venerdì 30 ottobre 2009

Brusegana (PD), bersagliati dal lancio di pietre nella notte ma la Polizia Municipale li multa

Una famiglia di Sinti italiani - padre, madre e tre bambini piccoli - bersagliata da un lancio di pietre mentre dorme nel suo caravan, in piena notte. L’episodio di intolleranza è accaduto a Brusegana, nel parcheggio degli autobus.
Un risveglio pieno di paura, per i malcapitati, costretti a spostarsi nell’area di Prato della Valle dove la polizia municipale li ha prontamente multati di 50 euro per sosta abusiva. Come dire, da una parte la sassaiola, dall’altra la legge. Succede a chi risiede in «Via del Comune 999», cioè ai sinti e rom che vagano senza fissa dimora alla ricerca di un posto tranquillo. «Ma dove possiamo andare?», commenta amaro il capofamiglia, Demis Hudorovich, trentino di 31 anni, mentre tiene in braccio l’ultimo arrivato, 6 mesi ieri «se il Comune ci risponde che non esistono spazi per noi?».
La moglie, Pamela Basso, 24 anni da Camposampiero, rincara: «Abbiamo presentato domanda di alloggio tre anni fa, nessuna risposta. Chiediamo solo un angolo dove poter sostare senza correre il rischio di venire lapidati o multati. Se fosse per certa gente, ci brucerebbero vivi».
Negli occhi dei figli più grandi, 7 e 5 anni, c’è ancora la paura: «Erano circa le tre», ricorda Demis che mantiene la famiglia raccogliendo rottami, «ci siamo svegliati di soprassalto, i bambini gridavano terrorizzati, le pietre hanno sfondato un finestrino del caravan e causato altre ammaccature, per fortuna nessuno si è ferito. Sono uscito in strada ma nel buio non ho visto niente».
Ancora: «La mattina presto torniamo e parcheggiamo a Montà, nell’area della parrocchia, perché il nostro figlio maggiore frequenta la seconda elementare nella scuola rionale, prende sempre buoni voti, è bravo ma ha bisogno di un posto sicuro dove vivere, di acqua corrente e di luce per studiare».
C’è chi vi aiuta? «Ringraziamo l’Opera Nomadi e don Albino della Stanga, loro fanno tutto ciò che possono». da Il Mattino di Padova

Milano, il Naga presenta il rapporto “Cittadini senza diritti”

Il Naga invita alla presentazione del rapporto “Cittadini senza diritti. Rapporto Naga 2009. Ingombranti inesistenze”. La conferenza stampa di presentazione si terrà a Milano, lunedì 2 novembre 2009, dalle ore 11.30, presso il NAGA, in Via Zamenhof n. 7a.
I dati socio-sanitari raccolti dal Naga rappresentano una delle più grandi banche dati esistenti in Italia sull’immigrazione irregolare. Il Rapporto, alla sua seconda edizione, analizza i dati raccolti tra il 2000 ed il 2008. Oltre 47.500 utenti per i quali sono state indagate provenienza, genere, età, stato civile e figli, permanenza, istruzione, occupazione, abitazione, e un focus dedicato al lavoro nel Paese di origine e in Italia. I dati sono sorprendenti: lunghe permanenze, altissimi tassi di istruzione e di occupazione. Risultati che sovvertono la retorica sull’immigrazione irregolare e che permettono di far luce su un universo tenuto sconosciuto e guardato con diffidenza.
La ricerca è stata realizzata in collaborazione con Carlo Devillanova (Università Bocconi), Francesco Fasani (University College London) e Tommaso Frattini (Università degli Studi di Milano). Durante la conferenza stampa i ricercatori insieme ai rappresentanti del Naga illustreranno i principali risultati dell’indagine. Saranno distribuite copie del Rapporto.
Informazioni: telefono 02 58 10 25 99, cellulare 349 16 03 305, e-mail naga@naga.it

Cusago (MI), la parola ai Camminanti prima che Milano spenda 400mila euro per cacciarli

«Al signor... Come si chiama? De Corato? Pecoraro? Ecco, scriva, al signor De Corato diciamo che noi non siamo prepotenti. Che noi non vogliamo niente, che massimo tra dieci giorni ce ne torniamo in Sicilia. E che, però, loro agli slavi i campi glieli fanno. Perché a noi no?». La domanda, a nome di tutto il capannello, arriva da sotto al cappuccio della felpa di Lele. Intorno, una mezza luna di roulotte con l´antenna sul tetto, una fila di panni stesi all´aria dei campi, un nugolo di marmocchi inseguiti da mamme urlanti, un paio di braci dove ci si scalda le mani. È il campo abusivo di Cusago, quello che il vicesindaco Riccardo De Corato e il sindaco locale Daniela Pallazzoli vogliono seppellire sotto un terrapieno da 400mila euro.
«Un progetto per la messa in sicurezza delle aree - precisa il sindaco Letizia Moratti - e non per alzare muri. Approvato dal comitato per la sicurezza e inviato al ministero degli Interni». Conforme alle circolari del prefetto Gian Valerio Lombardi e benedetto dal presidente della Provincia, Guido Podestà: «Ben venga un progetto se ha il valore di impedire l´occupazione impropria di terreni con la sosta di popolazione nomadi fuori dalla aree loro destinate». E del resto, «noi non siamo zingari - spiega Luca - e nemmeno sinti. Noi siamo caminanti». Area che questo gruppo di famiglie, una sessantina di persone bimbi compresi, non ha: «Noi non siamo zingari - precisa Luca - e nemmeno sinti. Noi siamo caminanti».
Vengono da Noto, capitale del barocco siracusano. «Lì la casa ce l´abbiamo, ma siamo a Milano - raccontano con una mezza bugia - per seguire una delle nostre bimbe che sta male ed abbiamo ricoverato all´ospedale». Dicono di essere arrivati qui, accanto all´antichissima cascina Assiano su via Cusago, fondata addirittura in epoca romana come Axilianum e ora fatiscente e in eterna attesa di restauro, sette anni fa. Soli, in mezzo ai campi, lontano dal paese e dalla tangenziale ovest. Da allora vagano, tra Milano, Torino e Genova, arrangiandosi coi mestieri. «Facciamo gli arrotini - spiega Simone - e i bambini li mandiamo a scuola. Certo, un po´ qua e un po´ là, visto che ci spostiamo continuamente. Ma abbiamo il nulla osta».

Quando sentono del muro, del progetto comunale di definitivo allontanamento, si stringono tutti nelle spalle. Fatalismo siculo («Ci sgomberano? E noi andiamo al Duomo») misto a rassegnazione, come ogni volta che si presenta una pattuglia di vigili con le multe per occupazione abusiva. «Ci dicono di andarcene - racconta Lele - e noi ce ne andiamo. Poi ci fanno lo stesso la multa, perché dobbiamo pagare? Noi non facciamo resistenza. Certo, poi torniamo. Ma che credete, che ci fa piacere stare qui? La sera passano le macchine, abbassano i finestrini, ci insultano, ci dicono "andatevene zingari di merda". Lo sappiamo che non ci vogliono».
Il sole tramonta presto, l´umidità morde, ci si rintana nelle roulotte. Giuseppe, viso glabro, dichiara 17 anni ma i suoi compagni di giochi gli abbassano l´età a 14. Gioca a fare il duro, una parola alla volta: «A scuola? Non ci vado più, e che ci vado a fare... Che facciamo qui la sera? Andiamo al bar, beviamo... Dove mi piacerebbe stare? In una casa. A New York. E al mare, a Noto. L´ultima volta ci sono stato venti giorni fa». di Massimo Pisa

Bari, Vox Rei-Publice 2° Edizione della Festa “Io sto con i Rom”

Dopo il successo dell’estate 2008 “io sto con i rom” - la festa al campo rom di Bari-Japigia (Strada Santa Teresa, 1 nei pressi del centro sportivo “Olimpic Center”) torna in veste autunnale.
Sabato 31 ottobre, a partire dalle ore 16.30, la comunità dei Roma rumeni di Bari–Japigia sarà ben lieta di accogliere a casa sua cittadini di ogni colore, origine e grado sociale tra balli, musiche, canti e piatti tipici della tradizione popolare romanì. Si tratta di un nuovo esperimento italo-rom, frutto della collaborazione tra la cooperativa rom Artezian di Daniel Tomescu e l’associazione barese Vox Popoli, capeggiata da Angelo Mastrogiacomo.
Non a caso, il motto per l’edizione di quest’anno è Vox rei-publice (publice in lingua romanì vuol dire pubbliche), dove in quel Vox ci sono le voci di tutti e in rei-publice quelle dei rei non confessi di essersi macchiati solo della colpa di appartenere a una cultura altra. Realizzata con il patrocinio ed il contributo dell’Assessorato alle Politiche Giovanili, Accoglienza e Pace del Comune di Bari, della cooperativa Occupazione e Solidarietà e il consorzio Meridia, il patrocinio di Unicef Bari e in media partnership con RadioL(u)ogoComune, IO STO CON I ROM è un’occasione di scambio per modellare un concreto progetto cittadino di apertura a ciò che ci sembra così diverso, che effettivamente lo è, ma solo perché si guarda al mondo da più prospettive. Un’iniziativa interculturale, assolutamente unica nel suo genere in Italia e che, quest’anno, coincide con la prima edizione della tre giorni di convegni “Nevo Drom, La nuova strada – Rom e Sinti: attualità e prospettive”, organizzata da Progetto Città in collaborazione con Artezian, Vox Popoli e la onlus Cedam presso il Fortino di Bari (29-31 ottobre).

Ed è proprio in nome dello spirito romanì che la 2° Festa Rom prenderà il ritmo del momento. Daniel Tomescu, in qualità di responsabile e portavoce del campo rom di Bari-Japigia, darà inizio ai festeggiamenti insieme all’Assessore alle Politiche Giovanili, Accoglienza e Pace del Comune di Bari, Fabio Losito, e a Matteo Magnisi, promotore del progetto Artezian. Per il resto, non vogliamo “rivelarci” troppo, altrimenti che sapore avrebbe? Tuttavia, ce ne sarà per tutti i gusti e il rom-style sarà di casa.
Di sicuro troverete il sole, non si può mica stare in un campo rom sotto la pioggia? E poi vi offriremo più di un piatto caldo tra i bellissimi alberi d’ulivo e tante porte da oltrepassare, se vorrete. Il fuoco riscalderà i più freddolosi ma, a inebriare gli animi, ci saranno anche le danze e le musiche gitane de I Lutari de la Constanta, quelle folk dei Mufla e di tutti coloro che vorranno unirsi alla nostra muzica rom. I più piccoli li metteremo in prima fila e li faremo divertire anche senza la “famosa zucca”, quindi portate i vostri figli.
Alle donne, invece, verrà dedicato un angolo di accessori moda rom curato dall’associazione Ri-belle, la nuova vita delle cose. E ancora, ci sarà l’esperienza del progetto del riciclo e riuso di materiali inutilizzati con creazioni artistiche a cura di Sergio Scarcelli di Osservatorio Sud, il laboratorio di ceramica con La luna storta di Franco D’Ambrosio, che darà libero sfogo al più personale estro zingaro, e uno stand per tutte le Vox popoli del mondo con RadioL(u)ogoComune, il podcast barese libero ed indipendente la cui arte a 360° è in frequenza on web. Poi, passeggiando per il campo, in un fluire di emozioni, vi imbatterete nella mostra Vox rei-publice dei fotografi Loredana Moretti e Leonardo Autera, sguardo femminile e maschile a confronto: “scatti” diversi in una sintesi dello stesso rom-spazio.
L’incontro con la scrittrice Barbara Congi per la presentazione del libro Anch’io ho un’anima (Wip Edizioni, 2009) sarà un altro momento clou della festa. Questo sì, ve lo possiamo anticipare. Il resto, che non è poco, lo scoprirete solo venendo al campo. Ma attenzione, se pensate di portare con voi quella buona dose di campanilismo e nazionalismo, scordatevi il divertimento. Meglio starsene a casa propria.

Lastra a Signa (FI), EveryOne: le paure e i pregiudizi portano due rom in galera

Ieri mattina (28 ottobre), intorno alle 12, due Rom di 33 e 16 anni sono stati arrestati dai Carabinieri presso il parcheggio dell’Ipercoop di Lastra a Signa (Firenze), su denuncia di una donna che li ha accusati di volerle rapire il figlio di 3 anni.
I due Rom, mendicanti abituali all'Ipercoop, si erano avvicinati per chiederle qualche spicciolo e sembrerebbe che il 33enne abbia toccato il braccio del figlio della donna, seduto sul carrello. La donna a quel punto avrebbe reagito allontanando l’uomo e rifugiandosi all’interno del supermercato con il figlio di 3 anni e un’altra figlia piccola, richiedendo l’intervento di una guardia giurata prima e dei Carabinieri poi.
“Riteniamo il tentato sequestro, per come è stato descritto dalla donna e per le modalità con cui si sarebbe verificato, assolutamente inverosimile: frutto di pregiudizi e paure irrazionali” commentano i co-presidenti del Gruppo EveryOne Roberto Malini (in foto), Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Conosciamo bene la comunità Rom del territorio fiorentino e lastrigiano e mai nessuno dei suoi membri si sognerebbe di tentare il rapimento di un bambino. Si tratta di persone senza una casa, senza un lavoro, senza la minima assistenza sociale, che lottano ogni giorno per la sopravvivenza delle proprie famiglie, richiedendo – a volte anche insistentemente, dettati dalla disperazione – l’elemosina” spiegano gli attivisti dell’organizzazione per i Diritti Umani.

“L'accusa di tentato sequestro è un evento discriminatorio che accompagna i Rom in Europa dal Medioevo” continuano Malini, Pegoraro e Picciau, “e si riaffaccia in epoche di crisi dei valori civili. Sempre a Firenze, nel 2005 vi fu il caso di via Calzaioli, quando i Rom vennero crocifissi dai media e dai politici, salvo poi risultare estranei ai fatti loro addebitati: anche in quel caso, il tentato rapimento di un bambino. Appena lo scorso anno, le accuse di una donna fiorentina avevano portato al fermo in Piazza Duomo a Firenze di una ragazza Rom che, secondo l'accusatrice, aveva lanciato il malocchio e tentato di sottrarle la figlioletta. Nuova caccia alle streghe e, come sempre, allarme rientrato. E adesso, ancora un episodio analogo, sintomo di come anche la Toscana, e il circondario fiorentino in particolar modo, siano preda di xenofobia e timori isterici, che portano allo scatenarsi di fenomeni di ziganofobia, con l’attribuzione a persone disagiate di crimini deprecabili e in molti casi - dal 1400 fino ai nostri giorni - con condanne ingiuste, non in base alle prove, ma al puro pregiudizio. Ci auguriamo che in questo caso prevalga la razionalità e non si compiano abusi giudiziari su persone innocenti e discriminate. Chiediamo alla magistratura” proseguono i rappresentanti di EveryOne, “di non farsi condizionare dall'intolleranza e di rimettere in libertà i due Rom, considerata la totale mancanza di prove a loro carico e le circostanze in cui si sono svolti i fatti, che non dimostrano minimamente la volontà, da parte degli accusati, di sottrarre il minore né di spaventare la donna”. da IMGpress

giovedì 29 ottobre 2009

Milano, concerto evento con i Muzikanti

Siete tutti invitati al concerto evento dei Muzikanti con il doppio dj set dj Cannonau e Giango che si terrà venerdì 30 ottobre a Milano, dalle ore 21.30, presso “la casa 139”, in via Rimpamonti n. 139
I Muzikanti: violino, fisarmonica, voce, chitarra, contrabbasso, batteria Una piccola orkestra balcanica, eterogenea, multiforme ed in continua evoluzione, che raccoglie in sé musicisti di diverse origini e bagagli culturali di lontane provenienze.
Fonte d’ispirazione primaria del loro genere è la musica Rom, espressione artistica di un popolo che sa riunire in una voce sola i diversi caratteri dell’Europa balcanica.
I Muzikanti sono la realizzazione di un autentico incontro di culture, che si esprime in un linguaggio musicale originale, fantasioso, libero, vitale. Ritmi incalzanti, intervalli orientaleggianti e virtuosismi si alternano a melodie struggenti dal potere evocativo, in una combinazione di esotismo ed energia che emoziona ogni tipo di pubblico. Per carattere nomade e spirito libero amano le esibizioni a stretto contatto col pubblico, e sanno animare manifestazioni ed occasioni di festa.
Hanno viaggiato in Italia e all’estero, si sono esibiti in numerosi festival di artisti di strada; svolgono regolare attività concertistica in locali pubblici, circoli culturali, centri sociali. Hanno collaborato con il gruppo teatrale “Poetica” insieme al quale hanno scritto e realizzato uno spettacolo sul tema del commercio equo & solidale, dal titolo “Caffè Corretto”, già presentato in diverse città italiane.
Di particolare interesse ricordiamo la partecipazione al festival Cento popoli un mondo alla Cascina Monluè, la Notte Bianca 2006 di Bergamo, la mostra d’arte-concerto Dintorni Rhom a Rho, il capodanno serbo 2007 allo Cheval di Milano e la collaborazione con l’attrice rom Dijana Pavlovic insieme alla quale hanno realizzato lo spettacolo Rom Cabaret.

mercoledì 28 ottobre 2009

Vicenza, Sucar Drom contro la Procura della Repubblica sul caso dei divieti di sosta ai "nomadi"

L’avvocato Enrico Varali, a nome di Sucar Drom, Opera Nomadi di Vicenza e delle signore Adriana Levacovigh e Nicoletta Caris, ha presentato opposizione al gip del Tribunale di Vicenza dopo la decisione del pm Marco Peraro che ha chiesto l’archiviazione per il reato di discriminazione razziale a carico di Maurizio Colman, sindaco di Piovene Rocchette.
Il caso aveva suscitato un forte dibattito politico a livello locale. Era l'autunno 2006 quando il sindaco leghista di Piovene Maurizio Colman venne iscritto sul registro degli indagati per l'ipotesi di reato di "discriminazione razziale", a causa di un ordinanza contro le sosta di “nomadi” su tutto il territorio comunale, comprese le aree private (in foto la segnaletica stradale).
In altre parole a Piovene Rocchette se una persona parcheggia la sua autovettura o qualsiasi altro mezzo (anche una bicicletta) nel parcheggio di un supermercato per fare la spesa, e viene riconosciuto come “nomade”, incorre nella sanzione di 500 euro e gli viene sequestrata l’autovettura se non si allontana immediatamente.
Oggi il pm Marco Peraro con un’articolata richiesta di archiviazione, accogliendo le tesi dell'avvocato difensore Lucio Zarantonello, osserva che le accuse dei denuncianti sono infondate. Il pm Peraro ha osservato in via preliminare se con l'ordinanza si fosse commesso un atto discriminatorio per motivi razziali o etnici, oppure no. Se è vero che l'ordinanza si rivolge ai “nomadi”, la procura osserva che «il termine "nomade" non individua immediatamente una razza o un'etnia specifica: nomade è infatti un popolo che muta di frequente la propria dimora». Certo, considerato il contesto in cui l'ordinanza è stata emessa «è peraltro evidente come la stessa fosse destinata alle etnie presenti in Italia e dedite al nomadismo e quindi in particolare, ai rom e sinti».

Quando Colman, assistito dall'avv. Zarantonello, fu interrogato spiegò che l'ordinanza faceva riferimento all'articolo 34 del regolamento di polizia urbana del novembre 1984 che dava facoltà «al sindaco di vietare la sosta in determinate località o vie comunali e limitare il deposito e l'impianto di mezzi mobili anche nelle aree private».
Insomma, l'ordinanza è in sè «un provvedimento restrittivo delle libertà civili», tuttavia in questo caso, sottolinea il pm Peraro, è «motivato con il perseguimento di finalità pubbliche aventi rango costituzionale (quali nel caso motivi di igiene e salubrità pubblica) e non vi è spazio per qualificare lo stesso come un atto di discriminazione razziale». Non a caso Colman si è richiamato anche al regolamento comunale. Eventualmente l'atto del Comune di Piovene può essere sindacato dal giudice amministrativo, ma si è su un piano diverso rispetto a quello penale.
Naturalmente Sucar Drom contesta queste motivazioni contraddittorie (per non dire assurde) e chiede al al gip Eloisa Pesenti, nell’udienza del 5 novembre, di rigettare la richiesta di archiviazione, arrivata dopo tre anni di indagine (sic!). Anche per il semplice motivo che l’ordinanza è stata emessa dal sindaco di Piovene Rocchette per cacciare dalla loro proprietà due donne anziane, la signora Adriana Levacovigh e la signora Nicoletta Caris.

Milano, Rom e Sinti: dalla strategia europea alle politiche locali


Trento, il futuro di un popolo antico


Mantova, maniFESTAzione: no al pacchetto INsicurezza




Venezia, è scontro tra Comune e Provincia sull'habitat delle famiglie sinte

«Potremmo ricorrere all'uso di generatori elettrici per aprire il villaggio sinti, ma si tratta di una soluzione estrema a cui non vorremmo ricorrere». Aprire il villaggio di via Vallenari senza allacciamenti alla rete Enel. E' questa una delle ipotesi al vaglio, ora, del Comune.
Dopo l'attacco della presidente della Provincia Francesca Zaccariotto, il Comune di Venezia studia tutte le ipotesi per riuscire a risolvere positivamente la querelle sul nuovo villaggio sinti di via Vallenari. Anche estreme, come l'utilizzo di una rete elettrica prodotta da generatori (si parla di un costo di 2 mila euro al giorno) che dovrebbe consentire di aprire il campo anche senza il collegamento alla rete Enel. Lo ammette l'assessore alle Politiche Sociali Sandro Simionato (in foto), in un momento di difficoltà evidente nei rapporti con la Provincia che ha sospeso l'autorizzazione alla installazione e attivazione della cabina Enel del nuovo campo.
«Potremmo ricorrere ai generatori elettrici - spiega Simionato - ma è una ipotesi estrema a cui non vorremmo arrivare e che potrebbe aver ragione d'essere solo in una fase di prova muscolare che vogliamo evitare. Noi restiamo in attesa. Il prefetto ha chiesto 20 giorni per trovare una soluzione e noi attendiamo».
E' molto probabile che il Comune di Venezia, attraverso l'Avvocatura civica, vada ad impugnare l'atto di sospensione della giunta Zaccariotto. Una decisione ci sarà solo dopo mercoledì, quando il sindaco Cacciari rientrerà da Roma.
E pronta a manifestare è anche l'associazione Sinti Italiani, dice il pastore Davide Casadio. «Se si parla di sicurezza, si deve pensare ai bambini che nel vecchio campo oggi vivono senza riscaldamento e acqua calda e si deve capire che il nuovo villaggio rappresenta un evidente miglioramento - spiega Casadio - E poi se gli ospiti del campo hanno venduto la loro roulotte per andare nella nuova struttura, significa anche non hanno soldi per andare altrove. Ricordo che i sinti sono una minoranza italiana storica. La situazione oggi è grave e invece si vanno solo a valutare gli eventuali abusi, come se non si comprendesse che si sta parlando di persone, soggetti deboli italiani. Noi siamo pronti anche a manifestare ma attendiamo prima la risposta dal prefetto». di Mitia Chiarin

martedì 27 ottobre 2009

Gentilini condannato, le prime reazioni politiche

«La condanna di Gentilini per istigazione al razzismo dovrebbe far riflettere quanti nel Pdl si ostinano a ritenere indissolubile il legame con la Lega Nord. Ricordo che l'ex sindaco e attualmente vicesindaco di Treviso è stato, da molti suoi colleghi di partito, considerato un esempio per definire la cultura politica del Carroccio a livello locale».
Lo afferma in una nota il presidente dei senatori Udc, Gianpiero D'Alia (in foto). «Sappiamo - conclude D'Alia - che la tolleranza non è un principio nelle corde della Lega, ma ci chiediamo come il Pdl, dopo questa sentenza, non sia in imbarazzo per aver accettato il “modello” Gentilinì».
Il capogruppo dei Comunisti Italiani in Regione Veneto Nicola Atalmi esprime «soddisfazione» per la condanna a 4.000 euro di multa inflitta dal Tribunale di Venezia al prosindaco di Treviso Giancarlo Gentilini per alcune frasi pronunciate durante la festa della Lega nel capoluogo lagunare nel settembre 2008. «Si tratta di una condanna perfino ovvia - afferma Atalmi - perché ovunque nel mondo frasi violente e volgari di incitazione all'odio razziale come quelle pronunciate da Gentilizi sarebbero state sanzionate». «Mi auguro - conclude l'esponente dei Comunisti Italiani - che tutti quelli che per qualche voto in più istigano quotidianamente odio e razzismo imparino la lezione e riflettano».
Gentilini non si tira indietro, è sorridente e allegro mentre commenta la sentenza di condanna. «Ho ripetuto quello che mi dicono i miei cittadini ogni volta che li incontro per strada. Continuerò a farlo, a dare loro voce. E’ un dovere in quanto sindaco. Ho già ricevuto tantissime telefonate di gente che mi dice di non mollare, di andare avanti. Non sono queste le cose che mi spaventano, anzi mi fanno ridere. Ho passato la guerra, nella mia vita ho affrontato cose ben peggiori. Non mi lascio certo intimidire».

Venezia, Gentilini condannato per istigazione all'odio razziale

Almeno, per tre anni ci saranno risparmiati i comizi razzisti del leghista Giancarlo Gentilini, vicesindaco di Treviso. E’ stato condannato dal Tribunale di Venezia per aver usato «parole troppo forti» contro gli immigrati, contro la possibilità di aprire moschee in Italia e contro i bambini sinti e rom. Gentilini aveva detto la sua dal palco del raduno della Lega di Venezia nel 2008, prima che sul palco prendesse la parola Umberto Bossi.
Dovrà pagare 4 mila euro di multa e per tre anni gli è vietato di tenere pubblici comizi. L’accusatore era il procuratore Vittorio Borraccetti, che aveva chiesto 6 mila euro di multa pari a 1 anno e 5 mesi di reclusione. Il Tribunale ha sospeso la carcerazione.
Il difensore di Gentilini, avvocato Luca Ravagnan, ha già annunciato ricorso in appello sostenendo che «non c’era alcuna maliziosità contro le razze ma il sostegno ad idee ben note nel mio assistito finalizzate all’integrazione tra etnie diverse». Per Gentilini le accuse a lui mosse sono state il frutto «di chi è abituato ad andare all’assalto e ad esporsi porgendo il proprio petto mentre qualcuno è pronto a spararmi alle spalle».

Lecce, arrestato con l'accusa di abusi sessuali su bambini

La Procura di Lecce ha concluso le indagini preliminari a carico di Bruno Damiano De Blasi (in foto), il 62enne di Campi Salentina attualmente detenuto nel carcere di Foggia con l’accusa di aver abusato in più circostanze di alcuni minorenni di etnia Rom. Il provvedimento è stato notificato all’indagato nelle scorse ore, e porta la firma del pubblico ministero Angela Rotondano, titolare dell’inchiesta che culminò nell’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte del gip Ercole Aprile, eseguita dai carabinieri della compagnia di Campi nel gennaio scorso.
Le accuse contestate a De Blasi, pregiudicato per reati specifici, le più terribili, quelle di violenza sessuale ed atti sessuali con minorenni. Sulla base di quanto emerso dalle indagini, l’uomo per due anni avrebbe adescato giovani fanciulli nel “campo nomadi” Panareo, alla periferia di Lecce, comprando la loro innocenza con pochi spiccioli, dagli 8 ai 20 euro. Questa la ricompensa che il presunto orco dava a quei ragazzini, prede fin troppo facili se si considera che nella loro situazione una banconota da 20 euro avrebbe fatto la differenza.
L’uomo avrebbe indotto ed a volte costretto le sue presunte vittime a palpeggiamenti, culminate a volte con rapporti sessuali completi, consumati nell’abitazione del 62enne o all’interno della sua autovettura. A provare il terribile abominio di quell’infanzia violata ci sarebbero dei filmati realizzati con il telefono cellulare dell’anziano, sequestrato dai carabinieri. E proprio i militari del Norm diedero il via alle indagini, dopo aver notato nel settembre dello scorso anno De Blasi in compagnia di due giovani Rom, che all’apparenza non sembravano avere più di 14 anni.

Quella circostanza insospettì gli investigatori, che iniziarono un attento servizio di osservazione, fatto di discreti appostamenti e pedinamenti che finirono per comprovare un ambiguo rapporto di familiarità fra il 62enne ed alcuni giovani residenti del “campo nomadi”. A novembre i carabinieri ebbero la conferma ai loro sospetti: una segnalazione fatta da una guardia giurata li avvertì di aver notato De Blasi mentre si appartava nella sua auto insieme ad un ragazzino Rom, e probabilmente solo l’intervento tempestivo dei militari evitò il peggio.
Dopo l’episodio, gli inquirenti ascoltarono diverse persone che avrebbero confermato i malsani rapporti intercorrenti tra De Blasi e le sue giovanissime presunte vittime. In seguito ad una perquisizione domiciliare, nell’abitazione dell’anziano vennero ritrovati il telefono cellulare, contenente i terribili filmati, ed un posacenere, oggetto che comparirebbe nei video e considerato la prova che la casa dell’uomo sarebbe stata il teatro degli abusi.
In sua difesa, l’indagato si è sempre proclamato innocente, sostenendo di aver intrecciato con i ragazzi rapporti di semplice amicizia. Ed il filmato? Effettivamente lo vedrebbe ripreso in un rapporto sessuale, ma non con un ragazzino, a suo dire, bensì con un maggiorenne consenziente. Le presunte vittime, che sono state ascoltate in sede d’incidente probatorio, hanno invece confermato le violenze subite. Ora l’indagato ha 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogato o per presentare memorie difensive, prima dell’eventuale richiesta di rinvio a giudizio da parte del pubblico ministero. De Blasi è difeso dall’avvocato Michele Palazzo. Da LeccePrima

Roma, arrestato lo zio che abusava del nipote tredicenne

Ha abusato del nipotino tredicenne nel parcheggio coperto di un centro commerciale nella periferia sud della Capitale: sesso in cambio di denaro. La squallida vicenda è avvenuta sotto gli occhi attoniti di casalinghe che stavano tornando alle loro auto con i carrelli carichi di spesa.
L'allarme al 113 è stato dato da un passante, che dopo aver notato l'individuo, alcolizzato e senza fissa dimora, ha chiamato la Polizia di Stato segnalando quanto stava subendo il ragazzo.
Provvidenziale l'intervento del personale della Squadra Mobile che ha bloccato il bruto, G.G. pregiudicato romeno di 36 anni di etnia rom, mentre tentava di allontanarsi dal posto, e lo ha arrestato per induzione alla prostituzione minorile.
Il minore, assistito da personale specializzato durante l'audizione protetta presso la Sala Calipari della Squadra Mobile, ha ricostruito con drammatica precisione i ripetuti abusi sessuali subiti da parte dello zio.

Birkenau, studenti romani a contatto con l'orrore

Hanno gli occhi sgranati sull'orrore, sui resti delle camera a gas del campo di sterminio di Birkenau i 243 studenti romani giunti ieri in Polonia per il 'viaggio nella memoria' organizzato dal Comune e dalla Comunitià ebraica di Roma. Fotografano, ascoltano i racconti dei sopravvissuti, prendono appunti.
Tra loro ci sono anche due rom e un giovane islamico. Davanti alle macerie del krematorium II dove centinaia di migliaia di persone hanno trovato la morte, i ragazzi hanno sentito i racconti di Sami Modiano e delle sorelle Bucci che in questo campo hanno trascorso mesi di prigionia e perso i parenti più stretti.
Al termine di una preghiera collettiva per ricordare i caduti, l'assessore alle politiche educative Laura Marsilio, ha deposto una corona di fiori sul luogo del martirio, portata dalla squadra d'onore dei vigili urbani che hanno anche esposto il gonfalone del Campidoglio.
"Mentre i sopravvissuti parlavano immaginavo nella mente i loro racconti - ha detto Junita, 16 anni, un rom allievo dell'Istituto 'Gioberti' di Trastevere -. Sono rimasto senza parole e ho provato dolore". In questo campo molti Rom e Sinti sono stati eliminati dalla furia nazista, e Junita sui resti delle baracche dove le persone della sua etnia erano tenute prigioniere ha deposto una pietra con una frase di ricordo.
"Dalle foto che abbiamo visto su internet il campo ce lo immaginavamo così - dicono Jacopo e Giulia 16 anni, studenti del quartiere Quarto Miglio -. Ci ha impressionato la forza con la quale gli anziani testimoni tramandano a noi giovani quello che hanno vissuto, perchè l'orrore dell'olocausto non si ripeta".
Anche per Karim, musulmano, 17 anni, dell'Istituto tecnico industriale 'Bernini', quella di oggi è stata una giornata indimenticabile: "ascoltare i sopravvissuti è stata un'esperienza appassionante, ti fa riflettere".
Nel pomeriggio gli studenti visiteranno con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il campo di Auschwitz che dista da Birkenau solo pochi chilometri. da AGI

domenica 25 ottobre 2009

Bari, nevo drom

Si svolgerà a Bari nei giorni 29, 30 e 31 ottobre, presso il Fortino di S. Antonio, il Convegno Nazionale “Nevo Drom: la Nuova Strada ” , promosso dalla Coop. Soc. Progetto Città in collaborazione con la Coop. Artezian (composta da lavoratori residenti nella comunità rom del quartiere Japigia), e dalle Associazioni “Vox Popoli” e “Cedam”.
La finalità del Convegno è contribuire a promuovere modalità positive di relazione e comprensione reciproca fra Rom, Sinti (immigrati e autoctoni) ed il resto della società civile, scalfendo il blocco di pregiudizi e stereotipi che grava su tale relazione, e stimolando le stesse comunità Rom e Sinti a superare una tradizionale tendenza all’individualismo per unire le forze a livello sia locale che nazionale e internazionale.
Il programma del Convegno prevede relazioni, interventi e approfondimenti tematici nel corso delle tre giornate da parte di esponenti delle istituzioni, intellettuali locali, nazionali ed internazionali, personalità di etnia romanì.
Partecipano tra gli altri l’antropologa Annamaria Rivera, il presidente, il vice presidente e il segretario della Federazione Rom e Sinti Insieme Radames Gabrielli (Nevo Drom), Davide Casadio (Sinti Italiani) e Yuri Del Bar (Sucar Drom), il presidente dell’associazione “Them Romanò” Vladimiro Torre, la poetessa rom rumena Luminita Cioba, il e attraverso una videocomunicazione l’attore e regista Moni Ovadia.
A latere del Convegno, letture di poesie, la mostra “Misto Avilan – Benvenuti !” realizzata con il coinvolgimento dei ragazzi del campo rom del quartiere Japigia di Bari e il concerto di musica romanì dell’Alexian Group diretto da Santino Spinelli.
La manifestazione si concluderà sabato sera con la festa “Io sto con i Rom” nel Villaggio Rom sito nel q.re Japigia. Immagini, musica, danza, gastronomia, cultura fino a tarda notte.
L’iniziativa, è sostenuta dall’Assessorato al Mediterraneo e quello al Turismo della Regione Puglia e patrocinata anche dall’Assessorato all’Accoglienza del Comune di Bari, dall’Università di Bari (Dipartimento Scienze Pedagogiche e Didattiche) e dalla Federazione Chiese Evangeliche di Puglia e Lucania.
Info: mailto:info@progettocitta.org; http://www.progettocitta.org/– telefono 080 502.3090

venerdì 23 ottobre 2009

Venezia, indagati i quattro leghisti che hanno picchiato due immigrati dopo il raduno nazionale della Lega Nord

Qualcosa si muove… Ieri la Polizia ha eseguito quattro perquisizioni domiciliari nei confronti dei presunti responsabili del pestaggio di due camerieri immigrati del ristorante veneziano "La Bricola", episodio avvenuto in concomitanza del raduno nazionale della Lega Nord dello scorso13 settembre.
Gli indagati sarebbero militanti della Lega Nord. Abitano a Cividate al Piano e a Grumello del Monte. Tre militanti leghisti di 31, 33 e 36 anni abitano a Cividate al Piano e un'altra di 48 anni è residente a Grumello del Monte. Uno di loro, in passato, era già stato arrestato a Bergamo per episodi di violenza dopo una partita di calcio. Dovranno tutti rispondere di danneggiamento e lesioni, con l'aggravante delle «finalità di discriminazione o di odio etnico e razziale» prevista dalla legge Mancino. I presunti responsabili del pestaggio sarebbero stati individuati grazie ad immagini, testimonianze e attraverso le loro fotografie sui social network Twitter e Facebook.
L'aggressione. Quel giorno un gruppo di persone con abiti e vessilli riconducibili alla Lega Nord, a seguito di un alterco, aveva fatto ingresso in un ristorante del centro storico veneziano, messo a soqquadro il locale e malmenato due camerieri di nazionalità algerina ed albanese, provocando loro lesioni guaribili in 7 e 30 giorni.
Le perquisizioni, in provincia di Bergamo, hanno interessato i comuni di Telgate, Cividate al Piano e Grumello del Monte e sono state disposte dalla Procura della Repubblica di Venezia.
Fra i perquisiti, uomini tra i 20 e i 50 anni le cui generalità non sono state rese note, figurano una persona già indagata per fatti di violenza e un'altra già arrestata dalla Questura di Bergamo per episodi di violenza avvenuti dopo un incontro di calcio. Si tratta dell'uomo che nell'aggressione a Venezia indossava una maglietta della squadra di calcio della Padania. Ed è stata proprio questa maglietta a portare la Digos sulla pista giusta dell'indagine, coordinata dalla pm veneziana Emma Rizzato.

Gli agenti hanno visionato migliaia tra video e immagini dei fotografi: tra le moltitudini di scatti, uno aveva immortalato un uomo con la maglietta della squadra della Padania, particolare che assieme all'accento bergamasco degli aggressori era stato segnalato nella denuncia alla polizia da parte delle vittime e di alcuni testimoni. Accanto all'uomo, altri militanti presi però di profilo. Così le foto sono state inviate alla Digos di Bergamo che è riuscita a risalire all'identità dei presunti aggressori, i quali sono stati riconosciuti dalle vittime e dai testimoni. Oltre a questi quattro sarebbero coinvolte altre persone, con un ruolo però marginale e nei cui confronti sono ancora in corso accertamenti. Gli indagati saranno interrogati la prossima settimana dalla Procura lagunare con la collaborazione della Digos di Venezia. (da Il Messaggero)
Sconsolante il commento pubblicato da il Padano, dove leggiamo: “L'alterco, pare innescato da un giovane che aveva alzato il gomito, si risolse con qualche pugno e dei tavoli rovesciati per terra: un episodio di poco conto, ma gli uomini della Digos di Venezia e di Bergamo si sono lanciati nelle indagini con uno zelo che, da parte delle forze dell'ordine italiane, spesso manca quando si tratta d'indagare su altri fatti criminosi, i cui colpevoli ben raramente vengono assicurati alla giustizia. I poliziotti, dopo aver esaminato con pazienza certosina migliaia di fotogrammi tv e delle telecamere di sicurezza oltre a un numero colossale di foto della manifestazione leghista, sono risaliti alle persone che avrebbero preso parte alla baruffa.”

giovedì 22 ottobre 2009

Facebook, consigli per il Ministro Maroni

Il Viminale usa giustamente la mano dura contro la pagina di facebook che inneggia all’uccisione del Premier Silvio Berlusconi. Maroni ha dichiarato: “C'è una massima attenzione delle forze dell'ordine che deriva da questi fatti”. E ha aggiunto: "Non credo che in nessun Paese del mondo qualcuno possa scrivere su un sito 'uccidiamo il premier'”.
“Abbiamo dato disposizione perchè questo sito venga chiuso e tutti coloro che sono intervenuti sul sito vengano denunciati alla magistratura”. Per Maroni, quanto è accaduto, “è apologia di reato, se non peggio”. Della questione, ha ricordato il ministro, si è discusso nel corso del Comitato per l'ordine e la sicurezza, al quale era stato invitato anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano, per discutere del piano straordinario in dieci punti contro la criminalità organizzata che è in fase di messa a punto.
Per Maroni, le minacce al premier sono riferibili a “un problema di cultura. E' una cosa sconvolgente - ha aggiunto il ministro - se passa il principio che si possono scrivere queste cose impunemente c'è il rischio che poi a qualcuno venga in mente di metterle in atto”. Quanto è accaduto, ha continuato, “è frutto di un'azione quotidiana e capillare di denigrazione del presidente del Consiglio, e non solo, che viene fatta da tempo e che poi può portare qualche mente malata a ipotizzare azioni di questo tipo”. Per il Ministro dell'Interno, che si dice “molto preoccupato”, sarebbe utile “smettere gli atteggiamenti di demonizzazione dell'avversario politico”, poichè la situazione può sfuggire di mano.

Questo spazio web qualche settimana fa ha segnalato le pagine su facebook che inneggiano all’uccisione di Sinti e Rom ma certo il Viminale non si è mosso ne per oscurare le pagine ne per denunciare i fan di queste pagine deliranti. Come per altro il Ministro Maroni non si muove per denunciare, ad esempio Gianfranco Gentilini, che ha inneggiato ad “eliminare i bambini zingari che rubano” durante un comizio in cui erano presenti diversi esponenti dell’attuale Governo. Un clima di demonizzazione, quello contro le famiglie sinte e rom, che è certamente superiore a quello che investe in questo momento il Premier Berlusconi ma che sembra non preoccupare il Ministro Maroni. Anche dopo l’intervento di tutte le Istituzioni internazionali: dal Parlamento europeo al Consiglio d’Europa, dall’ONU all’OSCE…
Noi sottoscriviamo le parole del Ministro Maroni quando afferma che è “un problema di cultura. E' una cosa sconvolgente se passa il principio che si possono scrivere queste cose impunemente c'è il rischio che poi a qualcuno venga in mente di metterle in atto”. E ancora, quanto è accaduto “è frutto di un'azione quotidiana e capillare di denigrazione del presidente del Consiglio, e non solo, che viene fatta da tempo e che poi può portare qualche mente malata a ipotizzare azioni di questo tipo”.
Ci permettiamo però di rilevare che non si può pensare di poter utilizzare la demonizzazione a proprio uso e consumo (ad esempio contro i Sinti e i Rom o contro gli immigrati), senza rischiare che poi qualche idiota non se ne appropri. Quindi consigliamo al Ministro Maroni di iniziare una riflessione a partire dal suo stesso linguaggio, che in alcuni casi non è stato proprio cristallino e di dare disposizioni alle Forze dell’Ordine di perseguire senza indugi tutte le persone, compresi i leader della Lega Nord, che inneggiano all’eliminazione, alla morte o alla violenza contro qualsiasi persona presente nel nostro Paese.

Napoli, la scuola impossibile per i bambini rom

«Entro l´estate del 2010 la maggior parte degli interventi previsti dal piano per l´emergenza rom, sarà realizzata o in fase di realizzazione avanzata». Questa la promessa del prefetto Alessandro Pansa, commissario straordinario per l´emergenza.
«Con l´istituzione del tavolo di concertazione regionale, si è predisposto un piano d´azione dettagliato, anche nei tempi - ha dichiarato il prefetto-, che ci consentirà, nei prossimi mesi, la costruzione di più villaggi rom ed il recupero di immobili atti a ricevere i nomadi che attualmente vivono in campi non autorizzati e degradati dal punto di vista igienico sanitario a Napoli e provincia. Per la sola città di Napoli, sono previsti 5 interventi che decolleranno a breve: le progettazioni definitive sono già al vaglio degli ultimi pareri prima delle gare d´appalto».
Nel frattempo, i bambini e gli adolescenti rom frequentano in modo saltuario la scuola e con un basso rendimento. Pochi, raccontano i dati delle associazioni che operano nel campo comunale e in quelli abusivi di Napoli e provincia, raggiungono la terza media e pochissimi arrivano alle superiori. «È iscritto alla scuola dell´obbligo circa il 65-70 per cento dei figli dei rom presenti in città da tre generazioni», spiega Vincenzo Esposito di Opera nomadi. «Ma la percentuale cala fino al 10 per cento per i rumeni che vivono nei campi come quello di Afragola dove risiedono 300 rumeni e quasi nessun bambino va a scuola». Altre cifre le fornisce la prefettura: 1.416 rom campani su 2.790 sono minori e di questi, 465 sono iscritti a scuola. Un censimento volontario e perciò parziale. «Molti bambini non vengono sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie, non hanno il kit scolastico, l´acqua corrente o le scarpe», sottolinea Enzo Somma della Comunità di Sant´Egidio.

«I compagni ci chiamano zingarelli sporchi», si lamenta Dalibor, 12 anni, ospite del campo comunale di Secondigliano. «Alcuni insegnanti mettono i bambini in fondo alla classe e questi restano indietro», aggiunge Marta di Opera nomadi. In pochi seguono i progetti scolastici pomeridiani perché il trasporto comunale funziona fino alle 15.00. L´assessore comunale agli Affari sociali Giulio Riccio assicura che da quest´anno il servizio di accompagnamento, gestito da Città sociale, sarà esteso anche ai campi non comunali: «In verità manca una reale richiesta pomeridiana. Ma se ci saranno, provvederemo».
Le scuole frequentate dai rom stanno promuovendo la formazione per l´insegnamento dell´italiano e la partecipazione dei genitori a scuola. Ma nonostante questo sono pochissimi quelli che continuano gli studi dopo le medie. «Denis, protagonista del progetto teatrale Arrevuoto, e i suoi due fratelli si sono iscritti alle superiori ma hanno difficoltà perché non sono previste borse di studio per i rom», denuncia Marco Marino di Chi rom e chi no, che autogestisce la "Scuola Jungla" nel campo vecchio di Secondigliano. Dalla prefettura fanno sapere che da Giugliano solo due minori hanno chiesto di frequentare le scuole superiori e per loro la Provincia, ha già erogato le borse di studio. Inoltre è stato predisposto un percorso sanitario: dalle vaccinazioni obbligatorie alle visite ambulatoriali. Sono solo singoli interventi, ribadiscono le associazioni: «Non c´è ancora un modello di scuola interculturale. Solo quando i rom faranno parte del tessuto sociale i loro figli potranno integrarsi». D´accordo l´assessore Riccio che rilancia il modello del centro di accoglienza di Soccavo: «Solo superando l´ottica dei campi si può favorire l´integrazione». di Alessandra Del Giudice

Mestre (VE), il prefetto "accontenta" la Lega, le case dei Sinti saranno ampliate

Chissà come la prenderanno quelli del Comitato contro il villaggio di via Vallenari. Son lì da una vita a dire che loro non sono razzisti, che non vogliono il ghetto, che le casette di 38 metri quadri di via Vallenari sono troppo piccole e non rispettano le norme urbanistiche e che bisogna portarle a 45 metri quadri.
E adesso, a quel che si capisce il Prefetto le vuol portarle sul serio a 45 metri quadri. E paga lui, cioè lo Stato. Cioè tutti i contribuenti, compresi quelli contro il villaggio. Costerà almeno un milione di euro ampliare le casette e portarle a 45 metri quadri come chiesto insistentemente anche ieri da una mozione presentata in Consiglio comunale dal Consigliere della Lega, Alberto Mazzonetto.
Che, a questo punto, dovrà fare buon viso a cattivo gioco. Lui e quelli del Comitato che anche ieri si sono presentati in Consiglio comunale a protestare, per l’ennesima volta, contro il villaggio e contro il Comune che chiude i Sinti in un ghetto. Una protesta turbolenta, come sempre, scandita da slogan e cartelli. Mazzonetto è stato richiamato più volte all’ordine perchè inalberava un cartello di protesta contro il villaggio.
Adesso la mossa del Prefetto rischia di mettere alle corde Mazzonetto. Perchè, figuriamoci se la lega e il Comitato volevano una cosa del genere. La storia dei 38 metri era stata tirata in ballo per bloccare tutto, adesso si trasforma in un boomerang.
Siamo dunque al paradosso perchè il Prefetto - e dunque il Ministro Maroni della Lega - prende per buona la richiesta della Lega e del Comitato contro il villaggio per i Sinti veneziani. E spende un milione di euro di soldi pubblici per allargare le casette. La storia è saltata fuori ieri a margine del Consiglio comunale, quando il capogruppo del Pd, Claudio Borghello, ha annunciato che oggi (ndr, ieri 21 ottobre) c’è l’incontro del Comune con il Prefetto. Si è così venuti a sapere che il Prefetto ha chiesto di fare i conti su quanto costa ampliare le casette.
Dunque, questa è la soluzione pensata da Maroni per risolvere il problema del campo di via Vallenari. A meno che non si punti a far slittare l’assegnazione delle casette. Che sono pronte. La richiesta dei 45 metri potrebbe essere il modo per tirarla in lungo. Fino alle prossime elezioni. di Maurizio Dianese

martedì 20 ottobre 2009

Tirana, Ticket to Rom

È una distesa di rifiuti in un grande campo, sul quale si notano baracche costruite con assi e teloni. Qualche magra mucca pascola in questa zona. Le persone invece ci vivono, a volte per qualche giorno, a volte per qualche mese. Si presenta così il “campo rom” dietro alla stazione di Tirana. Non si sa quanti abitanti abbia: non esiste un censimento dei rom, men che meno in un campo (quasi un accampamento) nel quale chiunque può insediarsi o andarsene indisturbato.
In questo contesto il fotografo parmigiano Davide Grossi - presidente del circolo «Il Grandangolo» - si è calato per una settimana, a fine agosto, assieme ad altri 16 professionisti. Insieme hanno fatto un articolato reportage-documentario su tutti gli aspetti della vita dei rom in Albania: dagli impegni quotidiani all'ambiente circostante.
Il progetto Rom in Albania è nato con la volontà di raccontare una realtà difficile e sconosciuta ai più, sviscerando con le foto tutti gli aspetti del soggetto. I fotografi hanno lavorato in due campi nomadi nei dintorni della capitale albanese. Molto più di un reportage classico, nelle intenzioni. Il frutto sono centinaia di scatti dalla selezione dei quali sarà ricavata, nei prossimi mesi, una mostra al Museo nazionale di Tirana.
«È un'esperienza che mi ha arricchito molto, prima di tutto sul piano personale - spiega Davide Grossi -. Per raccontare bene un ambiente sociale o un luogo bisogna addentrarsi pienamente, stare in mezzo alle persone e vivere per un po' con loro e come loro».
«Un paese di contrasti. e bunker dappertutto». Grossi ha partecipato con entusiasmo all'iniziativa (svolta in collegamento con le Nazioni Unite). Ed è rimasto molto colpito dalla realtà che ha trovato, una volta sceso dal volo Parma-Tirana. «Ci sono edifici nuovissimi e zone di forte arretratezza, a Tirana - spiega Grossi -. Ogni condominio ha il gruppo elettrogeno, perché la corrente non sempre è garantita, e la cisterna per raccogliere l'acqua. Si ha la sensazione che ognuno faccia un po' quello che vuole. Può accadere ad esempio che, in un condominio, l'inquilino del piano terra inglobi l'atrio del palazzo nel suo appartamento oppure che chi vive all'ultimo piano costruisca un appartamento sopra il suo. C'è chi coltiva ortaggi a casa, per poi scendere in strada a venderli. In ogni caso, girando per la città ci si sente sicuri». Davide Grossi racconta di un'altra “caratteristica” di Tirana: «Ci sono bunker dappertutto, in città come nelle campagne, come se fossero stati disseminati “a grappolo” - spiega -. Secondo il dittatore Enver Hoxha, l'Albania rischiava di essere attaccata da vari Paesi, quindi erano necessari rifugi per tutti». di Andrea Violi, continua a leggere…

Mantova, sul filo della parola

L’Istituto di Cultura Sinta con l’Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Mantova e l’associazione Politkovskaja invitano all’incontro pubblico: “Sul filo della parola, invito all’ascolto della storia rom e sinta”. L’incontro si terrà a Mantova, venerdì 23 ottobre 2009, alle ore 21.15, presso il Palazzo del Plenipotenziario, in piazza Sordello n. 43.
L’assenza di un’informazione obiettiva e di una conoscenza culturale approfondita sono alla base dell’angoscia securitaria degli ultimi tempi, che si concretizza in una cieca riproduzione del ciclo della paura e ci priva della ricchezza dell’incontro con l’altro.
Vorremmo provare ad invertire questa tendenza, dando vita ad un incontro pubblico in cui costruire un percorso di senso sulla storia rom e sinta, in cui la dimensione locale e nazionale si unisca a quella globale.
L’incontro sarà introdotto da Fausto Banzi, Assessore provinciale. Interverranno:
Paul Polansky, antropologo americano che ha da molto tempo dedicato il suo impegno civile a favore delle popolazioni Rom dell’Europa Orientale. Di stanza in Kosovo, attualmente dirige la ONG “Kosovo Roma Refugee Foundation”, che coordina progetti di sostegno alle popolazioni Rom kosovare e serbe.
Elena Borghi e Stefano Liuzzo, ricercatori dell’Istituto di Cultura Sinta, autori dell’articolo “Mantova: dal campo ai terreni privati, un percorso di mediazione culturale”, in Politiche possibili: abitare le città con i Rom e i Sinti, a cura di T. Vitale, Carocci Editore.
Coordina l’incontro pubblico Andrea Negrini, Associazione Politkovskaja.
Per informazioni: ics@sucardrom.191.it, telefono 0376 360643

Bolzano, sfregiata per la seconda volta la targa in ricordo dei Sinti vittime del nazifascismo

Che cosa si può dire di questo secondo oltraggio da parte di persone senza pudore e cuore, dopo questo secondo gesto io come sinto non so che cosa dire e pensare, siamo nel 2009 quasi nel 2010 e ci sono ancora persone che commettono simile bassezze. Non credo che sarebbero contenti se questi oltraggi venissero fatti a loro, sulle targhe commemorative in onore e ricordo dei loro deportati nei lager… accanirsi su una povera targa commemorativa non solo e oltraggioso ma è un gesto veramente spregevole.
Credo che queste persone non si ricordano oppure non sono informate di quello che e successo durante la Seconda Guerra Mondiale, tantissime sono state le persone rinchiuse nei lager di tutta l’Europa, non erano solo sinti, rom ed ebrei, non facevano nessuna distinzione di sesso e razza, non importava se erano donne, uomini, vecchi e bambini, soprattutto non interessava se erano innocenti o colpevoli.
Non si ricordano, non sanno oppure non vogliono sapere che bastava dire una sola parola contro, per essere rinchiuso con tutta la propria famiglia in un vicino lager, per poi essere gettato nei forni crematori. Queste persone non sanno o non gli interessa sapere il terrore e l’orrore che tantissima gente a visto e passato.
Oggi io sono convinto che qualche parente di queste persone responsabili del “bel” gesto, sono state colpite dall’olocausto, e mi meraviglio delle persone anziane,dei loro famigliari che non raccontano facendo così sapere ai propri giovani tutto il terrore che hanno passato e l’orrore che hanno visto durante la Seconda Guerra Mondiale, perciò spero proprio che tutte le persone che sanno che cosa e successo nella Seconda Guerra Mondiale, lo tramandassero ai propri figli e famigliari.
L’associazione Nevo Drom ringrazia il comune di Bolzano per la cura che ha avuto nel sollecito ripristino della targa, ringrazia di cuore il senatore Lionello Bertoldi e l’ANPI che tempestivamente ha avvertito l'Amministrazione comunale e la mia associazione.
Ringrazio tutti quelli che ci vogliono aiutare e spero che oltraggi così pesanti e brutti non succedano più, non solo per noi sinti, ma per tutte le persone del mondo. di Radames Gabrielli, Presidente dell’associazione Nevo Drom

lunedì 19 ottobre 2009

Merano (BZ), il sogno delle micro-aree

Sinti, convivenza e prospettive della realtà dei “nomadi” sul nostro territorio: protesta Unitalia per i camper a Sinigo, si lamenta Minniti del Pdl, iniziano la raccolta firme al Rione Maria Assunta perchè il “campo” sotto la Mebo venga spostato e smantellato. E nel coro si inseriscono anche loro, gli «zingari». Che chiedono rispetto, propongono interazioni, hanno dato vita a un'associazione e puntano anche dalla loro visuale il dito accusatorio verso il Comune: dove sono i progetti di micro-aree?
Tra tensioni, incomprensioni, polemiche, emerge chiaramente un aspetto, quello dei ritardi e delle incertezze municipali. Le promesse elettorali, ripetute di anno in anno e sempre rinviate, di spostare il campo nomadi sotto il viadotto Mebo sono rimaste inevase e ora ben difficilmente i risultati dello studio tecnico per altre soluzioni e nuovi siti verranno esposti, a pochi mesi dal voto. Fra i primi a chiedere un trasloco dalla confluenza sono proprio loro, i Sinti.
«Anche i sinti non vogliono stare nei condomini - spiega Robert Gabrielli - ma d'altronde alla confluenza il campo è un lager, quattro bagni per 80 persone, conflittualità fra famiglie, un ghetto non gestibile e controllabile».
L'obiettivo è quello delle micro-aree, a dimensione di famiglia allargata.
«È la soluzione che dappertutto ha dato buoni risultati - insiste Gabrielli - Non è giusto imporci l'integrazione forzata nei condomini, abbiamo anche noi un retroterra culturale, dei valori radicati nel nostro passato che vanno rispettati. Col tempo, forse, l'avvicinamento fra le due diverse realtà potrà avanzare, ma solo senza forzature».

Ritornando al campo nomadi, le accuse di degrado, micro criminalità e poco controllo si sprecano.
«Chi nasce e cresce in un ghetto, non deve essere un sinto per essere a rischio delinquenza: succede in tutte le realtà ed etnie del mondo».
Si ritorna dunque all'alternativa delle micro-aree.
«A noi andrebbero bene, saremmo disposti a pagare un affitto, a collaborare; sarebbero una alternativa anche economica per la collettività ai condomini Ipes».
Potrebbero essere una porta di ingresso ad altri arrivi.
«Noi siamo meranesi da generazioni, il nostro primo valore è la famiglia più che il lavoro, ecco perché chiediamo le micro-aree per le famiglie allargate, un modo anche per risolvere il problema dei nostri anziani».
E qui la palla ritorna al Comune, ai suoi silenzi, alle sue paure di scoprire le carte sui nuovi insediamenti. Di certo, si sa che lo studio tecnico ha individuato quattro potenziali siti: fra questi l'ex scalo merci in fondo a via Rabbiosi e un secondo nella zona latteria sociale ma non nell'area ex deposito militare. Altro voci parlano di un terreno marginale a Maia Alta e uno oltre la stazione Fs. Ma rompere il muro di silenzio dettato dalla paura del voto per sindaco e giunta, è impresa quasi impossibile: e mentre l'amministrazione latita, le tensioni salgono e le emergenze aumentano. da Alto Adige

venerdì 16 ottobre 2009

Time for Responsabilities

Prosegue la visita che la delegazione mantovana sta compiendo in Israele e Palestina, nell'ambito di Time for Responsabilities, la settimana d'incontri che vede coinvolti amministratori e rappresentanti di associazioni pacifiste provenienti da tutta Europa, nel tentativo di promuovere la pace in Medio Oriente.
I delegati della Provincia di Mantova sono: la presidente del consiglio provinciale Laura Pradella, i consiglieri Giacomo Caramaschi, Manuela Mazzocchi e Giovanni Zangobbi. Le associazioni sono, invece, rappresentate da: Catia Lucchini del Gruppo 7 - Donne per la pace, Gino Goffredi della Cooperativa Mappamondo - Coordinamento per la Pace, Caterina di Francesco di Amnesty International, Nicolò Agosta in rappresentanza della Diocesi di Mantova, Vikttoriia Dubìnina di Sucar Drom. Della delegazione fa parte anche la giornalista Sabrina Pinardi.
Time for Responsabilities, coinvolge amministratori e rappresentanti di associazioni pacifiste di tutta Europa fino a sabato 17 ottobre. Durante il soggiorno, i partecipanti alla missione incontreranno famiglie, rifugiati e politici per cercare di capire meglio le ragioni dei conflitti tra le due popolazioni e portare soprattutto un messaggio di pace. Previste tappe e incontri a Betlemme, Hebron, Nablus, Jenin, Ramallah, Tel Aviv, Nazareth, Jaffa, Haifa e Neve Shalom. Segui il diario della delegazione...

Giornata internazionale contro la povertà

In occasione della Giornata internazionale contro la povertà (il 17 ottobre), sono molte le voci che si levano da tutta Europa per un’azione concreta contro una situazione di mancanza che affligge oltre 80 milioni di persone nell'Unione europea, una delle aree più ricche del mondo. Vladimir Spidla, commissario europeo agli Affari sociali, ricorda - parlando in occasione dell'ottava Tavola rotonda sulla lotta alla povertà, tenutasi nei due giorni scorsi a Stoccolma-, come in tempi di crisi siano i più deboli quelli che pagano il prezzo più alto: perdita del lavoro, difficoltà nel saldare i debiti, difficile accesso al credito. Fattori che possono portare migliaia di persone a entrare nel ciclo della povertà. Spidla ha inoltre ricordato che il 2010 sarà l'Anno europeo per la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale: un'occasione per reintegrare a pieno titolo le persone in stato di povertàal centro della società.
Diverse ong e network europei hanno lanciato appelli e comunicati in occasione della giornata internazionale di mobilitazione. Enar, la rete antirazzista europea, ha messo l'accento sulla situazione di povertà cronica in cui in molti casi sono segregate le minoranze etniche. Per Enar è necessaria un'azione urgente a loro favore che si basi su una raccolta capillare di dati per capire qual è la reale situazione di queste minoranze e soprattutto quali ostacoli li tengono esclusi e in stato di privazione.

Erio, ufficio europeo d'informazione sui Rom, segue la stessa linea: la situazione di povertà delle minoranze rom e sinte in Europa dev'essere risolta urgentemente, per prevenire che questa comunità sprofondi ancora di più nell'esclusione a causa della crisi economica. Erio chiede un approccio integrato e che prevede azioni in tutte le aree rilevanti per l'inclusione sociale dei rom: educazione, lavoro, alloggio e salute.
Per Age, organizzazione che raccoglie le ong della terza età, si rivolge ai governi dei 27, chiedendo che venga stabilita una pensione minima garantita (e indicizzata in base agli aumenti del salario medio) ovunque in Europa, e rigettando l'idea che tale supporto disincentivi la permanenza degli anziani sul lavoro: per Age, il basso numero di anziani ancora attivi è dovuto ad altri fattori, quali la discriminazione basata sull'età, problemi di salute e mobilità o altre questioni famigliari. Eurochild, organizzazione dedicata all'infanzia, si appella affinché l'Europa diventi ancora più presente per sottrarre i quasi venti milioni di bambini europei (uno su cinque) dalla morsa della povertà.
Per Eurochild va creato un legame chiaro e forte tra lotta alla povertà e diritti dei minori. da Agenzia Dire

giovedì 15 ottobre 2009

«Rom ladri di bambini», quando i pregiudizi sconfiggono i numeri

Ai buoni lettori (ma anche ai buoni curatori) di Italia-Razzismo potrà sembrare singolare e scandaloso, eppure si deve prendere atto che 25 nostri concittadini su 100 credono che gli “zingari” abbiamo rapito «non più di 10 bambini». Insomma, Rom e Sinti rubano bambini ma non in modo esagerato.
Lo dice una ricerca promossa dagli operatori della Funzione Pubblica della Cgil, condotta su un campione di mille italiani. Il 13% di questi è convinto che i rapimenti siano «meno di 50». Un tale stereotipo discende da una assoluta non conoscenza: appena il 28,8% infatti dichiara di conoscere almeno un Rom, il 71,2% non ne conosce nemmeno uno.
Inoltre il 53,1% del campione vive in quartieri dove è presente un “campo rom”, il 28,8 dove non è presente e il 15,6 non sa se esiste. È l’assenza di qualunque relazione e, ancor prima, di qualunque reciprocità se non quella dettata dalla paura e dalla diffidenza, a determinare la riproduzione e la sedimentazione di pregiudizi antichi.
Tant’è vero che, non è che non esistano i dati che potrebbero smontarli, quei pregiudizi, ma la adamantina forza dei numeri è destinata a soccombere di fronte all’oscura potenza delle emozioni.
Insomma chi ha subito un furto in casa (magari anni fa) continuerà a essere insensibile rispetto ai risultati di una ricerca, promossa dalla Pastorale per i Rom e i Sinti della Chiesa Cattolica. Come ha ricordato Andrea Billau a Radio Radicale, da quell'indagine, condotta dall'Università di Verona, risulta che, nel corso di 20 anni (1986-2007), non è mai stato provato sul piano giudiziario il rapimento di un solo bambino a opera di “nomadi” (i risultati della ricerca si trovano in Sabrina Tosi Cambini "La zingara rapitrice. Racconti, denunce sentenze", Roma, Cisu 2008). da l'Unità

mercoledì 14 ottobre 2009

Schedature in Veneto, la Commissione europea ha chiesto spiegazioni al Governo italiano

Il commissario Jacques Barrot ha scritto oggi ai presidenti delle associazioni Sucar Drom, Nevo Drom e Sinti Italiani di Vicenza (membri della federazione Rom Sinti Insieme) per comunicare che la Commissione europea ha chiesto informazioni al Governo italiano circa l’operazione di censimento/schedatura dei Cittadini italiani, appartenenti alle minoranze sinte, residenti in Veneto.
Le associazioni avevano inviato un rapporto dettagliato sui fatti avvenuti il 5 marzo 2009. Alle sei di mattino, coordinati dalla Questura di Venezia, oltre 150 uomini della Polizia di Stato, appartenenti a tutte le Questure del Veneto, alla Polizia Scientifica, ai Reparti Prevenzione Crimine “Veneto” “Liguria”, “Piemonte” e “Lombardia”, hanno eseguito una censimento/schedatura di massa. Gli agenti si sono presentati in tutti gli insediamenti, privati e comunali, censendo e schedando tutte le persone in quanto “nomadi” / "giostrai" e in quasi tutti gli insediamenti fotosegnalando ogni individuo, dai 13 anni in su (vedi la video testimonianza su Vicenza).
Le associazioni hanno inviato un rapporto alla Commissione europea, completo di testimonianze video (Vicenza), audio (Montecchio Maggiore) e documentazione cartacea, denunciando le violazioni delle norme comunitarie in materia di diritti fondamentali e di protezione dei dati. Le associazioni hanno chiesto alla Commissione europea di censurare l’operato del Governo italiano e di adoperarsi per la distruzione di tutti i dati rilevati durante l’operazione effettuata dalla Polizia di Stato il 5 marzo 2009.

Bolzano, sfregiata la targa dedicata ai Sinti vittime del nazifascismo

Un'operazione mirata, barbara: una mano ignota ha imbrattato con vernice indelebile la targa dedicata ai Sinti vittime dell'Olocausto. La targa era stata inaugurata solo pochi mesi fa, il 27 maggio scorso, una cerimonia che era stata preceduta anche da polemiche per le frasi pronunciate dal vice presidente del consiglio provinciale Mauro Minniti.
La decisione di apporre la targa lungo il percorso pedonale della memoria, che corre lungo ciò che resta del muro del campo di concentramento, era stata presa dal consiglio comunale di Bolzano. Minniti aveva parlato di scelta «discriminatoria» nei confronti di tutte le altre vittime dei lager. Affermazioni che aveva poi ritrattato, tanto che il consigliere ha partecipato all'inaugurazione.
L'imbrattamento non è frutto di una ragazzata: chi ha agito ha colpito con la vernice solo ed esclusivamente quella targa. Insomma, un atto chirurgico. Il primo a denunciare il fatto al Comune e all'associazione Nevo Drom è stato Lionello Bertoldi, presidente dell'Anpi, che il 1 ottobre si è recato sul posto con una scolaresca di Asti: «Mi sono sentito molto a disagio, - ha raccontato Bertoldi - ho scritto immediatamente al sindaco, il quale mi ha assicurato che la targa verrà al più presto sostituita». Presumibilmente lo sfregio è stato compiuto a fine settembre.
Bertoldi si dice preoccupato per l'acuirsi anche nella società bolzanina di atteggiamenti intolleranti: «Dobbiamo saper accogliere, garantendo ad esempio il diritto di culto», ha detto riferendosi alla battaglia anti-moschea di Unitalia e Lega. di G.F.P.

Roma, Theatre Rom presenta “mandro drom” (il mio viaggio)

La compagnia Theatre Rom presenta “Mandro Drom” (il mio viaggio), spettacolo teatrale scritto ed interpretato da Antun Blazevic (in foto) con la collaborazione di Federica Lobar e musiche e danza dei Gipsy Balkan e FlorNegra. L’evento si terrà a Roma il 24 ottobre 2009 alla Casa dei Popoli “AIASP”, in vale Irpinia n. 50. Ingresso € 10,00, compreso aperitivo e l’assaggio di specialità tipiche e vino dopo lo spettacolo.
Questo spettacolo, narrato da un cantastorie, racconta il viaggio di un ragazzo rom, che parte dall’India nel lontano passato e giunge in Italia nei tempi recenti.
Il viaggiatore parte dal suo paese di origine con la giovane moglie e, attraversando paesi sconosciuti, arriva in un paese del sud, dove il figlio più giovane incontra una ragazza del luogo e la sposa.
Il viaggio è pieno di incontri, di situazioni di vita quotidiana, alcune divertenti altre gioiose, ma anche di avventure dove il protagonista si scontra con la diffidenza, la paura dello straniero. Emerge il suo amore per la bellezza, il suo desiderio di pace, il suo orrore per la guerra, che non viene compreso ma invece scambiato per vigliaccheria.
Il cantastorie continua il suo racconto con le vicende del popolo rom durante la seconda guerra mondiale, dove ancora una volta è stato solo una vittima dell’ignoranza e del razzismo.
La sua narrazione viene interrotta da vari brani musicali e danze (Flamenco, danza del ventre, danza Indiana e Tammurriata), che si inseriscono per mettere in risalto le situazioni descritte.
La compagnia Theatre Rom nasce dall’incontro di un gruppo di rom, appassionati di musica e teatro, con la voglia di mettere insieme questi interessi comuni, per dare vita a spettacoli teatrali, nei quali i protagonisti siano Rom e gagè insieme.
L’ideatore di questo progetto è Antun Blazevic, che attualmente collabora come mediatore culturale rom con diverse associazioni. Lo affianca un gruppo di musicisti rom e gagè e delle danzatrici. Questi spettacoli teatrali vogliono essere l’occasione per vivere e proporre al pubblico la possibilità di collaborazione artistica e lavorativa tra Rom e gagè, raccontando le origini, la cultura e le tradizioni di questo popolo così presente nelle nostre città e così sconosciuto.

Roma, la Camera dei deputati boccia legge contro l'omofobia: "Incostituzionale"

Incredibile colpo di scena alla Camera dei Deputati che ieri avrebbe dovuto approvare l'inserimento nel codice penale dell'aggravante omofoba. Durante il dibattito - ma la richiesta era già stata annunciata ieri dal Ministro Carfagna - Pdl e Lega hanno votato la richiesta avanzata dal presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno di rinvio della legge in Commissione Giustizia. Lo scopo, nelle intenzioni della Bongiorno, era quello di includere all'omofobia anche altre situazioni aggravanti, come quelle previste dall'art 19 del Trattato di Lisbona, e in particolare l'età e l'handicap. Ma una volta respinta la richiesta, la maggioranza ha deciso di votare incomprensibilmente a favore della pregiudiziale di incostituzionalità presentata dall'Udc.
Il risultato è stato netto: con 285 favorevoli, 222 contrari e 13 astenuti, la Camera ha approvato la pregiudiziale e con essa è stato affossato un lavoro durato interi mesi per trovare un accordo tra maggioranza e opposizione. Senza dimenticare poi il paradosso che si è venuto a creare: per i deputati italiani, legiferare contro l'omofobia diventa incostituzionale. Venti parlamentari del Pd e 23 del Pdl non hanno partecipato al voto. Si tratta, tra gli altri, per il Pd di Luigi Bobba, Enzo Carra, Matteo Colaninno, Cesare Damiano, Paolo Gentiloni, Linda Lanzillotta, Enrico Letta, Lapo Pistelli, Ugo Sposetti e Gianni Vernetti. Tra quelli del Pdl che non hanno partecipato al voto ci sono Denis Verdini, Niccolò Ghedini, Luca Barbareschi, Luigi Vitali, Enzo Raisi, Alessandra Mussolini e Fabio Granata. Per l'Idv non hanno partecipato al voto in tre: Francesco Barbato, Anita Di Giuseppe e Domenico Scilipoti, per la Lega Ettore Pirovano.

Furiosa l'onorevole Concia che, all'uscita dall'aula ha dichiarato: «Mi vergogno di far parte di questo Parlamento». Concia ha sparato a zero: il Pdl, che «ha detto bugie»; ma anche per il suo gruppo, che «senza avvertirmi ha cambiato idea e ha votato contro la possibilità di tenere in vita questa legge con il suo ritorno in commissione».«Noi abbiamo votato contro il rinvio perchè non ci è stato garantito dalla maggioranza un impegno su tempi», si è giustificato il leader del PD Franceschini. E sul voto favorevole della Binetti, ha aggiunto: «E' un problema, un signor problema». Pronta la risposta della deputata: «Per come era formulata la legge, le mie opinioni sull’omosessualità potevano essere individuate come un reato. Le mie e quelle di tante altre persone. Il testo era ambiguo, io ho votato per rinviarlo in Commissione e migliorarlo ma la richiesta di rinvio è stata bocciata. C’era un’ambiguità che giustificava le mie riserve». da Gay.it, continua a leggere…

martedì 13 ottobre 2009

Prato, tassa di soggiorno per Sinti e Rom

Un euro al giorno come "tassa di soggiorno" per ciascun Sinto e Rom residente - circa 200 dal 1995 - nelle 4 aree attrezzate di Prato. Un euro di risarcimento "preventivo". E' solo uno dei punti della bozza del nuovo regolamento sull'amministrazione dei campi rom e sinti proposta dalla nuova giunta di centrodestra. Poco più che un'idea, eppure ha scatenato polemiche. Nelle file del centrosinistra, ovviamente, ma qualche perplessità l'ha creata anche nella stessa giunta.
La bozza del nuovo regolamento, ideata dall'assessore alle politiche d'integrazione Giorgio Silli e presentata l'altro giorno in commissione, istituisce un regime decisamente più rigido nei rapporti tra Comune e nomadi.
Se le linee di principio (giro di vite nei controlli, più ordine, meno sporcizia, maggiore responsabilizzazione di chi nei campi ci vive) sono condivise da tutta la giunta, sindaco Roberto Cenni in testa, le modalità di esecuzione, invece, dividono. A esplicitare i dubbi è l'assessore alle politiche sociali Dante Mondanelli cui spetterà, alla fine, il compito della redazione ultima del nuovo regolamento. «Sicuramente le norme saranno profondamente modificate - spiega - Ma il regolamento non potrà essere in alcun modo punitivo».
Cosa prevede la bozza Silli? Oltre al pagamento dell'euro a titolo di concorso al mantenimento delle spese di manutenzione dei campi (chi si rifiuta viene espulso), anche una sorta di registro delle presenze; l'obbligo per chi si assenta di comunicarlo almeno con dieci giorni di anticipo (e sarà dispensato dal pagare il "fiorino"); il risarcimento dei danni arrecati alle strutture; il pagamento di acqua, luce, gas (c'è tuttora); multe salate per chi non ottempera agli obblighi.

Ma, fanno notare ai servizi sociali di Prato, che la misura del pagamento del dazio potrebbe essere applicata solo a quei Sinti e Rom in grado di avere un reddito. E che fare, poi, con quell'alta percentuale di Sinti e Rom attualmente aiutata con sovvenzioni dal Comune? «Chiedere loro soldi sarebbe solo una partita di giro». Inutile.
Decisamente più esplicita la critica dell'ex assessore ai servizi sociali del centrosinistra Maria Luigia Stancari che giudica le misure del nuovo regolamento: «Una vessazione ridicola e inutile, propaganda senza senso su essere umani e non su animaletti che danno fastidio». Secondo Stancari pensare di tassare i rom con l'euro è più che impossibile: «Semplicemente perché si tratta, nella stragrande maggioranza, di cittadini italiani a tutti gli effetti. Se si applica la tassa a loro si potrà chiedere qualche soldo a tutti i pratesi».
Diretta e esplicita la risposta degli ospiti dei campi nomadi all'eventualità di dover sborsare qualcosa: «Pagare un euro al Comune? Ma va là». Sinti e Rom, piuttosto, chiedono nuovi bagni, più struttre, qualche posto di lavoro. Altrimenti? Dicono di essere disponibili a scendere in piazza in qualsiasi momento.
Fatto sta che l'ipotesi di regolamento ideata dalle politiche di integrazione con ogni probabilità verrà rivista parola per parola dalle politiche sociali e dell'attuale bozza potrebbe anche restare pochino. «Certamente - spiega Mondanelli - le misure che il nuovo regolamento conterrà verranno calibrate prendendo in considerazione le situazioni campo per campo e persona per persona». La ricognizione inizierà a breve.
Assessore Mondanelli d'accordo, invece, su un altro punto del regolamento: il giro di vite sul fronte "lavoro" e su una maggiore vigilanza sulla frequenza dei bambini nomadi a scuola. Nel primo caso la bozza Silli prevede che chi per due volte di seguito rifiutasse l'offerta di un lavoro perderebbe il diritto a stare nel campo.
Ok anche al comitato unico "centralizzato" che dovrà vigilare sull'attuazione delle prescrizioni. Oggi le competenze sono di commissioni nominate nelle circoscrizioni sotto cui i campi ricadono. Domani il "think-tank" sarà in Comune e composto da rappresentanti della giunta, dal presidente della commissione consiliare competente, da rappresentanti della forze di polizia, ma anche dai presidenti di circoscrizione. Va da se che i controlli dovranno essere più che frequenti. I blitz, infatti, sono già cominciati. di Cristina Orsini

Padova, il Pd raccoglie le firme per cacciare alcune famiglie rom

A Padova va in scena la «leghizzazione» del centrosinistra: a raccogliere le firme contro i campi nomadi adesso è il Partito democratico. Ancora una volta a confermasi laboratorio della sinistra «law & order» è la città del Santo, dove il primo cittadino democratico Flavio Zanonato, a suon di ordinanze anti degrado, si è guadagnato sul campo la stella di sindaco sceriffo. A riproporre un’iniziativa fotocopia a quella che, una decina d’anni fa, costò all’attuale sindaco di Verona (all’epoca semplice consigliere comunale leghista) Flavio Tosi una condanna per istigazione all’odio razziale, ci hanno pensato alcuni esponenti del Pd capeggiati dal parlamentare Alessandro Naccarato (già segretario regionale dei Ds).
Il «gruppo democratico», munito di tavolino e moduli, si è così piazzato al centro del mercato settimanale di Mortise - quartiere popolare alle porte della città - e ha dato il via alla raccolta firme per una petizione contro un insediamento rom, spuntato come un fungo in via Bassette, proprio all’ombra della tangenziale a un tiro di schioppo dall’Ikea. Un insediamento abusivo che già un anno e mezzo fa era stato denunciato dal «Corriere del Veneto» e che negli ultimi tempi sta creando non pochi problemi ai residenti della zona.
Assieme a Naccarato sono così scesi in piazza il consigliere comunale Paolo Cesaro, quello provinciale Luca Micalizzi e alcuni consiglieri di circoscrizione. «A dire il vero le petizioni sono due - spiega il parlamentare democratico - . Nella prima chiediamo al ministero degli Interni Roberto Maroni di non tagliare i fondi alle forze di polizia che devono presidiare il territorio. Nella seconda invece si fa richiesta al prefetto Ennio Sodano di sgomberare l’area - aggiunge -. E’ evidente che di questi problemi non può farsi carico solamente il Comune. In città poi sono presenti dei campi nomadi attrezzati e quelle sono le uniche aree idonee ad accogliere queste presenze».

Presenze che nel quartiere hanno creato più di qualche problema. «Effettivamente si tratta di un insediamento molto problematico - ammette Andrea Micalizzi, presidente democratico del Consiglio di circoscrizione 3 - . L’area in questione è stata presa in affitto da due famiglie rom che, di volta in volta, ospitano parenti e amici che arrivano con le loro roulotte». «Il rione sta soffrendo per questa situazione. E’ aumenta la microcriminalità e molti commercianti vengono infastiditi. Nonostante il Quartiere e il Comune siano intervenuti a più riprese, non si è arrivati a nulla. Ora c’è bisogno di una salto di qualità, quindi lo sgombero», dice ancora Micalizzi.
Naturalmente l’iniziativa va ad assumere automaticamente un significato politico: stiamo assistendo forse ad una deriva leghista della sinistra padovana? «Neanche per idea - sbotta immediatamente Naccarato - , noi non siamo contro la presenza dei campi nomadi, ma contro quelli abusivi. Noi non contestiamo i rom in quanto tali, ma siamo contro questo insediamento che si pone al di fuori della legalità. La nostra è una battaglia per riaffermare un principio - dice ancora il parlamentare - . I nomadi, che molto spesso sono italiani, devono avere i nostri stessi diritti, ma allo steso tempo devono rispettare la legge, come tutti. Quello che ci differenzia dai leghisti - conclude - è che sovente loro mettono in discussione la presenza dei rom nelle nostre città. Noi invece, molto semplicemente, non vogliamo che nessuno viva al di fuori della legge. Mi pare ci sia una bella differenza».
Un’iniziativa che non è affatto piaciuta al sindaco (sceriffo) Flavio Zanonato. «La mia posizione sulla vicenda è questa- esordisce il primo cittadino -: non sono d’accordo». «Non sono d’accordo per un motivo molto semplice- continua Zanonato -, un partito come il Pd, quindi il mio partito, non può mettersi sulla scia della Lega. Da sempre vado ripetendo che i problemi non si risolvono né con il buonismo né, tantomeno, con il cattivismo». Zanonato, pur sapendo che la sua presa di posizione sconfessa platealmente la petizione «benedetta» da Naccarato, non sembra però temere le polemiche: «Ad Alessandro, molto semplicemente, ho spiegato che non sono d’accordo con questa iniziativa. Punto». di Alberto Rodighiero