposizione simile).
Essa, appena giungerà all’attenzione d’un giudice, non potrà che essere disapplicata per contrasto con le norme comunitarie. Infatti se è vero che la libera circolazione delle persone, dall’origine della C.e.e., può soffrire deroghe per questioni di moralità pubblica, tutela della salute ed ordine pubblico, è però altrettanto vero che, come emerge dalla giurisprudenza costante della Corte di Giustizia della Comunità Europea, queste esigenze vanno appurate caso per caso, da un regolare processo, e quindi nessun provvedimento d’espulsione è concepibile prima dell’esito definitivo del processo medesimo. Ciò, per inciso, genera anche una illegittimità del provvedimento secondo la vigente Costituzione italiana, in quanto l’espulsione prima del processo viola il diritto alla difesa dell’imputato.
Oltre a ciò, è da osservare come la libera circolazione delle persone, nel corso dell’evolvere del processo d’integrazione comunitario, sia passata dal suo legame strumentale col lavoro, come libera circolazione di lavoratori subordinati o libertà di stabilimento d’autonomi, a vero e proprio diritto di cittadinanza supernazionale, senza legame alcuno con lo scopo dell’utilizzo di quella libertà: un cittadino ha, in quanto tale, il diritto a circolare liberamente per il suo paese, che per i cittadini comunitari è l’Unione europea. Gli emendamenti proposti da Destra, nel corso delle vicenda legislativa, erano, se possibile, ancora più farneticanti, e fondati su d’un populismo sciovinista beceroleghista. L’Italia ne è uscita male, perché in Europa s’è discusso molto, anche se nulla ne è emerso sui vernacoli mezzi di comunicazione sociale italiani, sulla persistente involuzione etico-politica d’uno degli Stati membri fondatori delle Comunità e dell’Unione europea.
L’unico soggetto sociale che ha reagito è stata l’antica e benemerita “Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo”, che ha impegnato la sua commissione cultura in un esame approfondito delle radici culturali di questo germe razzista scatenato dall’episodio. Dopo circa un mese accade un’altro crimine, se possibile ancora più efferato. Lo scenario di sfondo è l’opulenta marca trevigiana. La vittima è una buona signora amante degli animali, ne circola una fotografia che la ritrae abbracciare i suoi gatti. Il delitto efferato: rapita a scopo d’estorsione viene, poi, seviziata, pestata di botte e sgozzata nel più atroce dei modi. Il corpo è fatto a pezzi con una sega. L’imputato è un falegname del trevigiano. Quale sarà la reazione? Adesso espelliamo i trevigiani? Il governo varerà un provvedimento legislativo sull’espulsione dei cittadini italiani dall’Italia? Nulla, il silenzio della normalità cade sull’atrocità. Nessuno rileva, e per questo ho preso la penna in mano, che i crimini non sono commessi da “zingari”, romeni, qualche anno fa albanesi, oppure da maomettani o negri, ma dagli uomini.
Non uno osserva che tutti i reati, anche i più atroci, sono già previsti dal Codice Penale, per cui non v’è proprio nulla da inventare. Non s’obbietta che non occorre scomodare Hobbes o Vico per sapere che lo Stato è nato per difendere i cittadini dal crimine, commesso da «chiunque», come s’esprime il Codice, senza questioni di razza, lingua, classe sociale, religione od opinioni politiche e concezioni filosofiche. Nessuno commenta che chiunque introduca queste discriminazioni nell’applicare il diritto penale non combatte il crimine, ma ne compie uno di nuovo. di Riccardo Scarpa

Brescia, Forza Nuova vuole cacciare tutti Cittadini Italiani se appartengono alle minoranze sinte e rom

Sarà il segretario provinciale di Brescia, Luca Castellini, il candidato sindaco di Forza Nuova per le amministrative per il Comune di Brescia. E subito si lanciano le solite affermazioni razziste.
Forza Nuova annuncia, quindi, che nei prossimi giorni si muoverà sul territorio bresciano con volantinaggi e fiaccolate nei quartieri più problematici della città: "Mentre i politicanti bresciani si affannano tra mosse elettoralistiche e parole più o meno condite alle quali regolarmente non seguiranno fatti concreti, la nostra sezione rende note le date e i luoghi dei prossimi banchetti in città per continuare la grande raccolta firme (negli ultimi due mesi dell’anno ne sono già state raccolte quasi un migliaio) per chiedere l’immediata chiusura di tutti i campi nomadi presenti sul territorio bresciano e l’allontanamento degli zingari occupanti, contro il piano comunale per i centri di emergenza abitativa dell’assessore Capra e per dire basta a provvedimenti antisociali e antibresciani".

Porrajmos, a Berlino il primo memoriale

Il ministro della Cultura tedesco, Bernd Neumann (Cdu), dopo aver ricevuto la conferma da parte della commissione Cultura del Bundestag, ha annunciato che sarà realizzato il memoriale sul Porrajmos. Il Ministro ha anche annunciato che sarà realizzato un monumento per ricordare gli omosessuali, sterminati dai nazisti.
L’anno scorso dopo anni di discussioni, soprattutto perchè si voleva utilizzare il termine "zingari", il Governo aveva deliberato lo stanziamento di due milioni di euro per realizzare l’opera. “Con ciò abbiamo il via libera per la costruzione e l'inaugurazione di questi monumenti”, ha detto Neumann, cui ha fatto eco il sindaco di Berlino, Klaus Wowereit (Spd), secondo il quale i lavori di fronte al Reichstag per il memoriale di Sinti e Roma cominceranno già a febbraio.
Il memoriale sarà realizzato dal famoso scultore Dani Caravan e sarà posizionato tra il Reichstag ed il Cancello di Brandenburg in centro a Berlino.
Soddisfazione da parte del Consiglio Centrale dei Sinti e dei Roma che si è battuto per questo risultato da alcuni anni. L’anno scorso vi era stata una forte polemica sul termine “zingari” che ha visto prevalere le tesi di Romani Rosa, leader del Consiglio Centrale, che non voleva che sul memoriale si utilizzasse il termine “gruppi etnici zingareschi”.

martedì 29 gennaio 2008

Roma, Alleanza Nazionale si batte per i Rom?

“Basta parlare serenamente con i Rom presenti nei campi illegali presenti sotto il viadotto della Magliana e all’interno della Tenuta dei Massimi, a Parco dei Medici, per verificare le anomalie che si riscontrano nella gestione dell’emergenza rom da parte del Comune di Roma e, in particolare, del Dipartimento Politiche Sociali”, così ha dichiarato in un nota Augusto Santori, Vice Capogruppo di AN in Municipio XV.
“Non possiamo – afferma il consigliere di AN, cui fa eco il collega Marco Palma – non accorgerci anche delle impressioni dei Rom in relazione al fatto che il Comune di Roma da tempo continua a gestire una questione così delicata con negligenze e troppe anomalie. Alla Magliana più di una famiglia di Rom bosniaci, con tanto di tesserino dell’Opera Nomadi, denuncia di essere stata costretta ad andare via dal campo attrezzato di Via Candoni a causa dell’incapacità del Comune di gestire una corretta convivenza con la componente romena. A Parco dei Medici, invece, un cittadino romeno di etnia rom dichiara di essere stato allontanato dal campo attrezzato di Villa Troili, al momento dello sgombero di questo avvenuto qualche settimana fa, e di non aver più ricevuto alcun contatto dallo stesso Comune, che lo aveva inizialmente ospitato ordinariamente nel suddetto campo”.
“Ora anche i Rom regolari – insiste Santori – che il Comune dichiara di voler assistere all’insegna della solidarietà, spesso troppo urlata, vivono all’interno di baracche presenti in campi illegali, in uno status che né i cittadini né il Comune a quanto sembra sono nelle condizioni di definire puntualmente, rendendo la realistica quanto concreta soluzione del problema rom e stanziamenti abusivi sempre più lontana e precaria”.

lunedì 28 gennaio 2008

Bologna, cause strategiche contro la discriminazione

A Bologna, mercoledì 20 febbraio 2008, dalle ore 10.30 alle ore 17.30 presso la Sala 5 della sede della Regione Emilia-Romagna, in Viale Silvani 6 si terrà la conferenza “cause strategiche contro la discriminazione”.
Le cause strategiche sono cause legali che organizzazioni di tutela contro le discriminazioni, avvocati e singoli individui decidono di intraprendere allo scopo d’indurre un cambiamento sociale, legislativo e giurisprudenziale che contribuisca allo sviluppo della tutela dei diritti umani.
In Europa il ricorso alle cause strategiche sta diventando uno dei metodi più utilizzati per combattere le discriminazioni sulla base della razza e dell’origine etnica, mentre in Italia il tema è stato sinora poco trattato e ancor meno praticato.
Per decidere se intentare una causa strategica occorre valutare molti elementi: esperti e vittime si sono confrontati su questo tema per un anno e le loro riflessioni sono presentate in un opuscolo e riproposte in questa conferenza.
La conferenza è dunque il luogo dove associazioni di tutela contro le discriminazioni in ogni campo, istituzioni pubbliche di tutela delle vittime di discriminazione, persone a rischio di discriminazione fondata sulla razza, sul colore, l’ascendenza o origine nazionale o etnica, le convinzioni e le pratiche religiose, avvocati e magistrati, possono dibattere sulla praticabilità delle cause legali strategiche in Italia.
Lo scopo è gettare le basi per una collaborazione strutturata che rafforzi il movimento anti-discriminazione e le vittime nella tutela dei propri diritti.
L’iniziativa è l’evento conclusivo del progetto "Cause strategiche contro la discriminazione", co-finanziato da UNAR - Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, promosso da Cospe in collaborazione con ASGI, CESTIM, ENAR e il Servizio Politiche per l’accoglienza e l’integrazione sociale dei cittadini stranieri Regione Emilia-Romagna.
Per ulteriori informazioni: Segreteria Organizzativa Cospe, Via Lombardia n. 36 a Bologna, telefono 051 546600, e-mail cospe@cospe-bo.it

La memoria per il presente

Ricordare la persecuzione di Rom e Sinti durante il nazi-fascismo è importante. E quest’anno lo è forse ancora più del passato. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a quella che il presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio Europeo ha definito ‘una caccia alle streghe’. E le streghe erano ancora una volta i rom, meglio se di origine romena.
Il clima delle settimane che hanno preceduto le festività natalizie è stato scosso da forti ondate emotive, sollevate con dovizia retorica da politici in cerca di attenzione mediatica e intenti a posizionarsi nel grande centro della politica italiana dove ormai comandano termini come ‘tolleranza zero’, ‘sicurezza’ e ‘controllo del territorio’.
Ma forse è il caso di ricordare, in questo paese dalla memoria cortissima, che questa è solo l’ultima caccia (di una lunga serie) ai rom, siano essi lavavetri, presunti rapitori di bambini, schiavisti, criminali per natura o ‘bestie’, come un prefetto della repubblica li ha definiti, e che non è iniziata a novembre, ma va avanti ormai da tempo. Una data simbolica potrebbe essere il lancio della ‘battaglia per la legalità’ del sindaco Cofferati a Bologna nell’ormai lontano 2005. Ben prima quindi della tragica aggressione che ha portato alla morte della signora Reggiani a Tor di Quinto (Roma).
Da notare anche che i protagonisti di queste campagne che si autodefiniscono securitarie sono stati spesso i sindaci di centro-sinistra, che hanno trovato una volenterosa spalla nei colleghi di destra. Il nuovo condottiero del partito democratico che si vanta per le 6000 persone lasciate senza una casa e il sindaco manager di Milano, il crociato fiorentino che cita Marx a sproposito nella sua battaglia epica contro i lavavetri e il leghista condannato per razzismo ma poi eletto con una valanga di voti perchè ha avuto il coraggio di dire ‘fuori gli zingari dalla città’, l’ex-operaio torinese che dice di sapere cosa significa emigrare ed essere poveri e l’ex-segretario confederale del più grande sindacato italiano, hanno tutti parlato la stessa lingua. di Nando Sigona, continua a leggere…

domenica 27 gennaio 2008

Porrajmos

Quanti oggi conoscono la parola Porrajmos? Pochissimi. Questo è l’indizio più significativo di come la memoria dei popoli che ci ostiniamo a chiamare "zingari" e "nomadi" fatichi a trovare ascolto e cittadinanza in Italia. Porrajmos è la parola che nelle lingue sinte e rom definisce il divoramento subito in Europa tra il 1934 e il 1945.
I Rom e i Sinti, fin dall’arrivo in Europa nel 1400, sono stati sempre perseguitati, cacciati e banditi da ogni Stato per la loro diversità. Le loro culture, la loro lingua, i loro sistemi sociali, così diversi da quelli della società maggioritaria (in senso numerico) sono sempre stati negati. Il culmine della persecuzione è stato raggiunto in un’epoca recente: nel periodo nazista e fascista.
Se la memoria della Shoah si affievolisce in vuote celebrazioni istituzionali, la persecuzione razziale subita dai Rom e dai Sinti è stata rimossa o addirittura negata.
L’Europa nazista e fascista fu teatro dell’annientamento di almeno la metà dell’intera popolazione rom e sinta europea. Cinquecentomila uomini, donne e bambini perseguitati, imprigionati, uccisi, deportati nei lager e seviziati, vittime degli orrendi esperimenti medici nazisti, sterminati nelle camere a gas e nei forni crematori.
Nei processi ai nazisti colpevoli di crimini contro l’umanità che seguirono la liberazione, primo tra tutti quello di Norimberga, Rom e Sinti non ebbero spazio. Le loro sofferenze non solo non vennero mai indennizzate ma nemmeno prese in considerazione. Solo nel 1980 il governo tedesco, in seguito ad una iniziativa della Verband Deutscher Sinti und Roma, riconobbe ufficialmente che i Rom e i Sinti durante la guerra avevano subito una persecuzione razziale.
In Italia le popolazioni sinte e rom non hanno ancora ricevuto nessun riconoscimento ufficiale per le persecuzioni su base razziale subite durante la dittatura fascista. La Legge n. 211 del 20 luglio 2000 che istituisce il Giorno della Memoria non ricorda lo sterminio subito dalle popolazioni sinte e rom.
Oggi esiste una documentazione inequivocabile per affermare che i Rom e i Sinti dal 1938 al 1945 furono le uniche popolazioni, insieme al popolo ebraico, vittime di uno sterminio di matrice razziale.
I motivi che hanno portato allo sterminio dei Rom, dei Sinti e degli Ebrei e di altre minoranze possono riproporsi oggi, sebbene in un contesto e su scala diversi, colpendo altre minoranze indifese, esposte all’intolleranza, alla xenofobia e alla violenza razzista: i migranti, i neri, gli omosessuali e ancora gli stessi Rom e Sinti.
Ciò che dovrebbe farci riflettere è che il Porrajmos e la Shoah furono messi in atto in un periodo in cui la civiltà occidentale era al culmine dello sviluppo culturale ed economico. La Shoah e il Porrajmos sono parte integrante delle costruzioni sociali occidentali, sono stati generati dalla stessa Europa cristiana e cattolica nella quale viviamo oggi. Ecco perché la Shoah e il Porrajmos ci appartengono intimamente.
Perpetrare l’oblio nel quale si rischia di cancellare questi eventi equivale a legittimare un’oltraggiosa indifferenza per tutte le vittime della follia nazi-fascista ma, soprattutto, è il segno di una cecità pericolosa e potenzialmente suicida per la stessa Europa.
Ciò che accade oggi in Italia alle popolazioni Sinte e Rom è anche il risultato di questo oblio, di questa ipocrita indulgenza nei confronti della memoria storica propria della società maggioritaria, in senso numerico.
I Rom e i Sinti sono scacciati, mal tollerati e rinchiusi nei “campi nomadi”. A queste popolazioni, italiane da generazioni, viene ancora negato il diritto di essere parte integrante e interagente del Paese.

giovedì 24 gennaio 2008

Rom e Sinti, siamo disperati!

In Italia e' in atto una vera e propria apartheid nei confronti delle comunità rom e sinte che pensano di inoltrare un rapporto alle Nazioni Unite. Questa, in sintesi, la situazione descritta in una conferenza stampa dalle associazioni rom e sinte che hanno partecipato Roma, presso la scuola superiore dell'amministrazione dell'Interno, alla conferenza europea sulla popolazione rom.
"Siamo disperati - racconta Nazzareno Guarnieri mediatore culturale rom - e abbiamo bisogno di un radicale cambiamento di metodo da parte dell'Italia nei nostri confronti. Non vogliamo più essere un oggetto di studio ma un soggetto di confronto".
Per Djiana Pavlovic (in foto), della comunità rom di Milano, ormai i rom non sono più "nomadi", per questo hanno bisogno di case, di lavoro e di vivere una vita normale. L'uccisione a Roma della signora Reggiani, spiega ancora, ha scatenato una vera e propria "caccia allo zingaro" ed è stato dimenticato che proprio una donna rom ha chiamato aiuto fermandoo un autobus in strada.
Per tutti la soluzione è quella di riconoscere le popolazioni rom e sinte come minoranza linguistica nazionale e riconoscere quelli che vivono in Italia da tanti anni come italiani e concedere permessi di soggiorno per chi vive nei campi regolari. Quindi e' urgente trasformare i cosiddetti "campi nomadi" in piccoli villaggi non segregati ma ben collegati con il resto della città e soprattutto prestare la massima attenzione per consentire ai bambini rom e sinti di frequentare le scuole con il coinvolgimento concreto dei genitori.

mercoledì 23 gennaio 2008

Amato, i Rom e i Sinti sono nostri fratelli

Lo Stato deve varare "una legge sulla minoranza rom, una minoranza che va tutelata". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, in chiusura della conferenza europea sulla popolazione rom che si è svolta a Roma. "L'Italia da questo punto di vista è carente. Su questo ci vuole un consenso unanime", ha aggiunto Amato, secondo il quale non ci possono essere distinzioni politiche nell'accettare il principio che una minoranza vada tutelata.
Il titolare del Viminale ha sottolineato che il problema dei rom va affrontato alla radice rimuovendo "i drammatici stereotipi" e i "pregiudizi" che operano "sulle coscienze dei popoli europei" e portano a vedere negli 'zingari' dei 'potenziali nemici'.
Per rimuovere questi pregiudizi, ha sottolineato Amato, è cruciale il ruolo positivo dei mass media. Come è avvenuto per la tragedia del Darfur perché "il ruolo dei media non è affatto rilevante" nel far vedere determinate realtà e "spingere i governi a occuparsene".
"Anche noi abbiamo un piccolo Darfur nelle periferie delle nostre città" e l'informazione può "farci rendere conto che anche i bambini" che stanno in questi piccoli Darfur sono nostri fratelli.

La Conferenza secondo il Ministero dell’Interno

I lavori della seconda giornata della Conferenza europea sulla popolazione Rom sono stati introdotti dal capo Dipartimento delle Libertà civili e l’immigrazione, prefetto Mario Morcone, che ha illustrato i tre panel di discussione, dedicati all’ ”istruzione come elemento fondante della convivenza”, alla “casa come sostegno per una integrazione possibile” ed alla “tutela dei diritti e il rispetto delle regole”.
Il sottosegretario all’Interno, Ettore Rosato, nel presentare la tematica di quest’ultima sezione di lavoro ha sottolineato come compito specifico del Ministero dell’Interno, accanto a quello della sicurezza, sia proprio quello di garantire la tutela delle minoranze e degli stranieri presenti sul territorio italiano, come ben sanno i tanti prefetti presenti oggi nella sala conferenza della SSAI, che quotidianamente si occupano di una problematica così complessa, per la quale occorre una politica integrata tra Stato, Regioni ed enti locali, che deve essere necessariamente condivisa dalle varie componenti sociali.
Il Ministro Plenipotenziario Valentino Simonetti, presidente del CIDU, Comitato Internazionale dei Diritti Umani, ha voluto richiamare le buone prassi realizzate in alcuni Paesi europei sullo status dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti, per il quale non esiste una disciplina univoca e nemmeno una connotazione univoca di minoranza. Dopo una puntuale ricognizione della normativa internazionale volta a contrastare ogni discriminazione di tipo razziale, il ministro si è soffermato ad analizzare le best practices di Svezia ed Austria: il paese scandinavo fin dal 1999, con una legge ad hoc, ha riconosciuto ai Rom la connotazione di minoranza etnica, mentre in Austria il riconoscimento ha riguardato sei gruppi etnici tra i quali Rom e Sinti.
Particolarmente attiva su questo versante anche la Spagna, ove sono stati attivati servizi di informazione e consulenza nel settore occupazionale, destinati specificamente alle minoranze ed alla componente Gitana presente sul territorio iberico. A Burgos è stata posta in essere una politica abitativa di assoluto rilievo ed innovazione, con la messa a disposizione di appartamenti a favore degli appartenenti alla comunità Rom presente in loco. Il presidente del CIDU, dopo aver messo in guardia dai rischi di ghettizzazione correlato al riconoscimento della comunità Rom quale minoranza, ha ricordato i tanti incontri e le numerose iniziative promosse dalla comunità europea per la partecipazione delle minoranze alla vita pubblica degli Stati ove risiedono ed alla definitiva eliminazione di ogni discriminazione nei confronti dei Rom.
Il rappresentante dell’OSCE Andrzej Mirga ha posto l’accento sul concetto di “autorappresentazione” dei Rom, un diritto che risulta realizzato solo in Serbia, in Croazia, nel Montenegro, ma soprattutto in Ungheria, del cui parlamento fanno parte due giovani ed attivissime donne di etnia Rom. Questi esempi non possono far dimenticare, come evidenziato nella prima giornata di questa Conferenza Europea dalla ricerca condotta dal professor Mannheimer, come la popolazione Rom sia ancora oggi considerata “di fascia B”, emarginata, spesso disprezzata ed additata semplicisticamente come criminale e violenta. Anche Paesi evoluti come la Francia presentano ampie zone, come la stessa periferia di Parigi, ove l’integrazione non si è completata e ad esempio sul fronte lavoro le opportunità concesse alle minoranze sono piuttosto modeste.
Mirga ha poi svolto un primo bilancio sui risultati in ambito internazionale conseguenti all’impegno per favorire l’integrazione dei Rom nei Paesi ospitanti nell’arco del periodo 2003-2008: a fianco di Paesi “negligenti”, ci sono nazioni che non accompagnano ad una “retorica” sul tema una implementazione concreta; ci sono poi nazioni nelle quali a fare qualcosa in concreto con progetti finanziati sono solo fondazioni e donatori privati; alcuni Paesi, tra i quali Ungheria, Polonia e Montenegro, hanno avviato invece progetti concreti sostenuti da impegni di spesa straordinari; infine ci sono Paesi ove le autorità locali perseguono prioritariamente l’intento di allontanare le comunità Rom. In chiusura il rappresentante Osce ha ricordato l’appuntamento di Luglio 2008, sotto la guida della Finlandia, per un esame approfondito della realtà Rom in rapporto alla politica delle autonomie locali.
Ha preso poi la parola Eva Rizzin del Comitato Rom e Sinti Insieme la quale ha analizzato i motivi della arretratezza in Italia della rappresentanza delle comunità Rom e Sinti, spesso giustificati da pregiudizi dettati dalla ignoranza sulla storia e sulla filosofia di vita delle comunità stesse.
Da qui la proposta di promuovere una conoscenza diffusa della filosofia di vita di Rom e Sinti, ricordando come il 2007, anno europeo della parità di trattamento, si sia rilevato un anno di sgomberi forzati, di incendi, di ronde, di morte, come nel caso dei quattro bambini di Livorno.
Con composta decisione la rappresentante dei Sinti ha sottolineato come il rispetto delle regole sia inderogabile da parte di ogni minoranza come anche da parte delle istituzioni, che devono sempre garantire condizioni di vita dignitose per ogni persona presente sul territorio dello Stato. Affrontato poi il contenuto dei Patti di legalità stipulati in quasi tutte le grandi città italiane nel 2007 spesso finalizzati ad allontanare i campi nomadi dai centri urbani con ulteriore effetto di emarginazione e, da ultimo, la legge 482 del 1999 che, riconoscendo le minoranze storiche in Italia, escludeva aprioristicamente Rom e Sinti. La conclusione della giovane esponente Sinta si è incentrata sull’intento di ridare tutela e dignità in Italia a tutte le rappresentanze sinte e rom, presenti nel nostro territorio fin dal XIV secolo.
Prima del previsto dibattito in aula, ha svolto il suo intervento il prefetto Perla Stancari, Direttore centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze, che, prendendo avvio dagli atteggiamenti di rifiuto spesso posti in essere nei confronti dei Rom ha richiamato le competenze del ministero dell’Interno a tutela di tutte le minoranze e le tante iniziative avviate dal Viminale in tale materia anche con i Paesi di provenienza, in particolare con quello romeno.
Interessanti le valutazioni sui mutamenti del fenomeno Rom, evidenziati da un monitoraggio avviato nel 2006 dal Viminale, aggiornato nel 2007 con la collaborazione di tutte le prefetture, dal quale emergono criticità da affrontare ma anche progetti conclusi con successo, soprattutto per quel che riguarda l’istruzione e le attività lavorative. L’analisi del prefetto Stancari ha poi riguardato l’impegno degli enti locali e la stessa legislazione regionale, la mancanza di una politica nazionale per migliorare la condizione dei Rom, l’importanza dei patti per la legalità siglati con i sindaci delle grandi città italiane, gli interventi di sostegno alle categorie svantaggiate sostenuti dal Fondo UNRRA.
Da ultimo è stata posta l’attenzione sull’immigrazione come risorsa, non solo per la grande industria italiana ma anche per le singole famiglie del nostro Paese che possono fare affidamento, nella maggioranza dei casi, su collaboratori stranieri capaci ed affidabili, e sui diritti dei più deboli che vanno difesi strenuamente, soprattutto quando si tratta di bambini costretti all’accattonaggio oppure di donne sfruttate da organizzazioni senza scrupoli.

Rosi Bindi, "Stiamo lavorando ad un piano per l'infanzia dedicato ai Rom"

Alla chiusura della Conferenza Europea sulla Popolazione Rom è intervenuta Rosi Bindi ribadendo i concetti già espressi all’ONU.
Il Ministro oggi ha affermato: "I bambini Rom, anche in materia di adozione internazionale, rischiano forme di discriminazione, esiste infatti la possibilità di un atteggiamento di selezione/rifiuto per i bambini di questa etnia".
Secondo Rosi Bindi serve un profondo cambiamento di mentalità e le politiche di integrazione devono essere rivolte "non al rom in quanto individuo singolo ma verso le famiglie rom". Il ministro ha poi annunciato che l'esecutivo sta lavorando per un piano nazionale per l'infanzia che prevede una parte dedicata esclusivamente ai Rom.

Frattini, l'UE deve tutelare di più i Rom e i Sinti

L'Unione europea può e deve fare di più per tutelare i diritti della minoranza Rom che ha come sua prima preoccupazione quella "della sicurezza personale". E' quanto ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini, nel suo intervento oggi alla Conferenza europea sulla popolazione Rom presso la Scuola superiore dell'Amministrazione dell'Interno.
"A dicembre ho organizzato un incontro con le associazioni Rom di tutta Europa e ho riscontrato che la principale preoccupazione è quella per la sicurezza personale - ha spiegato Frattini - la cittadinanza europea si declina proprio come diritto di vivere sicuri e rispettando le leggi, per questo l'Europa deve garantirlo. La seconda preoccupazione - ha continuato - è quella per il diritto alla casa che condiziona anche lo stato della dignità umana e rende difficile anche parlare di educazione".
Il vicepresidente ha inoltre sottolineato che la comunità Rom in Europa è preoccupata anche per la discriminazione delle donne e dei bambini "che soffrono sia della discriminazione legata al pregiudizio, sia di quella del sistema scolastico e da parte dei compagni per i più piccoli".
Frattini ha poi spiegato che l'Ue potrà fare di più grazie ai nuovi progetti che verranno finanziati dal 2007 al 2013 "con un generoso stanziamento che supererà i 300 milioni di euro già assegnati nel quinquennio precedente e per i progetti di inclusione dei Rom. A questi fondi hanno attinto la Spagna, la Romania e la Bulgaria, meno l'Italia. Questo è un invito a tutti coloro che ne volessero approfittare".
Infine, Frattini ha ricordato che la Commissione europea presenterà a breve un rapporto sul bilancio dell'anno 2007, anno dedicato alle pari opportunità. In questo rapporto "un capitolo sarà dedicato ai Rom e oltre a fare un bilancio sarà dato un suggerimento su cosa fare nel 2008 e la priorità sarà educazione, educazione, educazione", per cui l'Unione europea stanzierà dei fondi appositamente destinati.
Noi di sucardrom siamo felici del cambio di registro nelle dichiarazioni del Commissario Frattini che era stato censurato da tutto il Parlamento Europeo sulla questione rom.

David, la questione rom è una responsabilità europea

Il problema della minoranza Rom è questione che non riguarda soltanto i singoli Paesi, ma è una precisa responsabilità dell'Unione europea, secondo il ministro dell'Interno romeno, Cristian David, intervenuto alla Conferenza europea sulla popolazione Rom.
"Esporre i temi e diventare consapevole è fondamentale per evitare che la realtà venga accantonata. La Romania riconferma la propria preoccupazione per i problemi delle minoranze e ritiene fondamentale identificare strumenti efficienti, ma trovare una soluzione è responsabilità dell'Ue", ha detto David.
Il ministro ha inoltre ipotizzato che "se necessario si crei anche la figura di un coordinatore a livello europeo che gestisca il problema della minoranza Rom".
La popolazione di Rom e Sinti è pari a 8-12 milioni "il 2% della popolazione Ue - ha ricordato David - e vive in povertà, in isolamento, senza l'accesso al lavoro e al sistema scolastico. L'istruzione è il punto chiave per risolvere questo problema anche se è uno strumento che avrà i suoi risultati sul lungo periodo". La Romania propone "di contribuire a una strategia coerente a livello europeo con la propria esperienza nella risoluzione del problema della minoranza Rom", ha aggiunto il ministro romeno. "Il problema esiste, adesso bisogna passare dalla dichiarazioni alle azioni concrete", ha concluso David.

Gli "zingari" non esistono!

Ieri Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, si è presentato alla Conferenza Europea sulla Popolazione Rom in qualità di docente all'Università per stranieri di Perugia. Era stato inserito nel programma iniziale per offrire un quadro sulla presenza di Rom e Sinti in Italia e i Europa, attraverso una ricostruzione storica.
E subito è partito male affermando: «Chiarisco subito che in questa mia relazione utilizzerò per parlare delle popolazioni, rom, sinti e camminanti, il termine “zingari”. Questo termine, con le sue varianti linguistiche, è usato da secoli in tutta l’Europa per definire queste popolazioni. E’ una definizione coniata dalla cultura “non zingara” che è poi entrata nel linguaggio comune. Di per sé il termine “zingaro” non racchiude alcuna sfumatura negativa o dispregiativa».
Spieghiamo a Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio e docente all'Università per stranieri di Perugia, che utilizzare l’eteronimo “zingari” ma anche l’eteronimo “nomadi” sono evidenti forme di discriminazione razziale.
Questi termini hanno fortissimi limiti concettuali che si possono identificare su due piani diversi: in primo luogo sono denominazioni costruite e decise da appartenenti alla società maggioritaria (in senso numerico) che applicano una vecchia necessità etnocentrica di categorizzazione; in secondo luogo, questi termini, non sono in grado di designare con precisione le popolazioni sinte e rom, presenti in Italia, perché non hanno una definizione semantica precisa.
Il divario che esiste tra la classificazione “colta” degli studiosi e quella propria delle popolazioni rom e sinte non è mai stato superato ed è dovuto al fatto che i due gruppi hanno interessi molto diversi.
Il primo deve categorizzare per dare risposte compiute sostenute da metodologie scientifiche; il secondo deve semplicemente chiamare per nome una realtà concreta, contingente, estremamente prossima: la sua stessa vita quotidiana.
Più precisamente si dovrebbe segnalare anche un minor interesse dei Rom e dei Sinti a fornire dati per l'identificazione "arbitraria" da parte degli appartenenti alla società maggioritaria. Questo perché, ad oggi, pochi sono i progetti che vedono protagonista la partecipazione attiva degli stessi Sinti e Rom.
Nessuno è riuscito fino ad ora a proporre elementi comuni alternativi che giustifichino sia il termine "nomadi" che il termine “zingari” tanto che è quasi lecito affermare che queste parole non significhino niente perché non designano nulla. Categorie, quella dei “nomadi” e quella degli "zingari" inventate da appartenenti alla società maggioritaria per porre di fatto i Sinti e i Rom a distanza dal “normale cittadino”.
Per i prossimi interventi chiediamo a Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio e docente all'Università per stranieri di Perugia, di utilizzare gli autonimi Rom, Sinti, Kalé, Manouche e Romanichals per designare le popolazioni presenti in Europa e di utilizzare gli autonimi Rom e Sinti per designare le popolazioni presenti in Italia.

Rom e Sinti, la scuola deve cambiare

Nella mattinata di oggi, alla Conferenza europea sulla popolazione rom, si sono riuniti tre gruppi di lavoro riguardanti diritti, istruzione e casa.
Ettore Rosato, sottosegretario all'Interno, ha poi tirato le conclusioni per quello che riguarda l'aspetto dei diritti, esprimendo il bisogno di un maggior riferimento al quadro internazionale, promuovendo allo stesso tempo una maggiore operatività nazionale. Il sottosegretario ha poi evidenziato come sia necessaria una migliore comunicazione sia da parte delle istituzioni che da parte delle comunità rom e sinte. Rispetto alla mendicità infantile, Rosato ha dichiarato: "Non si possono giustificare bambini ai semafori al massimo si può capirli".
Forti dubbi sono invece stati espressi in materia di istruzione. L’intervento del prof. Bruno Morelli per Sucar Drom e quelli di Luca Dotti e Davide Gabrieli, sempre per Sucar Drom, hanno sottolineato come la strategia seguita fino ad ora non ha dato risultati ottimi e come la conferenza di oggi debba rappresentare un giro di boa verso un migliore approccio alla scuola per rom e sinti. La scuola interculturale deve intraprendere quindi percorsi precisi che sappiano far crescere la consapevolezza delle culture rom e sinte.
Durante i lavori della mattinata è emerso inoltre il bisogno di evitare i ghetti e superare i campi, ristrutturandoli e potenziandoli con strutture di coesione al loro interno, fino a quando non sia possibile superarli.
In foto il prof. Bruno Morelli e l'insegnante Maria Grazia Dicati durante un incontro del comitato "Rom e Sinti Insieme".

Attenzione, è anticipata la conferenza stampa

Per motivi organizzativi è anticipata alle 14.00 la conferenza stampa alla Conferenza Europea sulla Popolazione Rom. Il comitato “ Rom e Sinti Insieme” invita la stampa nazionale e internazionale alla conferenza stampa sulla questione rom e sinta in Italia, a margine della Conferenza Europea sulla Popolazione Rom.
La stampa nazionale ed internazionale è invitata mercoledì 23 Gennaio 2008, alle ore 14.00 e non alle 14.30 come comunicato ieri, presso la Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, in Via Veientana n. 386 a Roma.
La conferenza stampa sarà introdotta dai tre rappresentanti del comitato (Eva Rizzin, Nazzareno Guarnieri e Dijana Pavlovic) che sono intervenuti alla Conferenza Europea sui temi dell’istruzione, diritti e casa. Seguiranno gli interventi dei rappresentanti delle maggiori organizzazioni sinte e rom italiane che aderiscono al comitato “Rom e Sinti Insieme”.
Durante l’incontro con i giornalisti il comitato presenterà le proprie proposte sulla questione rom e sinta in Italia e in Europa, in particolare si approfondiranno i temi della partecipazione e del riconoscimento.

Per contatti diretti:
Nazzareno Guarnieri, cellulare 339 6408501;
Eva Rizzin, cellulare 393 7878880;
Radames Gabrielli 392 1651149;
Yuri Del Bar, cellulare 333 9511729.

La segreteria tecnica è a disposizione per approfondimenti e l’invio di documentazione. Rom e Sinti Insieme, presso Sucar Drom, telefono 0376 360643, fax 0376 318839, e-mail romsinti.insieme@libero.it

Rom e Sinti, il Governo ascolta perchè vuole superare i pregiudizi

L’intervento del Ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, ha chiuso ieri sera la prima giornata di lavori della Conferenza Europea sulla Popolazione Rom.
Ferrero ha affermato: «serve un progetto nazionale ben articolato, con un certo grado di intervento statale, bisogna evitare politiche a macchie di leopardo». E ha continuato «il progetto è da svilupparsi intorno a tre assi, a cominciare dalle buone pratiche quali la salute, la scuola la casa ed il lavoro. Il secondo asse prevede la modifica della legge sul riconoscimento delle minoranze, cosí da favorire il riconoscimento culturale, mentre il terzo asse riguarda l'autorappresentazione delle popolazioni rom e sinte. Per far ciò, nel 2008, ci sono più di 10 milioni di euro a disposizione rispetto ai 5 del 2007».
Tutti i membri del comitato “Rom e Sinti Insieme” hanno applaudito l’intervento che va incontro alle proposte fatte al Governo nel “documento di Cecina”. I tre nodi centrali che da anni le associazioni che costituiscono il comitato promuovono sono infatti:
- la diffusione delle buone pratiche negli ambiti della salute, scuola, casa (chiusura dei cosiddetti “campi nomadi”) e lavoro;
- il riconoscimento (modifica della Legge 482/99);
- la partecipazione diretta dei Sinti e dei Rom anche sui mass media e nella cultura, come ha sottolineato il Ministro Amato durante la conferenza.
Inoltre, è molto piaciuto ai membri del comitato “Rom e Sinti Insieme” l’intervento del Sottosegretario Marcella Lucidi sui temi della discriminazione, della residenza e della cittadinanza per i Rom nati in Italia.
Ha anche impressionato l’atteggiamento di ascolto del Ministro Amato che ha poi affermato: «Questa conferenza già conferma che molte volte si decidono dei provvedimenti non in base a dei giudizi, bensì a dei pre-giudizi. Informarci nella maniera corretta è il primo dei nostri compiti».
Durante il pomeriggio di ieri si sono svolti diversi incontri informali tra i Ministri Amato e Ferrero e i membri del comitato “Rom e Sinti Insieme”, particolarmente significativo il lungo incontro tra Amato e Yuri Del Bar (Sucar Drom), primo sinto italiano eletto in un Consiglio comunale.

Ministro Ferrero: "parlare degli «zingari» vuol dire parlare di noi"

Ieri pomeriggio alla Conferenza Europea sulla Popolazione Rom, gli interventi dei sindaci Scopelliti (Reggio Calabria), Cofferati (Bologna), Fontanelli (Pisa), Chiamparino (Torino), oltre al Presidente della Puglia Nichi Vendola, al prefetto di Roma Carlo Mosca e al ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, hanno chiuso la prima giornata di lavori. A coordinare a tavola rotonda Gad Lerner. Assenti poco giustificati il Presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni e quello del Veneto Giancarlo Galan, forse alle prese con gli stravolgimenti politici delle ultime ore.
Ad aprire il dibattito è un breve intervento di Chiamparino, che sottolinea l'importanza di evitare atteggiamenti "schizofrenici e securitari" sul tema, in base al luogo e al pubblico a cui si parla.
Scopelliti racconta l'esperienza di integrazione della sua città, purtroppo limitata a poche famiglie Rom, mentre è il prefetto Mosca a individuare nella garanzia "per tutti" dei diritti sociali basilari (scuola, casa, salute), la chiave per garantire sicurezza al territorio nazionale. La scolarizzazione, che tra i bambini Rom scende progressivamente man mano che dalla materna si arriva all'insegnamento nelle scuole superiori, è senza dubbio un punto focale da affrontare il più presto possibile, così come Cofferati conferma ("La scuola è il primo laboratori di integrazione sociale), ricordando quale elemento essenziale il lavoro quotidiano impostato su dati reali, attraverso un potenziamento degli strumenti di organizzazione del territorio, per evitare concentrazioni etniche che molto somigliamo all'idea di ghettizzazione.
Secondo Nichi Vendola esiste una visione "fantasmatica, avventuristica e folkloristica dello sconosciuto", laddove il dato di realtà è invece "l'emergenza politica e culturale della questione". Il governatore pugliese invita a "scorre le rassegne-stampa del Nord-America dei primi decenni del Novecento"; per scoprire che in quegli anni "i ladri, gli stupratori e i mafiosi eravamo noi". Ma c'è sempre un'eccezione tra le cattive azioni, e un'eccezione può moltiplicarsi soltanto con una vera e concreta solidarietà tra gli individui. "Ha ragione Bauman -conclude Vendola- quando afferma che ci troviamo di fronte a una società liquida, che inevitabilmente produce anche una paura liquida"; provocata principalmente dai "narratori del reale", quei mass-media che operano consapevolmente dei pericolosi "slittamenti semantici", come avvenuto nella tragica vicenda di Tor di Quinto, della quale, ad esempio, nessuno ha più rimarcato la denuncia del colpevole provenuta proprio da una donna Rom. Il tutto, per lasciare nell'aria "l'allarmante profumo di nuovi apartheid".
La chiusura spetta al ministro Ferrero (in foto) che inizia la sua relazione sottolineando l'importanza della conferenza per due motivi: "La prima è che vuol dire che il governo non è ancora caduto -riassume ironicamente-; l'altro è che tra pochi giorni ricorre la giornata della memoria (27 gennaio).
Il ministro ribadisce "il livello di pregiudizio talmente alto, che non ci si accorge più del fatto che parlare degli «zingari» vuol dire parlare di noi". Un concetto ribadito con forza, perché "in Italia il razzismo sta crescendo, soprattutto al nord, dove lo spaesamento e la paura del futuro portano quasi naturalmente a individuare il capro espiatorio nello «zingaro»". Di qui l'urgenza di un deciso intervento politico e sociale, che riduca "il grado generale di insicurezza riscontrabile nel nostro paese", per facilitare un ritorno a legami sentiti e solidali tra individui nella società italiana. "Ecco perché -chiosa Ferrero- parlare degli «zingari» vuol dire parlare della società italiana".
Oggi la conferenza verrà conclusa dall'intervento del ministro dell'Interno Giuliano Amato, seduto nel corso dell'intera giornata in prima fila, e che prima di lasciare la sala commenta: "Questa conferenza già conferma che molte volte si decidono dei provvedimenti non in base a dei giudizi, bensì a dei pre-giudizi. Informarci nella maniera corretta è il primo dei nostri compiti".

martedì 22 gennaio 2008

Rom e Sinti, l'Italia è ignorante

In apertura della Conferenza Europea sulla Popolazione Rom, il sottosegretario all'Interno, Marcella Lucidi, ha ricordato come l'evento di oggi abbia una grande rilevanza politica e simbolica. "La popolazione rom non deve essere stigmatizzata - spiega la Lucidi - né bisogna fare un uso strumentale della paura. L'obiettivo è intraprendere in Italia azioni positive per poi raccontarle in Europa. Cominciando dal disegno di legge sulla cittadinanza, sopratutto per quei ragazzi nati in Italia, attraverso l'estensione del concetto di residenza. I rom - conclude il sottosegretario all'Interno -non hanno mai combattuto una guerra ragione in più per dargli maggiore attenzione".
Nel pomeriggio Renato Mannheimer (in foto), docente ordinario di Sociologia e noto sondaggista, ha presentato i dati di una ricerca quali-quantitativa su un campione di 2000 italiani, più diversi opinion leader rom e sinti, sulla questione rom e sinta nel nostro Paese.
Il 52% degli italiani non conosce la reale quantità dei Sinti e dei Rom presenti in Italia, che si attesta fra le 130 e i 150mila unità, mentre il 35 % la sovrastima. Nonostante buona parte della popolazione sia di cittadinanza italiana, il 50% degli intervistati ritiene che nessuno lo sia. Più del 40% ha un immagine avversa dei Rom e dei Sinti, il 10% crede che siano nulla facenti, il 92% crede che sfruttino i minori e che vivono di espedienti, mentre per l'87% sono una comunità chiusa per chi non è uno di loro.
Gli opinion leader rom e sinti ritengono che tutto ciò non sia vero e accusano gli italiani di essere superficiali: "Sono loro che trattano male i bambini - incalzano gli esponenti delle comunità rom e sinte - e sono loro che rapiscono i bambini, anche attraverso i servizi sociali". Molte le soluzioni proposte dagli intervistati, secondo il 55% devono rispettare la legge, per 47% devono fare qualcosa da soli e smettere di chiedere, per il 28% far frequentare ai propri figli la scuola dell'obbligo.
"Ció che emerge da questo sondaggio - spiega Mannheimer - è lo scarso livello di conoscenza del fenomeno da parte della popolazione italiana, un ampio pregiudizio e priorità per la legalità. Per i rom invece non esistono scale di priorità, ma solo la ricerca di un approccio integrato".

Conferenza stampa, i Rom e i Sinti parlano all'Italia e all'Europa

Il comitato “ Rom e Sinti Insieme” invita la stampa nazionale e internazionale alla conferenza stampa sulla questione rom e sinta in Italia, a margine della Conferenza Europea sulla Popolazione Rom.
La stampa nazionale ed internazionale è invitata mercoledì 23 Gennaio 2008, alle ore 14.30, presso la Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, in Via Veientana n. 386 a Roma.
La conferenza stampa sarà introdotta dai tre rappresentanti del comitato (Eva Rizzin, Nazzareno Guarnieri e Dijana Pavlovic) che sono intervenuti alla Conferenza Europea sui temi dell’istruzione, diritti e casa. Seguiranno gli interventi dei rappresentanti delle maggiori organizzazioni sinte e rom italiane che aderiscono al comitato “Rom e Sinti Insieme”.
Durante l’incontro con i giornalisti il comitato presenterà le proprie proposte sulla questione rom e sinta in Italia e in Europa, in particolare si approfondiranno i temi della partecipazione e del riconoscimento.

Per contatti diretti:
Nazzareno Guarnieri, cellulare 339 6408501;
Eva Rizzin, cellulare 393 7878880;
Yuri Del Bar, cellulare 333 9511729.

La segreteria tecnica è a disposizione per approfondimenti e l’invio di documentazione. Rom e Sinti Insieme, presso Sucar Drom, telefono 0376 360643, fax 0376 318839, e-mail romsinti.insieme@libero.it

La crisi italiana sui diritti umani

Mentre la polizia italiana continua a terrorizzare i Rom e i Sinti nelle loro abitazioni, il CERD, Comitato delle Nazioni Unite contro le Discriminazioni Razziali, analizza la situazione dell’Italia.
18 gennaio 2008, Budapest, Firenze, Ginevra, Mantova: oggi una coalizione di organizzazioni per i diritti umani ha inviato un approfondito Rapporto parallelo sulla crisi dei diritti umani che colpisce i Rom ed i Sinti in Italia al Comitato delle Nazioni Unite per l’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Razziale in previsione dell’esame che questo Comitato sul rispetto da parte dell’Italia della Convenzione Internazionale per l’Eliminazione di ogni Forma di Discriminazione Razziale. Fanno parte di questa coalizione di associazioni: l’European Roma Rights Centre (Centro Europeo per i Diritti dei Rom, ERRC), il Centre on Housing Rights and Evictions (Centro per il Diritto alla Casa e contro gli Sgomberi, COHRE) e le associazioni italiane osservAzione e Sucar Drom.
Il Rapporto si basa su ricerche approfondite e lunga esperienza da parte delle organizzazioni coinvolte e si concentra sia sul razzismo anti-zigano sia sulle azioni dirette contro queste popolazione che, a cominciare dal 2006, hanno toccato livelli di vero e proprio isterismo. Include anche una serie di raccomandazioni al governo italiano per migliorare la situazione dei Rom e dei Sinti nell’ambito del rispetto dei diritti umani.
In primo piano nel Rapporto si evidenziano gli alti livelli di odio anti-zigano diffusi da eminenti pubblici ufficiali italiani e dai media, oltre ai cosiddetti “Patti per la Sicurezza” adottati da varie città italiane negli anni 2006 e 2007, ed i Decreti d’Emergenza che modificano la legislazione italiana in materia di soggiorno dei cittadini comunitari in Italia. La sostanza e l’impatto di queste azioni legislative e le politiche di azione vengono analizzate in dettaglio, con particolare riguardo verso l’accanimento sistematico su Rom ed Sinti durante i controlli di polizia e i blitz nei campi, verso gli sgomberi forzati e la distruzione di proprietà e documenti personali ed altri abusi commessi da rappresentanti dello Stato, e non, contro Rom e Sinti in Italia.
Nel Rapporto si esprime, inoltre, preoccupazione per il fallimento da parte del governo italiano di riconoscere a Rom e Sinti lo status di minoranza, per la segregazione continua di Rom e Sinti in Italia, per le limitazioni al diritto di libera circolazione per i membri di questi gruppi e per i problemi relativi alla segregazione educativa dei bambini rom e sinti.

Il testo completo del rapporto e i relativi annessi sono disponibili ai seguenti indirizzi:
Rapporto: http://www.errc.org/db/02/9B/m0000029B.pdf
Annesso 1: Il patto per la sicurezza di Roma: http://www.errc.org/db/02/9A/m0000029A.pdf
Annesso 2: Il patto per la sicurezza di Milano: http://www.errc.org/db/02/99/m00000299.pdf
Annesso 3: Foto: http://www.errc.org/db/02/9C/m0000029C.pdf

Per ulteriori informazioni, si prega di contattare:
Tara Bedard, ERRC Programmes Coordinator, tara.bedard@errc.org
Claude Cahn, COHRE Head of Advocacy Unit, claudecahn@cohre.org
Piero Colacicchi, osservAzione President, pierocolacicchi@tele2.it
Bernardino Torsi, Sucar Drom President, sucardrom@sucardrom.191.it

lunedì 21 gennaio 2008

Auschwitz, il padiglione italiano è da rifare

Vecchio, così vecchio da essere oggi quasi incomprensibile per i visitatori. Ad allestire il padiglione italiano del Museo di Auschwitz furono chiamati Primo Levi per i testi, Luigi Nono per la colonna sonora, Ludovico di Belgioioso per l'architettura, Mario Samonà per l'affresco che decora le pareti, una lunga spirale che copre cinquecento metri quadrati, avvolgendosi per tutta la lunghezza delle vecchie camerate poste al piano terreno del Blocco 21. Si tratta di alcuni dei più bei nomi della cultura italiana, che sposarono quel progetto con una forte carica di passione politica e un profondo coinvolgimento personale. Il «memorial» fu inaugurato il 13 aprile 1980, ma la progettazione si protrasse per tutti gli Anni Settanta, restando profondamente segnata dagli aspetti politici e culturali di quel tempo. E si vede.
Oltre a Primo Levi, anche Ludovico di Belgioioso era stato deportato per motivi politici a Mauthausen. Proprio nel loro vissuto si annidano probabilmente le ragioni di un allestimento che privilegia più l'astrazione simbolica che la narrazione, più la suggestione estetica che la completezza documentaria. Ludovico di Belgioioso confessò allora l'esigenza «di dover spersonalizzare certi aspetti individuali del cumulo dei ricordi», il suo timore di usare un linguaggio retorico, «cadendo nell'episodico o nel patetico». Questa scelta, che certamente 30 anni fa aveva un suo significato e una sua valida motivazione, oggi si traduce in un percorso espositivo freddo, che non comunica né emozioni, né informazioni.
È importante adesso mettervi mano. Ogni anno circa cinquantamila italiani visitano Auschwitz (per numero di presenze siamo al terzo posto dopo tedeschi e francesi). La banchina del binario di Birkenau (la «rampa» dove avveniva la prima selezione tra chi doveva morire subito e gli altri), le macerie dei crematori III e IV fatti saltare con la dinamite dalle SS per cancellare le tracce dei loro delitti, la spianata monumentale che si affaccia sul prato dove venivano bruciati i corpi che i forni non riuscivano a smaltire sono ormai diventati «luoghi» della nostra memoria nazionale. E così anche per altri Paesi, molti dei quali hanno una propria sezione nel Museo internazionale che è stato allestito nelle baracche dei deportati. Il crollo dei regimi comunisti dell'Europa dell'Est ha portato alla chiusura dei padiglioni dell'Urss, della Repubblica democratica tedesca, della Bulgaria e alla radicale ristrutturazione di quelli dell'Ungheria, della Polonia e dell'ex Cecoslovacchia. Più in generale, la fine della guerra fredda ha comportato una drastica revisione della memoria pubblica europea, nuove ipotesi storiografiche e una diversa rappresentazione culturale della Shoah, sollecitando l'esigenza di nuovi allestimenti anche per i padiglioni della Francia (inaugurato nel 1980 e ristrutturato completamente nel 2002) e del Belgio (2003).
Così, nei padiglioni di più moderna concezione come Porrajmos, dedicato allo sterminio dei Rom e dei Sinti, inaugurato nel 2001, ma anche quello ungherese e quello francese, l'intento di documentare Auschwitz si sposa con un'esposizione che privilegia nettamente la dimensione audiovisiva e gli aspetti didattici. Nel memorial italiano nessuna documentazione; resta ancora quel grande affresco, impolverato come le ipotesi storiografiche che ne influenzarono allora la realizzazione. La spirale racconta l'occupazione delle fabbriche, l'Ordine Nuovo, Gramsci, l'antifascismo, in un discorso reso difficile dal linguaggio simbolico e comunque arduo da capire anche sul piano storico. Il timore di un eccesso di enfasi sulla ferocia della deportazione e dello stermino si tradusse in un insieme eterogeneo di episodi che alla fine negava ogni specificità all'orrore del Lager. Continua a leggere…

Morbegno (SO), concerto alla memoria sul Porrajmos

Istituto Sondriese per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea organizza per la Giornata della Memoria 2008 l’evento “Porrajmos: il genocidio dimenticato di Rom e Sinti. Concerto della memoria con Alexian Santino Spinelli e il suo gruppo”. L’evento si terrà 1 febbraio 2008 a Morbegno (SO), all’Auditorium S. Antonio, alle ore 9.00 per le classi delle scuole superiori che hanno aderito all'iniziativa e alle ore 21.00 per tutti i cittadini (biglietto di ingresso al concerto :€ 8.00).
L'iniziativa, promossa dall'Istituto Sondriese per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea e dal Comune di Morbegno per celebrare la Giornata della Memoria, con il patrocinio del Ministero dell'Interno e del Ministero della Pubblica Istruzione, è rivolta innanzitutto ai giovani delle scuole superiori, con l'obiettivo di far luce sulla persecuzione e lo sterminio nazista delle popolazioni rom e sinte, proponendo un momento di riflessione su questa vicenda spesso dimenticata. Se infatti sul genocidio del popolo ebraico grava il pericolo costante del revisionismo storico, sul genocidio dei Rom e dei Sinti grava il pericolo dell'oblio, della dimenticanza più totale. La persecuzione di Rom e Sinti d'Europa, come la Shoah per gli ebrei, ha un suo nome: "Porrajmos", una parola che in italiano si traduce con annientamento, distruzione, divoramento.

Lucca, è morta di meningite la piccola Andrea Stefania Chirita

La conclusione degli accertamenti clinici ha confermato che è stata una sepsi da meningococco la causa del decesso della piccola Andrea Stefania Chirita, la bimba rom di 6 mesi che abitava in una roulotte a Viareggio.
I responsabili della Asl 2 e della Asl 12 hanno spiegato che il quadro clinico della bambina era molto raro. Responsabile della meningite un batterio del gruppo B su cui il vaccino antimeningococcico attualmente in uso non è efficace. I medici delle due Asl hanno ribadito che le misure di profilassi adottate nei confronti delle persone che hanno avuto contatti con la bambina sono state appropriate.
In questo momento di dolore sucardrom si stringe alla mamma e al papà e a tutti i famigliari di Andrea Stefania Chirita.

Italia razzista con Rom e islamici

L’ultimo rapporto Raxen sulle discriminazioni razziali boccia l’Italia, paese ricco di stereotipi sugli immigrati. Il rapporto, presentato da Cospe a Firenze lo scorso 18 gennaio, segue le anticipazioni europee dello scorso agosto. Da tutti i sondaggi condotti nel 2006, emerge l’equazione “immigrato=criminale”. Le due categorie più colpite sono i Rom e i musulmani. Cinque le aree tematiche del rapporto: educazione, occupazione, alloggio, legislazione, violenza e crimini razzisti.

Lavoro. Il tasso di occupazione della popolazione immigrata registra divari fra Nord e Sud (maggiore a Nord) e tra maschi e femmine (più alto tra i maschi). I settori in cui gli immigrati trovano maggiori sbocchi lavorativi sono agricoltura, assistenza domestica ed edilizia. Gli stranieri nel settore agricolo sono 200/300 mila unità (20 -30% del totale). Nel settore assistenziale la partecipazione delle donne immigrate è un fenomeno strutturale ed è stimata intorno al mezzo milione (circa i 3/4 del totale). Netta la prevalenza di donne dell’Europa dell’Est. Nel settore sanitario, non potendo essere assunti da enti pubblici a causa del requisito della cittadinanza italiana, gli infermieri immigrati lavorano in strutture pubbliche con contratti stipulati da agenzie di lavoro o da cooperative a cui vengono appaltati dalle Aziende Sanitarie Locali servizi ospedalieri ed extraospedalieri. Per quanto riguarda l’edilizia, nel 2004 i lavoratori immigrati iscritti alla Cassa Edile costituivano il 18,6% del totale. Lavoro nero: stimata dall’Istat attorno al 60% con punte dell’80% al Sud. Morti bianche: si registra una media di 330-350 morti l’anno, come uno dei settori a maggior rischio infortunistico. Il 15% degli iscritti alle agenzie per il lavoro (650 mila lavoratori), è costituito da immigrati. Il processo di sindacalizzazione dei lavoratori immigrati ha subìto una forte accelerazione: in 3 anni gli iscritti alle principali confederazioni sono quasi raddoppiati, da circa 237mila a circa 440mila.

Istruzione. Si registra un crescente livello di razzismo e intolleranza fra gli studenti della scuola secondaria superiore, in particolare contro “neri”, “zingari” ed “ebrei”.
Per il 2006, i dati non pubblicati forniti dall’UNAR indicano che il 7,4 % dei casi di discriminazione registrati nei primi nove mesi dell’anno sono nel settore dell’istruzione (nel 2005 era pari al 3,5%). Accanto ai dati del Ministero, molti Uffici Scolastici Regionali hanno iniziato a raccogliere informazioni sugli studenti non italiani e a realizzare ricerche qualitative e quantitative sul tema. La percentuale di studenti stranieri nelle scuole italiane è del 4,8% del totale della popolazione scolastica.

Alloggio. In cinque anni gli acquisti di case sono più che quadruplicati. Il 90% degli immigrati chehanno comprato casa nel corso del 2005 si è orientato verso abitazioni di livello medio-basso. Molti immigrati si trasferiscono a vivere in aree abbandonate dagli italiani. Secondo una ricerca del Censis, la quota di immigrati proprietari di casa è pari all’11,8% sul totale dei cittadini stranieri residenti, mentre il 72,1% vive in affitto, il 7,5% è ospite presso parenti e amici, il 6,8% vive nel luogo di lavoro.

Violenza e crimini razzisti. Fonte Istat. Nel 2004, su 3438 chiamate, 282 sono state reputate attinenti a casi di discriminazione razzista, sui quali gli esperti sono intervenuti. Sul totale dei casi trattati, il 43,3% (122 casi) è costituito da molestie. Tra gli immigrati che denunciano di aver subito atti di intolleranza, i “neri” africani sono i più numerosi (37,6%). Il 29,4% delle denunce sono state fatte da italiani, testimoni di atti di discriminazione. Le regioni dalle quali arrivano più denunce sono quelle del Nord (circa 33%).

Nevo Drom, bisogna coinvolgere tutti i Sinti e i Rom

In questi giorni Vita sta raccogliendo le opinioni di rappresentanti di associazioni rom e sinte e non solo. Proponiamo la lettera di Radames Gabrielli, Presidente dell’Associazione Nevo Drom e membro della Segreteria tecnica del comitato “Rom e Sinti Insieme”.

In Italia ci sono tante Associazioni che lavorano per portare al miglioramento i Sinti e i Rom, ma senza il coinvolgimento diretto dei Sinti e dei Rom: non vogliono trovare delle soluzioni chiedendo agli stessi Sinti e Rom, non chiedono che cosa vogliono veramente, o di che cosa hanno bisogno, stanno lavorando con questo sistema gia da parecchi anni, senza aver raggiunto un risultato concreto e positivo. Forse perché vogliono trovare solamente dei Sinti e Rom che abbiano una laurea o un diploma. Rari da trovare per svariati motivi.
Anche il Governo alla conferenza del 22/23 gennaio 2008 sta sbagliando a non coinvolgere gli stessi Sinti e Rom, la presenza degli stessi dovrebbe essere indispensabile, anche perché si sta parlando di trovare delle soluzioni che riguardano la vita futura dei Sinti e dei Rom, (soluzioni che solo Sinti e Rom potrebbero trovare); leggendo il programma definitivo ci si trova parecchia gente, ci sono Presidenti delle associazioni sia Italiane che Estere, ma tutti Gage, e si trovano pochissimi nomi di Presidenti d'associazioni Sinti o Rom, sparsi in tutta l'Italia o all'Estero, e questa non e di sicuro la strada giusta da intraprendere, perché stanno decidendo dei Sinti e Rom senza avere la loro presenza. Hanno coinvolto le stesse associazioni che in tutti questi anni non sono mai riuscite a raggiungere un risultato concreto e definitivo. Anche perchè fino ad oggi le varie associazioni presenti in Italia, hanno voluto lavorare sempre con le proprie idee, cercando sempre e soltanto di integrare i Sinti e i Rom, senza vedere o provare a trovare delle soluzioni alternative a questo grandissimo problema, che va avanti da moltissimi secoli, hanno permesso la costruzione dei campi nomadi, sapendo benissimo che i Sinti e i Rom ci entravano soltanto per la disperazione, e non sapendo dell'uguaglianza totale ai campi di concentramento.
Che la presenza delle comunità Rom e Sinte in molte città determini allarme sociale tra la cittadinanza, e grazie anche alla mancata interazione da parte della stessa cittadinanza, perché se in un campo nomadi la maggioranza degli stessi sono rispettosi delle regole di convivenza e onesti… basta che ad altri del stesso campo nomadi vanno imputati fatti criminosi, si condanna tutta l'etnia del campo nomadi, e perciò che l'integrazione non a mai funzionato.Diventa inutile cercare di integrare i Sinti e i Rom, se è la stessa cittadinanza a non volere l'integrazione dei Sinti e Rom, che per integrarsi, anche se nati in Italia da generazioni, dovrebbero come minimo nascondere la propria etnia d'appartenenza, “fatti reali”, perché se è vero che sono i Sinti e i Rom a non volere integrarsi allora non bisogna cercare l'integrazione, ma bisogna cercare l'interazione, perché solo lavorare insieme si potranno trovare delle soluzione concrete e positive, soluzioni definitive al problema che sta evolvendosi sempre di più,è non credo che confrontarsi con (amministratori locali, associazioni con la maggioranza gage, governo, operatori sociali) fare sempre le stesse proposte, come l'integrazione ecc. e si pensi che siano delle soluzioni concrete, corrette e definitive…risolvi gli enormi problemi che si stanno accumulando anno per anno. Hanno detto che "individuare i rappresentanti delle comunità Rom e Sinti non è cosa facile”, per questo motivo e moltissimi altri, da un po'd'anni in Italia si stanno formando delle nuove associazioni, composte dalla maggioranza da persone Sinti e Rom, un'interazione fra Gage, Sinti e Rom, non l'integrazione “obbligatoria”. In un paio d'anni si sono formati varie associazioni in mezza Italia, e a Mantova sì e formato il comitato “Rom e Sinti Insieme” composto da varie associazioni sparse in tutta l'Italia, per portare avanti progetti e idee degli stessi Sinti e Rom.