venerdì 30 novembre 2007

I webmaster rom e sinti

Alcuni giorni fa su il Riformista è stato pubblicato un articolo di Piero Babudro che ha visitato i webmaster sinti e rom in Europa e in Italia. Scrive il giornalista
Internet è di tutti, sostengono gli irriducibili. Forse non è vero, qualche padrone la Rete ce l'ha.
Fatto sta che per il momento il suo più grosso pregio è saper ribaltare gli stereotipi. Da qui lo stupore nel constatare che il Web ospita, senza tensioni di sorta, un numero considerevole di siti, blog e comunità virtuali dedicati a Rom e Sinti
.
Dopo aver elencato alcuni spazi web, il giornalista ha intervistato Nazzareno Guarnieri di Rom Sinti @ Politica
“L'idea di un blog, ci ha detto Guarnieri, è nata da un gruppo di ragazzi Rom che hanno pensato a Internet come strumento per esprimersi". E i numeri, almeno per il momento, sembrano dalla loro parte. Il blog ha registrato in pochi mesi una media di 1700 visite al mese: il 95% dall'Italia e il resto da Europa, Stati Uniti, India e Città del Vaticano. Da qui la decisione di ampliare lo staff, con 4 persone fisse e una decina di collaboratori che segnalano notizie e organizzano eventi. Si avvicina intanto lo sbarco in politica: proprio dal blog partirà la candidatura di un Rom alle prossime Amministrative di Pescara. A breve, con l'aiuto della regista Giovanna Di Lello, i primi spot elettorali verranno caricati su YouTube.

Reggio Calabria, i Rom gestiranno l'isola ecologica confiscata alla ‘ndrangheta

La raccolta differenziata a Reggio Calabria fa un ulteriore passo avanti. L’isola ecologica, ubicata all’interno di uno stabile confiscato alla ‘ndrangheta, e’ da oggi operativa. Alla conferenza stampa di presentazione della nuova struttura comunale hanno preso parte il sindaco Giuseppe Scopelliti, l’assessore all’ambiente Antonio Caridi ed ai servizi sociali Tilde Minasi, i presidenti delle societa’ miste Fata Morgana e Recasi, rispettivamente Demetrio Logoteta e Franco Germano’, il presidente della cooperativa Rom 1995 Domenico Modafferi ed il presidente della IV circoscrizione “Reggio Campi” Paolo Brunetti.
L’isola e’ nata in seguito all’accordo tra l’amministrazione comunale, la società mista Fata Morgana e la cooperativa Rom 1995 e supporta concretamente la raccolta differenziata avviata in città nel 2004. Attualmente i cittadini, telefonando alla cooperativa, hanno la possibilità di utilizzare il servizio di raccolta domiciliare dei rifiuti solidi ingombranti.
Da oggi possono anche lasciarli direttamente nell’isola ecologica; in particolare rifiuti metallici ed in legno, apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, rifiuti ingombranti, abbigliamento e prodotti tessili, ed ancora, vetro, plastica, carta, fusti, latte e cartucce di stampanti. Alcune vasche e dei contenitori raccoglieranno il materiale in attesa di essere avviato al recupero. Un impianto di pesatura consentirà il monitoraggio dei rifiuti scaricati. Dopo la pesatura, attraverso un sistema computerizzato realizzato dalla Recasi, i cittadini avranno la possibilità ottenere dei punti, in base alla tipologia del rifiuto, che saranno accumulati in una card (gratuita) e successivamente ottenere dei premi. La card verrà rilasciata dalla cooperativa all’utente al primo conferimento di materiale presso l’isola ecologica.
“Il piano superiore dell’isola ecologica e’ in via di ristrutturazione - ha sottolineato il sindaco Scopelliti (in foto) - ed appena ultimato ospiterà la ricicleria, un nuovo servizio comunale che sarà gestito, anche questo, dalla cooperativa Rom 1995 che ha dimostrato in questi anni di offrire professionalità e competenza. Con la ricicleria si realizzerà una nuova attività lavorativa e saranno coinvolti altri giovani rom. L’amministrazione sta infatti procedendo, terminata la fase della delocalizzazione dei nomadi sul territorio, all’inserimento degli stessi nella società e l’opportunità offerta dall’accordo tra il comune e la cooperativa va certamente in questa direzione”.

Sicurezza, una percezione sbagliata

«Percezione»: secondo il vocabolario italiano dovrebbe essere l’atto della coscienza con cui si acquista consapevolezza di un oggetto esterno. Da qualche tempo nel nostro Paese non la sicurezza, ma una «percezione dell’insicurezza» che non corrisponde alla realtà è diventata il parametro al quale fare riferimento per adottare determinati provvedimenti.
A livello istituzionale ormai non ci sono più distinzioni. Parlamento, governo ed enti locali hanno tutti adottato questa logica, che del resto ha investito gran parte delle forze politiche, pronte a scontrarsi su tante cose ma invece decise a farsi concorrenza su questo terreno usando slogan e formulando proposte non molto dissimili.
Sono soprattutto gli stranieri a essere al centro di questa tendenza; ma anche gli italiani marginali (compresi i circa 70.000 Rom e Sinti Italiani) ne sono sempre più coinvolti. E «l’oggetto esterno» da conoscere e governare? La voce degli studiosi del diritto penale e quella della sociologia a questo punto contano molto poco, così come il tentativo di fornire qualche informazione sulla realtà che dovrebbe essere percepita.
Ad esempio, può servire a qualcosa dire che nel corso degli ultimi cent’anni, e anche negli ultimi decenni, in Italia come negli altri Paesi europei, in proporzione alla popolazione e in assoluto, è costantemente diminuito il numero degli omicidi e dei delitti contro la persona?
Non si tratta di variazioni da niente: nel 2006 gli omicidi sono stati 621, circa uno per 100.000 abitanti, laddove in precedenza il loro numero era stato di molto superiore, con un picco di 1.901 nel 1991.
Oppure che il nostro Paese è afflitto da una criminalità di grande consistenza - le corruzioni, le frodi fiscali, i riciclaggi di denaro proveniente dalle associazioni mafiose, eccetera - di dimensioni crescenti, con conseguenti ingenti danni per la collettività? No, evidentemente non serve, perché nessuno ascolta.
La verità è che un concetto di sicurezza intesa come ordine pubblico, come ordine nelle strade, è diventato il solo sul mercato della politica e dell’informazione. La domanda di questo tipo di sicurezza, costantemente drogata dalla gran parte dei media, ha accentuato le vocazioni repressive e di esclusione, orientandole innanzitutto nei confronti di quella che un illustre studioso, Luigi Ferrajoli, chiama «criminalità di sussistenza» e più in generale nei confronti della marginalità sociale.
Di qui i vari pacchetti e pacchettini, i nuovi reati e gli aumenti di pena, le misure per rimandare al loro Paese non solo gli extracomunitari ma anche gli europei, le ordinanze di vario tipo di alcuni sindaci contro i lavavetri o in materia di iscrizione nei registri anagrafici dei cittadini comunitari, con tanto di controllo della loro pericolosità sociale (giudizio che compete alle autorità statali) e della persistenza di buone condizioni igienico-sanitarie delle loro abitazioni (cosa non prevista per gli italiani). Che dire? Oggi i diritti appaiono sempre più asimmetrici, e valgono sempre meno per la marginalità sociale.
di Giovanni Palombarini

Verona, Tosi prima balla e poi li caccia

A Verona, mentre il Sindaco Tosi si appresta a cacciare le famiglie sinte italiane, questa sera alle ore 21.00 presso il Teatro Nuovo di Verona (P.zza Viviani 10) avrà luogo il secondo appuntamento del Festival Atlantide.
Protagonista della serata sarà il Flamenco, danza considerata patrimonio culturale ed espressione più caratteristica della Spagna, ideata e promossa dalle popolazioni Kalé (Sinti spagnoli). I Virtuosi Italiani diretti da Mario Ancilotti, con la partecipazione della Compagnia Flamenco Lunares, equipe italo-spagnola, coinvolgeranno il pubblico nell’atmosfera passionale de El Amor Brujo di Manuel De Falla. Le coreografie, ma soprattutto le note di uno dei pezzi che consacrò la carriera del compositore spagnolo, ricordiamo la celebre Danza del Fuego Fatuo, caratterizzeranno la serata di colore folclorico andaluso, rievocando lo spirito sensuale e selvaggio della cultura kalé nella quale il flamenco affonda le sue radici. Sarà possibile ascoltare la voce di un’autentica cantaora flamenca: Charo Martin. In programma anche le Sette Canzoni Popolari Spagnole di de Falla e musiche di autori flamenchi.
El Amor Brujo fu scritto da Manuel de Falla dopo che la celebre danzatrice Pastora Imperio gli espresse il desiderio di ampliare il suo repertorio con una danza ed un canto nuovi. La storia ha per protagonista una kalé di nome Candela che è stata abbandonata da un uomo che credeva la amasse. Continua a leggere…

Decreto “sicurezza”, la votazione martedì in Senato

Martedì al Senato è in programma la votazione del decreto sulla sicurezza. È soltanto un'altra tappa della corsa ad handicap alla quale il Governo è costretto: dai numeri, come si sa, rimasti sempre precari, ma anche dal quadro politico, che proprio dal Senato Lamberto Dini ha definito ormai esaurito.
A dare un tocco di ulteriore suspense è poi la circostanza per cui il decreto è arrivato ieri in aula a palazzo Madama senza il relatore. Giannicola Sinisi, da tutti apprezzato per il suo equilibrio, non è riuscito a ridurre le distanze che sul merito delle questioni dividono maggioranza e opposizione.
Non uno scontro pregiudiziale, come ha assicurato il presidente della Commissione affari costituzionali Enzo Bianco, ma divergenze di sostanza: Prc vorrebbe la chiusura dei Cpt (Centri di permanenza temporanea), con l'opposizione pronta a salire sulle barricate se questo dovesse accadere.
Stamane sono state respinte le due pregiudiziali di costituzionalità del Centrodestra, presentate per sottolineare la mancanza di copertura per il provvedimento. Ma Prc ha alzato il tiro: il Governo stia in guardia, è stato il monito del capogruppo Russo Spena, ed eviti la tentazione di rimettersi al voto dell'aula per tagliare i nodi più controversi. Deve schierarsi senza incertezze - è il succo del monito - se non vuole correre rischi nella votazione finale.
Rischi che appaiono più remoti a Cesare Salvi, capogruppo della Sinistra democratica: l'intesa Governo-maggioranza, è la sua convinzione, è più vicina grazie all'impegno del Pd e del ministro dell'interno. Con un corollario, che rovescia l'ottimismo in un monito: il Governo deve eliminare dal provvedimento gli aspetti anticostituzionali e più lontani dalle direttive europee, altrimenti Sd voterà contro. Continua a leggere…

giovedì 29 novembre 2007

Un Alto Commissariato per i Rom e i Sinti?

Il 22 novembre le ruspe hanno abbattuto le povere capanne dei rom di Tor di Quinto a Roma con tutto il loro contenuto nel massimo disprezzo dei diritto degli abitanti che dovevano quanto meno essere avvertiti per salvare le loro cose, i loro ricordi, oggetti necessari alla loro vita raminga. Rai tre mostrava una bambina che al ritorno della scuola non trova più la sua casa. Non sa neppure dove andrà, dal momento che chi demolisce si limita a questo e non si pone il problema della risistemazione delle persone.
Il Governo Italiano ha affrontato l'enorme problema della immigrazione dei Rom soltanto dal versante "sicurezza" che in sostanza si traduce in una folle esclusione dalla nostra vista e dalle nostre città dei rom. Esclusione dalla vista, criminalizzazione della povertà, sanzioni per i lavavetri, decoro urbano con pulizie etniche…
Sappiamo che si tratta di gravissimi abusi simili a quelli che il nazismo fece subire ai rom negli anni trenta, abusi possibili perché trattasi di un popolo senza voce fino al punto di essere dimenticato dalla giornata della memoria dell'olocausto nella quale non sono neppure menzionati (legge 211 del 2000). Eppure furono uccisi oltre seicentomila tra rom e sinti!!
Considerato la inconcludenza del Ministero della Solidarietà Sociale e l'ostilità dei sindaci leghisti e PD, penso che si potrebbe trovare una soluzione, uno strumento nella istituzione di un Alto Commissariato per i Rom con il compito di organizzarne ed amministrarne la presenza in Italia. Continua a leggere…

Libertà di stampa, esprimi la tua opinione

La libertà di stampa è un diritto prezioso, ottenuto attraverso secoli di sacrifici, battaglie, lotte. Perché abusarne? Spiego. Oggi su un quotidiano a tiratura nazionale (chiamiamolo X) è apparso un articolo su un fatto di cronaca violenta (chiamiamolo ALFA). Fin qui, tutto normale. Notizia triste è che X, oltre a descrivere ALFA, ha spiegato in un trafiletto i modi e i mezzi da adottare per effettuare la violenza, nonché i prodotti utili con tanto di nome, di foto e d'indicazioni sul come procuraseli.
Ora, la colpa non è del quotidiano... poiché si è solo limitato ad essere in linea con le altre fonti di informazione, giornali e televisione. Cambiano i tempi, cambia anche lo scopo della comunicazione: non più informare ma vendere.
Da alcuni anni le notizie hanno assunto una personalità nuova, molte volte morbosa, quasi macabra. Capita spesso si seguire un telegiornale e venire a sapere con quante martellate alla testa una persona ha perso la vita (in orari di fascia protetta poi...); oppure un'accurata descrizione delle ferite provocate da un incidente, stile copione da film Horror; oppure ancora, come nel caso di oggi, telegiornali e quotidiani ci spiegano tutto ciò che si deve sapere per compiere una violenza, una rapina, una bravata. Perchè?
Perchè insistere nei particolari raccapriccianti e/o fornire il lettore, o lo spettatore, di esaudienti "istruzioni per l'uso" o per meglio dire per l'abuso?
Perchè insistere su fatti di cronaca alimentando fenomeni di emulazione?
Basta citare due esempi: il bullismo (più se ne parlava, più sembrava diffondersi e ora, che non se ne parla più, dov'è finito?); per non parlare delle recenti notizie sui Rom che hanno rischiato di innescare una serie di spedizioni punitive anche contro chi non aveva alcuna colpa se non la nazionalità d'origine.
La parola d'ordine sembra essere "violenza", se poi dietro vengono fuori anche storie di gelosie, amanti, tradimenti... tanto meglio, la curiosità aumenta!
Ma di chi è la colpa? Della fonte d'informazione o del destinatario della stessa?
Purtroppo vende più una storia violenta densa di particolari aghiaccianti e retroscena da film che una buona notizia. Questa però non è una giustificazione, non è liberta di stampa e non è (o meglio non dovrebbe essere) la miglior interpretazione di quel diritto, raggiunto dopo secoli di sacrifici, di battaglie, di lotte. Esprimi la tua opinione…

Italia e Francia, tutti di fronte alle Poste il 1 dicembre

Il I dicembre è giornata di mobilitazione per i diritti dei migranti. In Italia l’appuntamento è davanti alle Poste per contestare un sistema burocratico lento e disagevole che per di più rappresenta un ulteriore modalità di sfruttamento e speculazione economica rispetto alla presenza dei migranti sul territorio.
Il I dicembre, però, anche in Francia è previsto che accada qualcosa. I collettivi dei Sans-papier e soprattuttro i collettivi Rom hanno infatti stabilito di manifestare per ragioni diverse da quelle italiane ma assolutamente connesse e contigue: le retate e le espulsioni collettive dei cittadini dell’est Europa.
In Francia, come in Italia, come in Spagna e in generale negli Stati membri di vecchia adesione, si continua ad assistere ad espulsioni sommarie di migranti che sempre più riguardano anche i cittadini ormai divenuti ‘comunitari’.
La mitologica ‘emergenza Rom’ che ha portato il governo italiano all’emanazione di un decreto d’urgenza che permette l’espulsione dei cittadini europei di ‘serie B’ appare assolutamente in linea con le tendenze che investono anche tutti gli altri paesi ‘forti’ dell’Ue.
La manifestazione francese ha il valore aggiunto di approfondire un nuovo tipo di ragionamento sulla cittadinanza europea che lega migranti e nuovi cittadini comunitari. Ma c’è di più. “I romeni e i bulgari sono i nuovi banlieusards d’Europa”, si legge nel volantino che indice la manifestazione parigina. Il chiaro riferimento è alle banlieus della capitale, esplose ancora una volta nelle ultime notti, in cui milioni di donne, uomini, adolescenti, bambini, famiglie, hanno formale accesso alla cittadinanza francese ma vedono ogni giorno i loro diritti violati, negati, schiacciati dall’unica manifestazione che i poteri costituiti sembrano dare loro di se stessi: la repressione.
Allo stesso modo, la cittadinanza europea, lungi dall’essere divenuta uno statuto capace di estendere e tutelare i diritti di un sempre maggior numero di persone, sembra rappresentare ogni giorno di più un sistema di inclusione differenziale di esseri umani che hanno differenti livelli di accesso ai diritti a seconda dei redditi, della nazionalità, della (presunta e strumentalizzata) etnia. Continua a leggere...

mercoledì 28 novembre 2007

Marco Ahmetovic nell'occhio del ciclone

"La scelta delle misure cautelari compete esclusivamente al Giudice, e su di essa non sono possibili interferenze del ministro della Giustizia, questo a prescindere dai sentimenti personali del Guardasigilli, che prova tristezza e sconcerto di fronte a chi sfrutta le proprie colpe e la morte altrui per acquistare notorietà e denaro". Lo precisa il ministero della Giustizia in una nota, annunciando poi che "nel caso di Marco Ahmetovic, il ministro ha chiesto ai propri uffici di avviare accertamenti specifici sulle modalità del regime detentivo cui è attualmente sottoposto Ahmetovic, e sulla compatibilità di tale regime con lo svolgimento delle attività lucrative riportate dalla stampa".
Marco Ahmetovic, 22 anni, per la strage di Appignano è stato condannato a sei anni e mezzo ma gli sono stati concessi i domiciliari. Si è così trasferito in un residence di San Benedetto del Tronto dove naturalmente dovrà pagare l’affito anche perché il giudice non avrebbe concesso la misura alternativa in una roulotte. Si consideri che l’abitazione di Marco Ahmetovic e le abitazioni dei genitori e dei fratelli sono state distrutte dai “bravi cittadini” di Apignano.
Poi è arrivata la scommessa di un giovane intraprendente di fare di Ahmetovic ''una star''. Si tratta dell'agente pubblicitario Alessio Sundas che ha assunto il giovane, con un contratto di circa 30 mila euro, come testimonial di una linea di moda ispirata ai costumi e alla cultura rom.
La nuova etichetta si chiama "Linearom" e propone una serie di gadget e capi di abbigliamento, alcuni già messi in vendita su internet. Sul sito eBay al prezzo di 159 euro si trova l'orologio di "Linearom".
Inoltre, Alessio Sundas sembra che voglia proporre un video musicale su Marco Ahmetovic, facendolo diventare testimonial di moda che tra l'altro sta per pubblicare un libro scritto di suo pugno durante gli arresti. Sul sito di Alessio Sundas si trova l'offerta di lavoro per realizzare il video che prevede un compenso di 1.000 euro.
Tutte iniziative pubblicitarie che hanno scatenato la rabbia razzista dei politici che naturalmente si guardano bene dal chiedere le stesse misure restrittive per i responsabili degli ottomila morti che sono stati “ammazzati” nel 2008 sulle strade italiane. Infatti, in Italia nessuna persona condannata per omicidio colposo (incidente stradale) è oggi in carcere.

GSDInforma, il nuovo mensile

Abbandono, comunità, campi nomadi, migrazione, ma anche famiglia, adozione, affido, accoglienza, scuola e strutture sociali: questi i temi portanti del nuovo mensile GSDInforma.
Il periodico, che nasce dall’esperienza e dal lavoro sul campo dell’Associazione Genitori Si Diventa onlus, si occuperà di minori in situazioni difficoltà e quindi di tutela dell’infanzia e dell’adolescenza.
Obiettivo del mensile è mettere al centro del dibattito sociale e culturale i minori come attori di diritti; per questo motivo particolare attenzione verrà data ai temi che riguardano minori e media, e in generale di tutte quelle situazioni dove i diritti di bambine e bambini, di ragazze e ragazzi, in Italia e all’estero, sono troppo spesso negati.
Dal 1° gennaio 2008 GSDInforma sarà disponibile su abbonamento: i primi due numeri, gennaio e febbraio, saranno inviati gratuitamente a tutti coloro che ne faranno richiesta compilando un modulo disponibile su http://www.genitorisidiventa.org/.
La testata, realizzata grazie alla collaborazione della casa editrice pisana ETS, è diretta emanazione dell'Associazione Genitori Si Diventa onlus, costituita nel 1999 dall’iniziativa di alcune famiglie adottive ed oggi diventata significativo punto di riferimento relativamente ai temi della tutela dell’infanzia e dell’adozione.
“La scommessa è impegnativa, ha dichiarato Antonio Fatigati, Direttore di GSDInforma e Presidente di Genitori Si Diventa onlus, ma siamo sicuri che questa iniziativa incontrerà l’attenzione di tutte le famiglie coinvolte nell’adozione e nell’affido e di tutti coloro che hanno interesse ai diritti dei minori”.

Roma, le coop rom protestano

Gli operatori dell'usato rom torneranno a manifestare nella capitale per la regolarizzazione del loro lavoro, oggi, alle 11 in Piazza San Marco, a un mese esatto dalla prima mobilitazione a Lungotevere Dante. A Roma l'attività della maggior parte dei mercatini dell'usato rom è stata sospesa.
«Nonostante il settore dell'usato rom sia florido e potenzialmente in espansione, la politica delle chiusure ha prodotto centinaia di disoccupati ad oggi disperati e senza nessun mezzo di sussistenza», dichiarano i portavoce delle cooperative Shishiri Lavoro e Occhio del Riciclone, organizzatori dell'evento.
«Commerciare merci usate non può essere considerato alla stregua di un crimine - commentano - il riuso è una priorità ambientale, e chi toglie materiale dai cassonetti sottraendolo allo smaltimento offre un importante servizio a tutta la città. Ci rendiamo conto - aggiungono - che la filiera dell'usato attualmente porta con sé numerosi problemi, principalmente legati all'igiene e all'infiltramento di merci rubate, per questa ragione - annunciano - intendiamo rilanciare i mercatini rom a Roma partendo da soluzioni concrete».
«Le merci riusabili non devono più essere 'pescate' dai cassonetti - propongono - grazie al sistema del porta a porta, già sperimentato nei quartieri Decima e Colli Aniene, le stesse merci potrebbero essere selezionate in isole ecologiche fondate sul riuso e rivendute a noi operatori rom sotto forma di stock. Il denaro che gli operatori rom sono disposti a fornire per acquistare le merci - spiegano - può essere efficacemente allocato all'assunzione di altri rom da impiegare nelle operazioni di pulizia e igienizzazione dei mercati».
«Grazie all'acquisto delle merci presso le isole ecologiche - affermano - gli operatori potranno dotarsi di partita Iva, ricevere fattura al ritiro delle merci e fornire scontrino alla vendita; in questa maniera - osservano - non sarà più possibile alcun dubbio sulla provenienza degli oggetti. Per garantire la tenuta di tutto il meccanismo, i mercatini dovranno essere dotati di regolari chioschi ad assegnazione nominale».
«Per discutere produttivamente sulle nostre proposte - concludono i portavoce delle cooperative - chiediamo l'immediata convocazione di un tavolo al quale siano presenti gli assessori all'Ambiente, al Lavoro, al Commercio e alle Politiche sociali del Comune di Roma».

The Independent, xenofobia in Italia

Trova echi polemici sulla stampa britannica, l'iniziativa del sindaco di Cittadella di porre dei limiti di reddito alla concessione della residenza agli stranieri. A scendere ieri in campo è stato il quotidiano inglese “The Independent”, dedicando alla vicenda ben due pagine con il sottotitolo «Xenofobia in Italia». «Tenere lontane le persone indesiderabili è una preoccupazione molto italiana al giorno d'oggi - scrive l'inviato - . Ora Cittadella è diventata la prima città in Italia a dire chiaramente chi non potrà mai abitarvi: vale a dire i poveri, i disoccupati e i senzatetto».
Il sindaco Massimo Bitonci non ci sta a farsi bollare per razzismo. «La questione razziale - dice - non c'entra nulla con l'ordinanza che è tesa solo ad affrontare una questione che garantisca sicurezza ai cittadini». E trova l'appoggio anche della Regione Veneto, che annuncia un prossimo provvedimento con cui sarà offerta una cornice giuridica di sostegno agli altri sindaci che vogliano muoversi nella stessa direzione.
Il sindaco di Cittadella incassa anche l'appoggio di altri proseliti. Come quello di Treviso - comune leghista che per una volta non fa da apripista per iniziative destinate a far polemica - il cui sindaco Gian Paolo Gobbo ha trasmesso proprio oggi all'ufficio protocollo un'ordinanza con minimi di reddito per l'iscrizione all'anagrafe. Il comune di Tombolo (Padova) si accoda, prevedendo anche verifiche sui requisiti igienico-sanitari degli alloggi. Mentre Varallo Sesia (Vercelli) rincara la dose del provvedimento già varato: se vorranno sovvenzioni ed esenzioni gli extracomunitari residenti dovranno seguire anche un corso di italiano, geografia e cultura locale. Si allunga dunque ancora l'elenco degli emuli di Bitonci oltre i confini regionali, dove già figurava il sindaco di Azzano Decimo, orgoglioso di fare l'apripista in Friuli e in cui potrebbe entrare anche il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato che ieri comunque ha precisato che il capoluogo lombardo già si sta muovendo nella stessa direzione.
La Lega Nord affila nuove armi con il senatore Piergiorgio Stiffoni, che chiede ai ministri Mastella e Amato, rispettivamente, un'ispezione contro la Procura di Padova, rea di aver indagato il sindaco di Cittadella, e una linea più ferma sulla sicurezza.
Intanto, a spiegare come possono andare veramente le cose per gli immigrati, soprattutto se sono clandestini, ci pensa un video con immagini shock trasmesso in vari paesi dell'Africa e realizzato dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) con il contributo di governo svizzero e Commissione Ue.
Il video è veramente paradossale, infatti un giovane immigrato braccato in Svizzera telefona al padre in Africa che invece è tranquillo e rilassato nel suo salotto. Il concetto espresso è: in Africa si sta bene, molto bene; in Svizzera si sta male, anzi malissimo. Fa impressione l’immagine veicolata del padre: un tranquillo pensionato della classe media europea. Certo le immagini che arrivano in Africa dall’Europa sono stereotipate ma rispondere a queste immagini con altre che non corrispondono alla realtà della stragrande maggioranza degli africani, è ridicolo. Ma questo succede perché un partito razzista e xenofobo ha preso il potere quest’anno in Svizzera.

martedì 27 novembre 2007

Roma, l'appello del Prefetto: «serve un'agenzia nazionale dei rom»

Sulla questione dei rom, «le strutture istituzionali sono inadeguate. Dovremmo immaginare un' Agenzia nazionale dei rom o un Alto Commissario». Lo propone il prefetto di Roma, Carlo Mosca (in foto). Per il prefetto, che stima in Italia 140 mila rom («non possono costituire un pericolo per 58 milioni di italiani e la metà sono minori»), l'ipotesi di concentrare su un nuovo organismo (già presente in altri stati europei come la Romania) la competenza potrebbe permettere di coniugare le esigenze di sicurezza con quelle dell'inclusione. Servono poi, a suo avviso, strumenti di conoscenza sulla questione, soprattutto mirate alle politiche per l'inclusione. Secondo Mosca, «affrontare la questione solo con la repressione finirà per creare altri problemi alla sicurezza». Infatti, «quei pochi delinquenti che pure ci sono monopolizzano l'attenzione della comunità» a svantaggio di tutti.
Giovanni Russo Spena, capogruppo dei senatori di Prc, ha annunciato che il suo gruppo proporrà di istituire una Commissione parlamentare di studio sulle povertà nelle borgate metropolitane che si occupi sia degli indigeni sia degli stranieri.
L'Agenzia - ha aggiunto Mosca - dovrebbe occuparsi dei «rom e di tutti i nomadi, cioè di quelle comunità senza territorio. È un tema su cui è necessaria una riflessione, e una riflessione comparata. Sappiamo di persone che vivono stanziali a Roma da 40 anni, come si fa a dire che sono nomadi?».
E sono proprio i Rom che vivono in Italia da anni a chiedere un alloggio. «Noi rom stanziali non vogliamo più vivere in un ghetto, in isolamento. Chiediamo al sindaco di Roma e al governo un casa popolare. L'appello arriva da Nedzad Hamidovic, portavoce di due campi rom nell'area romana, sulla Pontina, che ospitano complessivamente circa 800 persone. «Vivo a Roma da 40 anni, sono giunto qui che avevo 9 anni - ha detto l'uomo - e qui sono nati i miei nove figli. Una mia figlia ha la cittadinanza italiana. Il nostro villaggio sulla Pontina non è attrezzato, non abbiamo l'acqua, nè pulita nè sporca. Siamo in Europa e vogliamo vivere rispettando le regole».
Ma servono interventi: «I rom in Francia hanno avuto la cittadinanza francese e noi invece ancora viviamo là». «Chiediamo a Veltroni e al governo una casa - ha precisato ancora Hamidovic - nei nostri campi siamo tristi, soprattutto i bambini, i giovani, le donne, gli anziani. I bambini si ammalano, ci sono stati casi di epatite A e B. A Veltroni dico, noi siamo stanziali, vorremmo aver una casa popolare con tutti i servizi e pagarli».

"Rom e Sinti Insieme", il documento di Cecina

Sono presenti da oggi su YouTube i due cortometraggi sulla presentazione del “documento di Cecina”, redatto dal comitato “Rom e Sinti Insieme”. I due cortometraggi, realizzati dalla regista Giovanna Di Lello, seguono quello sulla fondazione del comitato, girato a Mantova il 24 marzo 2007.
Nei cortometraggi sono raccolti gli interventi di Nazzareno Guarnieri, Eva Rizzin e Demir Mustafa che hanno presentato il documento al sottosegretario De Luca, presente al XIII Meeting Antirazzista di Cecina in rappresentanza del Governo italiano.

Guarda la prima parte del cortometraggio…

Guarda la seconda parte del cortometraggio…

La segreteria tecnica a nome di tutto il comitato ringrazia la regista Giovanna Di Lello (in foto) per l’opera di divulgazione sul comitato.

Le mani sulle città

In Consiglio si discute nuovamente di modifiche della legge regionale n. 12 sul governo del territorio. Per i cultori della materia questa è una perfetta non notizia, poiché quella legge, sin dalla sua frettolosa approvazione nel 2005, con un solo voto di maggioranza, assomiglia a una sorta di tela di Penelope, dove ogni modifica ne preannuncia già la successiva e dove le incursioni politico-affaristiche sono diventate la norma.
A mo’ di esempio, possiamo citare i reiterati interventi ad hoc per Monza, un autentico cult nel suo genere, che nel luglio 2006 intendevano bloccare il nuovo Pgt, accorciandone i tempi di approvazione, mentre due mesi fa è stato imposto l’esatto contrario, cioè la proroga dei tempi. Ma che cosa è cambiato in un solo anno? Semplice, il colore della giunta comunale monzese, di centrosinistra un anno fa e di centrodestra ora, mentre l’oggetto del contendere è sempre il medesimo: la Cascinazza. Cioè, un bel po’ di verde da rendere edificabile e i relativi interessi immobiliari della società di Paolo Berlusconi.
E siccome la faccia per queste operazioni la deve mettere l’assessore leghista al territorio, il partito degli affari, che fa capo al vero padrone di casa, gli concede un po’ di demagogia. E così hanno fatto il loro ingresso nella legge 12 delle norme che con l’urbanistica c’entrano un bel niente, come quel capolavoro padano che stabilisce che se qualcuno (leggi: islamico) si mette a pregare in un edificio non classificato “luogo di culto”, allora deve chiedere al Sindaco il “permesso di costruire”, anche in assenza di opere edilizie. Insomma, uno scambio di favori tra mattoni e xenofobia.
Ebbene, tutti gli ingredienti sopra ricordati li troviamo anche nel provvedimento ora in discussione, compresa la razione di xenofobia. Infatti, ci sono ben due norme destinate, l’una, a rendere più difficoltosa l’apertura di nuove “attrezzature per servizi religiosi” (leggi: moschee) e, l’altra, ad abrogare la vigente normativa regionale sui “campi di sosta o di transito”, cioè l’articolo 3 della l.r. 77 del 1989 per la “tutela delle popolazioni nomadi e seminomadi”. Orbene, è senz’altro vero che la legge 77 è un po’ vecchia e di fatto disapplicata da anni, causa veto di Lega e An, ma il citato articolo 3 prevedeva pur sempre l’obbligo di contrastare l’emarginazione urbanistica. Ora, invece, si tratta soltanto di rendere il tutto più restrittivo e senza obiettivi di inclusione sociale. di Luciano Muhlbauer, continua a leggere…

Ma se l'uomo morde il cane non fa notizia? La torbida xenofobia dei media italiani

Cosa succederebbe in Italia se un pregiudicato romeno ubriaco investisse sulle strisce una signora italiana con due bambini e la riducesse in fin di vita? La risposta è facile, diverrebbe in un lampo prima notizia su tutti i media e molti sciacalli sarebbero pronti a organizzare fiaccolate, a chiedere mano dura, espulsioni e a fare passeggiate vestiti come Humphrey Bogart. Cosa succede se avviene il contrario? Questa settimana ne abbiamo avuto un’atroce dimostrazione pratica. E i media italiani ne escono in maniera vergognosa.
La storia, nella sua crudezza, è semplice. Il giorno 20 novembre in pieno giorno, nella città di Roma, la cittadina rumena Marinela Martiniuc, 28 anni, attraversava sulle strisce nei pressi di una scuola. Spingeva una carrozzina con suo figlio Elias di appena quattro mesi e teneva per mano sua nipote Adina di 12 anni.
Sono stati spazzati via da un'auto guidata da un cittadino italiano, in evidente stato di ebbrezza, e appena uscito di galera. Il neonato è stato sbalzato a 20 metri di distanza, la piccola Adina ha avuto multiple lesioni alle gambe. La signora Martiniuc è stata per 24 ore incosciente ed in pericolo di vita. Tutt'ora è ricoverata in condizioni critiche.
Nessun giornale o gr o tg ha ritenuto opportuno diffondere la notizia. Questa è stata diffusa oggi, cinque giorni dopo, solo in una lettera inviata da Anna Maffei, presidente dell'Unione cristiana evangelica battista italiana, pubblicata dal quotidiano Il Manifesto.
Maffei invita a una riflessione sul ruolo dei media nella costruzione del clima di insicurezza e di crescente intolleranza e xenofobia fra la gente comune. Ha ragione: i media mainstream oramai formano un compatto partito del pregiudizio e utilizzano il loro sterminato potere per diffonderlo ad arte. Per un'elementare regola giornalistica infatti, se i romeni e solo i rumeni (o i rom che per il giornalista medio è lo stesso) sono tutti stupratori, assassini, ladri, autisti ubriachi, l'ennesimo cane che morde l'uomo non deve far notizia. Ma se è l'uomo italiano (pregiudicato e ubriaco) a mordere la cagna rumena, questa non dovrebbe essere una notizia più del suo stereotipato opposto? Non dovrebbe causare scandalo e vergogna che un nostro connazionale abbia ridotto in fin di vita una donna straniera e due bambini?
Sarebbe un triste paradosso, ovviamente, se solo per questo i media facessero un buon servizio all'informazione. La Maffei centra perfettamente il punto. Oggi i media mainstream, manipolando e scegliendo le notizie in maniera intenzionale, rappresentano un generatore di insicurezza sociale, intolleranza e xenofobia. E i giornali italiani che strillano l'investimento (o lo stupro, o l'omicidio) di una cittadina italiana da parte di un cittadino straniero, ma nascondono il caso opposto e sminuiscono sistematicamente i crimini dei quali gli stranieri sono vittime, vanno definiti per quel che sono: razzisti.
Per turpi fini (politici o commerciali che siano) si stanno prestando a mettere in pericolo la convivenza civile in questo paese e stanno giocando con la nostra democrazia. E' tempo che chi ha a cuore la convivenza civile in questo paese chieda sistematicamente loro conto delle loro intenzioni e malintenzioni. Un altro giornalismo è possibile.
di Gennaro Carotenuto

lunedì 26 novembre 2007

Romnì aprono il corteo contro la violenza sulle donne

Parte da Piazza della Repubblica. Si snoda per via Cavour, arriva a Via dei Fori Imperiali, passa sotto l’Altare della Patria, si raccoglie a Piazza Navona. Colorato, vivace. Solo donne. Donne bellissime, giovani, capelli corti, lunghi, occhiali, cappelli. Donne meno belle, donne di ogni età, sciarpe, gonne, stivali, pantaloni, scarpe da ginnastica, tacchi. Solo donne. La prima parte del corteo – lo urlano col megafono dal camion che apre le danze – è “separatista”. Eventuali uomini solidarizzanti, prego, in coda. Parlano, ridono, scherzano, cantano. Ballano sulle note di “Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti”.
Musica e slogan contro la violenza sulle donne. Violenza che non è devianza, spiegano, urlano, affermano. Violenza che è figlia di questa società. “Lo stupratore non è deviato. E’ figlio di questo patriarcato”. Denunciano l’uomo, e ogni suo ruolo. L’uomo che può essere padre, partner, zio, cugino, fratello. L’uomo che violenta, e tutti i modi che ha per farlo. E’ una manifestazione organizzata dal basso, da associazioni il cui operato difficilmente ha copertura mediatica.
150.000 donne – questa l’affluenza dichiarata dalle Organizzatrici – per manifestare contro la violenza, per difendersi, per ricostituirsi corpo di lotta.
Alla testa del corteo, un gruppo colorato si distingue nella folla. Sono ragazze e bambine Rom, vestite a festa, tintinnanti con le loro cinture e i loro abiti. Sorridono, ballano, cantano slogan insieme a tutte le altre.
“Siamo del campo di via Candoni e ieri abbiamo deciso di venire al corteo. Manifestiamo solidarietà per la donna rom che ha deciso di denunciare l’assassino di Giovanna”, spiega Vania Mancini, Dirigente dell’Arci Solidarietà. “Le bambine fanno parte di un laboratorio di danza portato avanti dal Comune di Roma e dall’Arci per aiutarli nella difficile integrazione nelle scuole”.
Che difficoltà incontrate? “Le maggiori difficoltà per questo progetto le stiamo trovando nelle scuole, negli italiani, e non nei campi nomadi di provenienza di queste ragazzine”. Il pacchetto sicurezza non piace, viene ribadito molte volte durante la marcia. E la manifestazione non deve, per il Comitato Organizzatore e per tutte le Associazioni e i Collettivi presenti, essere strumentalizzata per giustificare le espulsioni. Continua a leggere…

Mia figlia non imparerà quel canto a favore dei Rom

«Rom, rom, rom, sono fiero di essere rom», recitava la canzoncina. Uno dei sei brani cantanti che i bambini della quarta elementare Pizzetti hanno cominciato a imparare in vista della recita natalizia. Titolo: «Amici per la pelle». Un testo per l’infanzia pubblicato dalle Edizioni Paoline. Tutta una storia su come colorare il mondo, ribaltando pregiudizi e povertà che lo hanno reso grigio. C’è Mustafà: «La tua mamma porta il velo e la mia porta il foulard... Sei venuto da lontano, per raggiungere il papà». C’è il barbone Benedetto: «Non aveva neanche un letto». C’è la sorellina adottata: «Benvenuta... finalmente ti han trovata babbo e mamma in capo al mondo». E infine il bimbo rom: «C’è chi mi chiama zingaro, chi nomade o zigano, chi mi sfugge per la strada quando tendo la mano, ma ti invito al mio campo per conoscerci un po’, noi siamo un grande popolo, il popolo dei rom».
La maestra di religione l’aveva scelta al posto della classica sacra rappresentazione con Gesù Bambino, bue e asinello. Soprattutto, per non escludere almeno dalla recita natalizia l’unica bambina che, essendo musulmana, non frequenta le ore di religione: «Niente riferimenti al Vangelo, solo valori universali: pace, solidarietà. Mi sembrava un testo adatto». Ma appena ha cominciato ad insegnare ai bambini quel ritornello su «sinti e gitani» sono cominciati i problemi.
Si sa come funziona. I bambini tornano a casa raccontano quello che hanno fatto in classe e se hanno imparato una nuova canzone la canticchiano ai genitori.
A qualche genitore, però, quel refrain sull’orgoglio rom proprio non è piaciuto. «Maestra, papà ha detto che non devo cantarlo più», riferisce all’insegnante una bambina, seguita a ruota da altre due. Una mini-delegazione, a cui prende parte anche l’alunna di religione musulmana: «Mamma mi ha detto di non cantarla».
A volte i bambini si nascondono dietro i «no» dei genitori. Ma non è questo il caso. «Ha capito bene, non voglio che mia figlia canti che è orgogliosa di essere rom, lei è fiera di essere italiana», ha spiegato alla maestra quel papà, minacciando addirittura denunce, in nome della Costituzione. Mentre la mamma della bambina musulmana è andata via senza fermarsi a spiegare il perché della sua contrarietà.
Risultato: per ora, di fatto, le prove della recita sono sospese per qualche giorno in attesa di ulteriori chiarimenti. «Ci vuole tempo e pazienza per lavorare sui pregiudizi, il muro contro muro è controproducente», ragiona il preside, disposto a cercare una soluzione condivisa, ma intenzionato a difendere la scelta dell’insegnante e quel piccolo inno al popolo rom: «È una canzone carina e mi sembra una buona cosa che i bambini la imparino», spiega Stefano Bossi, da due anni preside del 103° circolo didattico di Roma che riunisce la elementare Pizzetti, in via della Pisana, e la Angelo Celli, in via dei Torriani. Due delle tante scuole dove la multiculturalità è di casa e dove in questi anni hanno studiato i bambini del Residence Bravetta come quelli del “campo nomadi” di Villa Troili. Continua a leggere…

Reggio Emilia, il Sindaco: «Macché dietrofront, sui Sinti si va avanti»

«Macché passo indietro, macché dietrofront». Non gli piace - al sindaco di Reggio, Graziano Delrio - che il progetto sul ricollocamento del “campo nomadi” di via Gramsci venga liquidato come «tutto da rifare». Perché anche se il dubbio viene, «ho preso un impegno - continua il primo cittadino - che è quello di trasferire entro il 2008 una famiglia di sinti in una prima micro-area. E questo sarà fatto. Il progetto “Dal campo alla citta”, dunque, è e resta valido».
E dopo uno screening su varie ipotesi di aree, ritenute tutte inidonee per l’insediamento di Sinti, «l’attenzione dell’amministrazione si concentra ora su un terreno di via Felesino, che merita approfondimenti». Ma di fatto «abbiamo chiuso una fase istruttoria» e il piano di ricollocamento dei sinti «resta interamente in piedi».
Ma il sindaco prosegue, e sottolinea che riguardo all’individuazione di ipotetiche aree, «si è ritenuta opportuna la possibilità di un ulteriore approfondimento su una, di proprietà del Comune, in via Felesino, per verificarne l’eventuale compatibilità».
La domanda, tuttavia, a questo punto è la seguente: come mai tra 14 aree soltanto una viene ritenuta perseguibile? Delrio risponde: «Perché in via Felesino siamo in aperta campagna, ma al contempo l’area è caratterizzata dalla vicinanza delle reti fognarie ed elettriche. Nelle altre strade, invece, si poneva il problema di dover attingere al verde pubblico eccessivamente vicino alle altre aree residenziali. E togliere del verde per poi riusarlo con l’obiettivo di trasferirvi delle micro-aree non è un buon progetto». Continua a leggere…

Reggio Emilia, infuria il dibattito sulle micro aree

Ha suscitato scalpore a Reggio Emilia la diffusione dei dati del Viminale che confermano la massiccia presenza di Rom e Sinti. Secondo i numeri dello studio romano, i Rom e Sinti in provincia sono 1.065. Quattrocento in più rispetto alla provincia di Bologna (739) seconda in Emilia Romagna per concentrazione di popolazioni sinte e rom. Un dato che colloca Reggio al settimo posto in senso assoluto in Italia, dietro solo a Roma (9.000), Milano (4.763), Napoli (2.065), Torino (2.048), Catanzaro (1.337) e Latina (1.140). In regione Reggio batte invece tutte le altre province. Detto del numero di Bologna, seconda in regione dopo Reggio, seguono Modena (542), Rimini (310), Parma (277), Ferrara (243), Piacenza (224), Ravenna (165) e Forlì-Cesena (21).
Il dato reggiano appare però molto più significativo se lo si considera rispetto al numero degli abitanti della provincia: Reggio, con un Sinto/Rom ogni 425 abitanti, è seconda in Italia dietro a e Roma (1 Sinto/Rom ogni 411 abitanti) e seguita a ruota dal satellite della capitale, Latina (1 ogni 430).
La presenza di Sinti e Rom a Reggio è nettamente superiore rispetto a quella delle città capoluogo di regione, e quindi più “attrattive”: a Bologna c'è un Sinto/Rom ogni 1.238 residenti, a Milano 1 ogni 778, a Napoli 1 ogni 1.453 a Torino 1 ogni 1.057 abitanti.
Nel frattempo c'è un documento che sta creando non pochi imbarazzi alla Giunta comunale in merito alla vicenda delle micro aree per i Sinti italiani. Lo ha rivelato Alleanza Nazionale, in una conferenza stampa nella quale Tommaso Lombardini, Marco Eboli e Antonio Rizzo hanno reso noto come lo scorso febbraio, sulla questione delle microaree che dovrebbero sostituire il “campo” di via Gramsci, il dirigente Rodolfo Galloni ha messo in guardia il Comune facendo notare come, a seguito del deprezzamento del valore immobiliari delle proprie abitazioni per via della vicinanza delle micro aree, i proprietari coinvolti potrebbero rivalersi col Comune, chiedendo i danni all'amministrazione.
Galloni cita una sentenza della Corte d'Appello di Bologna del 2004 che diede ragione ad un proprietario di una stabile di via Calvetro danneggiato dalla realizzazione del “campo nomadi” di Masone. Luca Vecchi, capogruppo del Pd, ha bollato la questione come “una montagna di falistà”. Qualcun altro, all'interno della maggioranza, sussurra di non temere il documento perché se è vero che il valore di mercato di un immobile cala se in prossimità si realizza una micro area, è altrettanto vero che è difficile dare un marchio giuridico a questa situazione.
Tra le fila della maggioranza ci sono molti malpancisti, convinti che tutta la vicenda sia stata gestita male e che adesso non sia più possibile realizzare, senza emorragia di consensi, un progetto comunque non condiviso da tutta la maggioranza. Non è di questo avviso l'assessore Gina Pedroni, continua a leggere...

Giornata Nazionale per i Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza

Pubblichiamo il testo dell'intervento che Tiberius Raducanu, studente rom romeno di 16 anni, ha pronunciato in occasione della Giornata Nazionale per i Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza nel corso della cerimonia che si è tenuta al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dei ministri delle politiche per la Famiglia e della Solidarietà Sociale e del Presidente dell'Unicef .

Signor Presidente della Repubblica, Distinte Autorità, Signore e Signori,
mi chiamo Tiberius, sono un ragazzo rom di 16 anni. Sono partito dalla Romania cinque anni fa assieme alla mia famiglia. I miei genitori mi hanno spiegato che dovevamo partire per assicurarmi un futuro migliore.
All’inizio non è stato facile, non ero abituato vivere in una baracca, mi mancavano il mio paese e i miei amici. Fin da piccolo mamma e papà coltivavano per me un grande sogno, volevano che studiassi con impegno per poter diventare un giorno un bravo avvocato. Oggi frequento il secondo anno presso il liceo Montale di Roma. Se ho potuto studiare lo devo ai miei genitori e ai loro sacrifici. I miei compagni e i miei insegnanti mi hanno accolto con grande affetto. In classe siamo tutti amici, non mi sento diverso.
La scuola mi piace molto, mi piace il diritto, la storia e la letteratura. Amo leggere i romanzi, il mio autore preferito è Alessandro Manzoni. Dallo scorso anno, grazie all’aiuto degli amici della Comunità di Sant’Egidio, io ed altri ragazzi zingari abbiamo cominciato a frequentare l’Accademia di Santa Cecilia. Mi sto specializzando nello studio della viola, ma so suonare anche la fisarmonica e il pianoforte. Suonare questi strumenti è per me come un tuffo nella fantasia, mi immagino un futuro migliore per noi Rom e per tutti i popoli che soffrono.
Sono un ragazzo normale, passo le miei giornate studiando, giocando a calcio e uscendo con i miei compagni di classe. Una volta a settimana, assieme a mia madre ed ad altri Rom, facciamo del volontariato presso il Centro di accoglienza della Comunità di Sant’Egidio. E’ bello aiutare gli altri, sono convinto che nessuno è tanto povero da non poter aiutare che è più povero di lui. Non mi considero un ragazzo speciale, centinaia di ragazzi zingari vorrebbero una vita diversa, ma non hanno avuto le mie stesse possibilità.
Io adesso vivo in un centro di accoglienza, una casa con luce e servizi igienici. Ma è difficile studiare quando il campo viene sgomberato e ci si deve spostare di continuo. In questi giorni si è parlato molto male dei miei connazionali. Mi fa molto soffrire quando a causa di alcune persone violente si incolpa un' intera nazione, un intero gruppo. Io amo l’Italia e gli italiani, mi sento italiano anche io. Sono grato a questo paese perché mi ha accolto e mi ha dato tanto. Vorrei ringraziare anche Lei, Signor Presidente, perché non ci ha fatto mai sentire soli, “estranei”. I suoi discorsi e la sua autorevolezza hanno sempre mostrato il volto più autentico dell’Italia, quello della solidarietà e del rispetto verso tutti popoli. Grazie, Tiberius Raducanu

Cosenza, intervento a favore dei Rom rumeni

Il 16 novembre l’arcivescovo di Cosenza, mons. Salvatore Nunnari, insieme all’assessore alle Pari Opportunità del Comune di Cosenza e all’assessore provinciale alle Politiche Sociali, Ferdinando Aiello, ha fatto visita agli ottanta Rom che sono ospitati presso il centro di accoglienza Stella Cometa di via Popilia.
Qui sono stati fatti confluire i Rom che sono stati allontanati dalle sponde del fiume Crati durante la prima settimana di novembre, sotto la pioggia battente. Era forte il rischio che una piena del fiume cancellasse le povere capanne di cartone dei Rom.
Nel centro di accoglienza sono stati disposti letti e cucine, organizzati i servizi e il vettovagliamento nonché l’assistenza per i bambini e gli anziani. Questo anche grazie ad alcune associazioni di volontariato. Ed anche il sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini, si è recato al centro “Stella Cometa”. Prima di recarsi a “Stella Cometa” Perugini aveva illustrato il problema rumeni e le soluzioni che a Cosenza si stanno via via concretizzando al Vice Ministro dell’Interno Marco Minniti, incontrato in occasione dell’Orientagiovani di Assindustria. “Stiamo seguendo momento per momento l’evoluzione di una situazione che siamo riusciti a governare grazie alla collaborazione interistituzionale e all’azione dei volontari”, dichiara il Sindaco. “ evidente che è necessaria l’attenzione di tutti i Comuni della cintura intorno a Cosenza, perché la nostra città non è in grado si farsi carico da sola di un’emergenza che riguarda tutto il territorio”.

A gennaio la conferenza internazionale su Rom e Sinti

Il ministero dell'Interno organizzerà a gennaio una conferenza internazionale sul tema "Minoranza Rom". Lo ha annunciato il sottosegretario all'Interno Lucidi al termine di un incontro col vice segretario generale del Consiglio d’Europa, Maud de Boer Buquicchio svolto il 6 novembre al Viminale
Nel corso dell’incontro si è parlato della presenza in Italia delle comunità rom e sinte, delle problematiche connesse alla loro integrazione, nonché della Conferenza Internazionale che il Ministero organizzerà.
Il vice segretario generale del Consiglio d’Europa ha espresso piena disponibilità a collaborare con l’Italia per la buona riuscita dell’appuntamento. Dal canto suo, la Lucidi ha evidenziato che l’Italia avverte il dovere di riconoscere alle comunità rom il carattere di minoranza, di contrastare ogni discriminazione e favorire sedi di consultazione con le loro rappresentanze associative. La Lucidi, però, ha anche specificato la necessità che i flussi e le presenze non siano tali da porre problemi di sostenibilità sociale, da complicare i percorsi di inserimento, auspicando a riguardo un sostegno sia del Consiglio d’Europa che dell’Unione Europea.
La collaborazione stretta con il Consiglio d’Europa nella preparazione della Conferenza di gennaio sarà l’occasione per promuovere una migliore conoscenza della minoranza rom nonché delle "best practices" adottate nei diversi paesi dell’Unione.

Modena, i Sinti

I dritti (o crat) sono gagi che hanno cominciato a fare il lavoro delle giostre negli anni '40, o anche prima. Hanno sempre avuto delle belle giostre, perché chi è partito con questo lavoro è partito per scelta, dunque lo ha fatto con mezzi adeguati e investendo molti soldi. Ci sono poi anche dei mezzi sinti, quelli che fanno il lavoro delle giostre ma stanno perdendo la nostra cultura, perché la vogliono perdere. Noi questi li chiamiamo pirdi. lo so chi è un pirdo, ma mi è difficile adesso definirlo: per esempio un pirdo ha una lingua che non è il nostro sinto.
Mi spiego meglio. Noi sinti abbiamo una vera lingua che parliamo tra di noi che chiamiamo sinto (o romanes). Se io parlo con un sinto della Francia o dell'Europa dell'Est, con questa lingua ci capiamo bene. Poi abbiamo anche una specie di dialetto, molto più simile al tedesco, che non è però la nostra lingua pura. Per esempio "maiale" in romanes si dice "baluas", nel dialetto "speco".
Ecco: i Pirdi non parlano più il romanes, ma solo questo dialetto. E lo parlano pure male. A sentirli parlare, che risate che si fanno! Poi hanno perso molto delle nostre tradizioni. Per esempio nei rapporti con i figli grandi, per noi sinti è molto importante averli vicini con la carovana, almeno nel periodo invernale, quando non si lavora. Oppure se un figlio va per la sua strada e passa vicino alla piazza dove c'è il padre deve per forza fargli una visita, anche se si sono già visti il giorno prima e anche se il figlio ha degli impegni urgentissimi.
Ma la vera differenza fra noi e un pirdo è che con uno di loro non ci vieni mai al dunque. Quando si discute con uno di loro non si riesce mai a stabilire la ragione. Con un vero sinto o con un vero gagio, sì. Il vero sinto poi non si vergogna mai di essere un sinto. Dagli anni '70 si è cominciato a conoscere nelle fiere questi pirdi e questi crat e cominciai a capire la cattiveria che avevano. Insieme hanno cercato di emarginare noi sinti, iniziando a parlare male con gli assessori vari, a dire che noi eravamo ladri truffatori, in modo che piano piano si sono accaparrati tutti i Parchi più grossi.
Non è vittimismo quello che faccio: a me è capitato che due rappresentanti dei sindaci andassero in un Comune a farmi terra bruciata. Ed è stata solo la fiducia che avevo guadagnato con quegli amministratori che mi ha consentito di venire a conoscenza di questa tattica e di mantenere quella piazza! Naturalmente non è servito a niente perché ogni legge che usciva nuova era sempre concordata con le associazioni dei grandi giostrai e anche a livello di regolamenti comunali, uno più è grande e più ha delle possibilità. Continua a leggere…

domenica 25 novembre 2007

Trento, i Sinti lanciano un appello

Appello ai cittadini e alle cittadine del Trentino,
siamo Sinti, una popolazione dalle antiche tradizioni, che vive in Trentino da generazioni. Ma non ci conoscete perchè siamo stati costretti a vivere ai margini della città da una legge che ci ha rinchiusi in “campi nomadi” come quelli di Ravina e Rovereto, in condizioni inaccettabili, con servizi quasi inesistenti e costretti a una convivenza forzata in spazi ristretti.
Per le amministrazioni noi non siamo che un problema, del quale è meglio non parlare, da tenere nascosto, che non si risolve politicamente ma che va affidato ai servizi sociali. Molti di noi non hanno accettato la realtà del “campo”, un vero e proprio ghetto legalizzato alle porte della città, e hanno deciso di vivere, nonostante i divieti, fuori, in aree abusive spesso senza ne acqua ne luce, costretti all'illegalità per la mancanza di alternative. Ogni giorno viviamo con la paura che i vigili possano cacciarci via e che anche quella sistemazione provvisoria che permetteva di mandare i figli a scuola venga spazzata via.
La strada dell'alloggio Itea ci è spesso impedita dai pregiudizi di chi raccoglie le firme contro la presenza di una famiglia "zingara" (un termine che a noi ricorda troppo lo "zigeuner" nazista) nel suo condominio; la strada del lavoro ci è preclusa da quegli imprenditori che non assumono impiegati residenti in "via del Ponte" (l'indirizzo del “campo nomadi”) e con un colore della pelle un po' più scuro del loro.
A questa sofferenza si aggiungono oggi i terribili ricordi evocati dalla campagna per la "sicurezza" scatenata negli ultimi mesi da politici e media irresponsabili, che a fronte delle sofferenze dell'intera società italiana, per il lavoro che non c’è, per le difficoltà dei giovani ad avere una vita dignitosa, individua in un gruppo etnico — i nomadi, i Rom, i Sinti — la fonte di tutti i problemi. E' il ben conosciuto meccanismo della creazione del capro espiatorio, che fece il successo del partito Nazionalsocialista di Hitler e che portò alla soluzione finale: furono circa 500.000 i Rom e i Sinti che perirono nei campi di concentramento.
E' la tipica equazione razzista, che oggi tutti - gente comune, politici di destra e di sinistra, giornalisti - si sentono legittimati ad utilizzare, come se la barriera della vergogna avesse ceduto, riversando su di noi tutte le frustrazioni represse d ella società. Vi pare ragionevole pensare che siano Rom e Sinti i colpevoli di tutti i problemi?
La paura e la rabbia non sono buone consigliere e non aiutano a capire: non tutti i Rom sono Rumeni; la metà dei Rom presenti in Italia sono cittadini italiani da generazioni; i Rom e i Sinti sono due gruppi diversi, con tradizioni e stili di vita differenti; i Sinti trentini sono cittadini italiani e vivono in Trentino e in Austria da più di 100 anni. Nessuno, dunque, può pensare di mandarci via da una terra che r anche nostra; nessuno può pensare di rinchiuderci per sempre ai margini della città. Noi vogliamo fare parte a pieno titolo della società trentina e per questo chiediamo a tutti i suoi cittadini di sostenere le nostre rivendicazioni.
Perchè sicurezza è una parola vuota, uno slogan propagandistico e populista: l'unica sicurezza che putì aiutarci a vivere insieme, serenamente, è quella sociale, basata sulla garanzia di un lavoro e del diritto a una vita dignitosa. Chiediamo poche e semplici cose:
- che i campi nomadi di Ravina e Rovereto vengano a poco a poco smantellati proponendo sistemazioni alternative ai Sinti, in appartamento o in microaree, piccoli appezzamenti di terreno attrezzati ad accogliere una famiglia allargata, come si sta facendo in Alto Adige;
- che fino a quel momento i Sinti costretti a vivere fuori dal “campo” non vengano mandati via in continuazione dai vigili, in modo da poter mandare i figli a scuola;
- che finisca la campagna razzista contro i Sinti e che giornali, radio e Tv si impegnino a mantenere uno stile informativo asciutto, evitando di dare spazio a ragionamenti razzisti, rendendosi complici del populismo più gretto;
- che le istituzioni politiche trentine, a tutti i livelli, reagiscano con forza e puniscano le dichiarazioni razziste espresse ne nelle loro sedi.
Associazione Sinti del Trentino e Associazione Nevo Drom Trento

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Trento, denunciato consigliere comunale per istigazione all'odio razziale

Il consigliere comunale di Trento, Emilio Giuliana (Fiamma tricolore), è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Trento per “istigazione all'odio razziale” dopo un esposto presentato dall’Associazione Sinti del Trentino e dall’Associazione Nevo Drom Trento.
Le associazioni hanno tenuto il 23 novembre una conferenza stampa in cui hanno contestato le seguenti affermazioni di Emilio Giuliana

"L'articolo in questione sembra favorire e non sarebbe una novità, cittadini non italiani e in particolare gli zingari, dando loro un accesso facilitato negli asili nidi"

"Gli zingari costituiscono abitualmente dei gruppi delittuosi in cui la pigrizia, il furore, la vanità predominano, tra di loro sono molto numerosi gli assassini"

"Si potrebbe prendere in considerazione una pratica consolidata nel nostro Paese, che vede come primi protagonisti gli italici assistenti sociali, i quali il più delle volte dinanzi a famiglie italiane con figli con evidenti difficoltà economiche, invece che aiutarle finanziariamente, pensano bene di sottrarre loro la prole affidandole alle istituzioni, hi buona sostanza dei sequestri di Stato"

"[...] è innegabile che i bambini nomadi nella maggior parte dei casi non hanno genitori, ma degli aguzzini"

"Quelli diplomati quali mestieri svolgono una volta lasciate le scuole? Lo sanno tutti benissimo, furti e quant'altro"

"Togliere d'autorità i bambini da questa etnia, per la stragrande maggioranza composta da canaglie, e affidarli alle istituzioni. Solo così si riuscirà davvero a spezzare questa catena che inevitabilmente, generazione dopo generazione darà continuità alla loro sedicente cultura, alle loro discutibili tradizioni"

Il consigliere comunale Giuliana, se i giudici dovessero riscontrare la violazione della legge Mancino, rischierebbe una pena da uno a sei anni di reclusione. Durante la conferenza stampa è stata presentata una lettera / appello rivolta alle cittadine e ai cittadini Trentini con lo scopo di raccogliere la solidarietà di tutti coloro che non sono disposti a cedere alla barbarie del razzismo e credono nei valori della convivenza basata sui diritti sociali e sull'eguaglianza tra esseri umani.

venerdì 23 novembre 2007

Firenze, una giornata di riflessione

L’ARCI gestisce da diversi anni attraverso Accoglienza Toscana progetti di accoglienza. Questi progetti erano rivolti inizialmente a richiedenti asilo e rifugiati – i progetti fanno parte del Sistema di Protezione per Richiedenti asilo e Rifugiati - e successivamente a cittadini rom, nell’ambito delle politiche regionali di superamento dei campi. Tutti i progetti vengono gestiti in collaborazione con gli Enti locali dei territori di riferimento.
Il lavoro di questi anni ha prodotto un notevole bagaglio di esperienze in diversi ambiti come l’inserimento lavorativo, l’educazione di adulti e minori, l’inserimento abitativo, la consulenza legale. Per alcuni di questi ambiti si tratta di vere e proprie buone prassi trasferibili anche ad altri contesti.
Per valorizzare il lavoro svolto in questi anni condividendo e confrontando le strategie utilizzate con altri attori impegnati in questo ambito, abbiamo organizzato una giornata di riflessione alla quale sono invitate a partecipare tutte le persone interessate.
La giornata si svolgerà il 7 dicembre dalle 10 alle 13 presso la sede dell’ARCI Toscana in Piazza dei Ciompi, 11 a Firenze. Per informazioni telefonare al numero 055 262971 (fax 055 26297243).

Biennale, nel "paradiso perduto" oltre ventimila persone

Ha chiuso ieri "Paradise Lost", il primo Padiglione Rom presente alla Biennale di Venezia, realizzato grazie alla collaborazione dell'Osi - Open Society Institute di Budapest, del Comune di Venezia, della Biennale e di altri enti finanziatori internazionali. Il padiglione è stato visitato da oltre ventimila persone in cinque mesi.
L'idea di allestire un Padiglione Rom alla Biennale di Venezia nasce dalla duplice volontà di mostrare l'arte contemporanea Rom ad un ampio pubblico internazionale e di stimolare il dibattito sul ruolo della cultura rom e sulla loro stessa identità nella società europea, proprio nel momento in cui si allargano ad est i confini dell'Unione Europea.
"Il Comune di Venezia" ha spiegato l'assessore comunale alla Produzione culturale Luana Zanella, intervenuta il 20 novembre alla cerimonia di chiusura del Padiglione "ha sostenuto il progetto del Padiglione, arricchendolo con la manifestazione collaterale "Si Rom!": una serie di feste, incontri e concerti iniziata il 16 settembre e conclusasi ieri, 15 novembre, con la festa-concerto "Electric Gipsy Night" a Parco San Giuliano, "a cui hanno partecipato davvero tantissimi giovani", come ha testimoniato l'assessore stessa, presente all'evento.
Venezia, ha affermato Zanella, porta avanti la sua lunga tradizione di apertura e dialogo con popolazioni provenienti da luoghi più o meno lontani, tra cui anche Rom e Sinti, come testimonia un documento del 1378, rinvenuto a Nauplia, in Grecia, in cui la Repubblica Serenissima conferma ai Rom i privilegi già garantiti loro dall'Impero bizantino.
Nel ricordare l'impegno decennale dell'Amministrazione comunale nel cercare modalità di coesistenza con i Rom e i Sinti italiani presenti nel territorio, l'assessore ha espresso rammarico per la campagna negativa di cui sono fatti oggetto i Rom ultimamente, sottolineando come essa crei abissi laddove c'è bisogno di dialogo e vicinanza tra le persone. Proprio per questo Zanella ha concluso il suo intervento auspicando che al primo Padiglione Rom ne seguano altri in futuro, citando la disponibilità del Casinò di Venezia a collaborare in tal senso e, più in generale, a sostenere iniziative legate ai nuovi paesi dell'Unione Europea.
La cerimonia di chiusura del Padiglione è stata accompagnata da un breve concerto eseguito da due violinisti, Andrea Boni e Lazos Sarközi, e da un suonatore di fisarmonica, Zoltan Ökrös, studenti dell'Accademia musicale "Ferenc Lizst" di Budapest, vincitori di una borsa di studio dell'Osi per la migliore iniziativa di musica rom. In foto gli artisti rom e sinti che hanno esposto le loro opere a Venezia.

Reggio Emilia, il Sindaco: "non ho fatto marcia indietro"

Non vuol sentir parlare di dietrofront Graziano Delrio. Il progetto per l'integrazione dei Sinti va avanti, ma un passo alla volta. Con una lettera inviata ieri sera alla collega di giunta Gina Pedroni, assessore ai diritti di cittadinanza, il sindaco ha definitivamente archiviato le diverse aree della città prese sinora in esame per l'insediamento di alcune famiglie di sinti ospitate nel “campo” di via Gramsci.
E insieme a quelle aree Delrio ha probabilmente inteso archiviare anche le estenuanti polemiche degli ultimi mesi. “Nessuna marcia indietro, c'è un progetto sociale che continua”, dice il primo cittadino. E, infatti, i servizi sociali del comune di Reggio stanno individuando una famiglia, tra quelle del “campo nomadi” di via Gramsci, che possa essere trasferita in via Felesino, la zona di campagna tra Cella e Roncocesi giudicata l'unica idonea alla realizzazione del progetto 'Dal campo alla città'.
Non è un caso che l'area di via Felesino sia l'unica rimasta dall'elenco iniziale: è di proprietà comunale, in aperta campagna, lontana dal centro abitato, teoricamente lontana da problemi di convivenza. Ma si può parlare in questo caso di integrazione dei nomadi? “Non è il luogo che determina l'integrazione”, replica Delrio.

Uno su mille ce la fa... forse?!

Il suo futuro è stato travolto dalle ruspe, quelle che hanno abbattuto la sua casa insieme alle baracche del "campo nomadi" di Tor di Quinto, nel XX Municipio. E' la storia di Sorin, 11 anni, narrata da lui stesso in una lettera al presidente Napolitano e riportata ieri dal quotidiano "La Stampa".
Nello sgombro, racconta il bambino, sono andati distrutti anche i suoi libri e le sue cose, quelle che dovevano servirgli ad andare a scuola e, come volevano i suoi genitori, provare a costruirsi un futuro migliore.
"Un'irresponsabile gestione politica degli allarmi sociali può produrre esiti disastrosi per i livelli di civiltà giuridica e di tutela dei diritti nel nostro paese". Ha subito denunciato il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, secondo cui questa storia "dimostra che l'integrazione è possibile e passa attraverso intelligenti e razionali politiche pubbliche" ma anche che tali politiche possono "essere vanificate da operazioni demagogiche del tutto gratuite" come quella sollecitata dal presidente dell'ex circoscrizione XX, Massimiliano Fasoli.
Ma Sorin non è stato lasciato solo, ha assicurato l'assessore capitolino alle politiche sociali Rafaela Milano, ed è stato assistito dal Comune. Il piccolo rom con un intervento di prima assistenza, sarà dunque ospitato assieme alla sua famiglia in un centro di accoglienza e potrà continuare la scuola, mentre i genitori, che lavorano a Roma "saranno aiutati ad avviare un percorso di autonomia".
Per il sindaco Walter Veltroni questo intervento: "E' un esempio della filosofia che ispira le nostre politiche sull'immigrazione. Roma è una città che vuole integrare e cerca di dare una mano a tutti quelli che vengono qui per cercare di costruirsi un futuro migliore facendo sacrifici e lavorando con onestà".

Proposta razzista della Lega Nord

I senatori della Lega Nord non condividono le affermazioni del presidente della Repubblica sull'immigrazione e, in particolare, il suo invito a non criminalizzare i Rom. Dario Galli, vice presidente dei senatori del Carroccio, ed Ettore Pirovano, hanno criticato in due distinte dichiarazioni le affermazioni del Capo dello Stato. «Dobbiamo rilevare - ha affermato Galli - l'ennesima, infelice e non richiesta uscita del presidente Napolitano sulla questione rom. Dopo che da anni gli italiani non possono più vivere decorosamente ogni qualvolta un accampamento di nomadi si stabilisce vicino alle loro abitazioni, e dopo i sanguinosi e numerosi fatti delittuosi legati alla presenza della comunità rumena in Italia, il presidente Napolitano si avventura nella solita uscita global-buonista».
Ettore Pirovano suggerisce di associare il concetto di residenza ad un'abitazione a norma di legge, ad un reddito minimo superiore a quello della no tax-area ed alla precisa e dichiarata volontà di rispettare tute le leggi di questa nazione. L'esponente del Carroccio ha apprezzato l'iniziativa del sindaco di Cittadella di negare la residenza ai rom sprovvisti di questi requisiti.

Noi di sucardrom ricordiamo al senatore Pirovano e ai tanti cittadini che si associano a queste idee razziste e classiste che il Sindaco del Comune di Cittadella, Bigonci, ha ricevuto due giorni fa un avviso di garanzia con l’ipotesi di reato di usurpazione di funzione pubblica, proprio in relazione all’ordinanza sindacale che fissa per gli stranieri dei tetti minimi di reddito per ottenere l’iscrizione anagrafica. A titolo esemplificativo invitiamo a leggere la Circolare del Ministero dell’Interno del 1995 che precisa le funzioni del Sindaco, quale Ufficiale Anagrafico.
Il manifesto razzista in foto è stato copiato dal sito ufficiale della Lega Nord dell'Emilia Romagna.

Roma, due ministri dai Rom di via del Salone

Quasi 700 rom, serbi, bosniaci e romeni, abitano nel nuovo “campo” di via di Salone. Ci sono voluti due anni di lavoro per rendere l'area abitabile che era stata aperta nel 1998. Dal mese di agosto 2006, i Rom vivono in strutture adeguate, dotate di servizi igienici e presidi sanitari e sociali.
L’insediamento è stato visitato durante la Giornata per i diritti dell'infanzia dai ministri della Famiglia e della Solidarietà sociale, Rosy Bindi e Paolo Ferrero.
Nel “campo” vivono infatti 210 bambini, inseriti nel progetto di scolarizzazione avviato dal Comune. Ad accompagnare i ministri gli assessori alle Politiche Sociali e alla Scuola, Raffaela Milano e Maria Coscia.
«Il villaggio prevede un accompagnamento sociale verso un'autonomia di vita - ha spiegato l'assessore alle Politiche Sociali - Al suo interno è attivo uno sportello che aiuta i rom nell'inserimento lavorativo, uno spazio bambini gestito da donne rom e un presidio fisso dei vigili urbani». Nel solo mese di ottobre, la frequenza scolastica è stata dell'88%. «Dei 202 bambini in età scolare - ha sottolineato Maria Coscia - 26 frequentano la materna, 131 le elementari, 45 le medie».
«Veltroni insegni a Veltroni: i campi rom a Roma non sono tutti come questo di via di Salone». Il ministro della Famiglia, Rosy Bindi ha riconosciuto così, con una battuta, al sindaco Walter Veltroni il merito per il lavoro svolto nell'area che ospita circa 700 rom. E ai cronisti che le chiedono se il primo cittadino merita i complimenti risponde: «Ho sempre pensato che è un buon sindaco, ma so che può fare meglio».
Commentando il “campo”, il ministro ha affermato: «È un modo dignitoso di accoglienza, che dimostra come, quando si dà dignità, si possa chiedere impegno nel rispetto reciproco». Riguardo alla presenza di un presidio fisso dei vigili urbani all'interno del "campo", la Bindi ha aggiunto: «Sicurezza e solidarietà sono le due facce della sfida all'integrazione».
Di diverso avviso il Ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, che afferma: «La politica dei campi va superata attraverso percorsi di accompagnamento come quello avviato qui». «In una situazione in cui il 90% dei Rom sono stanziali, è una sciocchezza pensare ancora ai campi di accoglienza - ha spiegato Ferrero - In Spagna, dove risiedono 600 mila rom, come in Portogallo tutti vivono in casa».

giovedì 22 novembre 2007

Gelo tra Italia e Germania anche sulla questione rom

"Due settimane fa un rumeno ubriaco, appartenente alla minoranza rom, ha ucciso nei pressi di Roma una italiana, un crimine abominevole che probabilmente però sarebbe potuto accadere anche in qualsiasi altro Paese della UE. Successivamente si è arrivati a delle violenze nei confronti dei rom e a delle aspre controversie politiche. Come lo spiega?", ha chiesto il settimanale tedesco Die Zeit a Giorgio Napolitano. E il Presidente ha risposto: "si sono registrati di recente in Italia alcuni brutti episodi, da un lato di criminalità, come quello che Lei ha ricordato, e dall’altro di reazione cieca e inammissibile nei confronti degli appartenenti a una comunità come quella dei rom o addirittura ad un Paese come la Romania. Dobbiamo tener ferma una politica per l’immigrazione che sia aperta all’ingresso legale di lavoratori di cui il nostro Paese ha bisogno e alla loro piena integrazione, ma che nello stesso tempo combatta decisamente l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani. Ogni contrapposizione nei confronti di qualsiasi componente della crescente popolazione straniera in Italia va combattuta. Abbiamo ad esempio tanti immigrati rumeni che si sono integrati molto bene e fanno un ottimo lavoro nei settori più diversi. Naturalmente contano i fatti e non solo le parole. Ad esempio, in alcune parti soprattutto del Nord-Est, assistiamo ad un paradosso. Ci sono lì molti immigrati indispensabili per l’economia, ci sono forti pregiudizi ideologici nei confronti dell’immigrazione, ma poi di fatto gli immigrati sono integrati bene, molto meglio che in alcune altre regioni".
Il presidente ha poi escluso categoricamente l’ipotesi di espulsione di 200mila romeni dall’Italia. "Ciò equivarrebbe ad una deportazione, fuori di ogni quadro di diritto. Sia a titolo personale sia nella mia funzione di Capo dello Stato non posso in nessun modo condividere simili ipotesi".
Anche Prodi, nell’incontro sospirato da due anni con Angela Merkel, cade sulla questione rom. Infatti a Berlino è stato lanciato un Piano high-tech incentrato sulla ricerca e l’innovazione. Il progetto investe 40 settori dell’economia, 15 miliardi di investimenti tra il 2006 e il 2009, di cui 2,4 miliardi impiegati nel settore energetico. In cambio noi italiani esportiamo il Modello Roma, salvo poi l’imbarazzo di spiegare il fenomeno della violenza sui Rom, che in Germania ha scioccato l’opinione pubblica (come dimostrano gli ampi servizi del Die Zeit e dello Spiegel dedicati al caso Reggiani).

Bologna, lutto cittadino tra le polemiche

“Anche per Maria e Giuseppe non c'era posto tra le case degli uomini”. Così monsignor Antonio Allori ha ricordato Florin, il bambino rom di 4 anni morto nel rogo della sua baracca a Borgo Panigale. Un monito alla città incentrato sull'accoglienza e sulla tolleranza: “Aiutavamo questa famiglia attraverso il banco alimentare - racconta il parroco - Il piccolo veniva qui con la madre e quando se ne andava mi salutava in italiano con un ciao”.
Il Comune ha proclamato il lutto cittadino per sabato in occasione dei funerali di Florin: per l’occasione gli edifici del Comune esporranno la bandiera comunale listata a lutto. «L’amministrazione - si legge in una nota - invita la cittadinanza e le organizzazioni sociali, culturali e produttive a esprimere, in occasione del lutto cittadino, nelle forme ritenute più opportune, il dolore e la solidarietà dell’intera città ai familiari e amici del piccolo Florin».
Il rogo ha scatenato la polemica in consiglio comunale: «Sul Lungoreno abbiamo allontanato chi era da allontanare - spiega Sergio Cofferati - queste invece erano brave persone ». Tuttavia l'intervento del sindaco non placa le polemiche in aula. Rifondazione critica «chi propone solo sgomberi, mentre la vera sicurezza passa attraverso il diritto a una casa e a una vita dignitosa. A pochi chilometri dalla Galleria Cavour c'è il terzo mondo e si fa finta di niente». E l'opposizione punta il dito sull'inadeguatezza dei servizi sociali. «Episodi come questi testimoniano che la situazione è fuori controllo - dice il deputato Udc Gianluca Galletti - e segnalano inoltre l'inefficienza del monitoraggio dei servizi sociali sulle fasce più deboli della popolazione».
Il rogo della baracca in cui Florin ha perso la vita è avvenuto nell'insediamento abusivo in via del Triumvirato a Borgo Panigale, nei pressi dell'aeroporto Guglielmo Marconi. Nell'incendio sono rimasti feriti anche gli altri due figli di Cristinel, romeno di etnia rom, e sua moglie Uliana, che ora sono ricoverati al centro ustionati di Padova in condizioni gravi, ma non in pericolo di vita.

Amato: applicare il "decreto sicurezza"

Amato ha presieduto oggi al Viminale una riunione sull'applicazione del decreto legge sull'allontanamento dei cittadini comunitari, cui hanno partecipato i prefetti delle città maggiormente interessate, il capo della polizia, prefetto Antonio Manganelli, il capo del Dipartimento per le Libertà civili e l'Immigrazione, prefetto Mario Morcone e il capo del Dipartimento per le Politiche del personale, dell'Amministrazione civile e le risorse strumentali, Giuseppe Procaccini.
Durante l’incontro Amato ha sottolineato che è importante, ai fini della deterrenza, la continuità nell'applicazione del decreto legge sull'allontanamento dei cittadini comunitari, utilizzando le diverse forme di espulsione che derivano dalla direttiva europea. Resta ferma, ha aggiunto il ministro, «la scelta di non operare espulsioni di massa, che violerebbero la normativa europea e i principi del nostro ordinamento.
Noi di sucardrom invitiamo tutte le organizzazioni non governative ad incontrare i Prefetti e a sottolineare le storture del cosiddetto "decreto sicurezza".

Reggio Emilia, il Sindaco ricomincia da capo...

Mentre l’assessore Gina Pedroni indica la chiusura dei “campi nomadi” irrinunciabile, Graziano Delrio ricomincia da capo nella ricerca di terreni per la strutturazione delle micro aree.. Passato al setaccio il lavoro istruttorio svolto dagli uffici tecnici, salva - forse - una sola delle 14 aree di potenziale insediamento individuate a suo tempo. Nove mesi dopo il congresso comunale della Margherita del 10 febbraio scorso, in cui annunciò il progetto di smantellamento del campo nomadi di via Gramsci, il sindaco di Reggio ha deciso di tirare le somme. Le conclusioni sono contenute in una lettera che Delrio ha consegnato nel tardo pomeriggio, al termine di una riunione di Giunta, all'assessore alle Politiche sociali Gina Pedroni. Il senso della lettera è questo: tutte le 14 zone prese in esame fin qui sono inidonee all'insediamento di micro-aree per famiglie Sinte. Non sono adatte a trasferirvi anche una sola famiglia Sinti e sono dunque da accantonare definitivamente. Tutte tranne forse una: è un'area di proprietà comunale posta in aperta campagna lungo via Felesino, fra Cella e Roncocesi. Anche in questo caso, comunque, non è detta l'ultima parola. Continua a leggere…

Reggio Emila, settima nella "classifica" del Viminale

Sono 1.065 i Sinti e i Rom presenti nella provincia di Reggio Emilia e, secondo i dati diffusi dal Viminale, Reggio si colloca al settimo posto in Italia - la precedono solo Roma (9.000), Milano (4.763), Napoli (2.065), Torino (2.048), Catanzaro (1.337) e Latina (1.140). In Provincia la minoranza etnica maggioritaria è quella dei Sinti.
Una presenza massiccia che colloca inoltre Reggio al primo posto in Emilia Romagna: Bologna la segue con 739, poi Modena (542), Rimini (310), Parma (277), Ferrara (243), Piacenza (224), Ravenna (165) e Forlì-Cesena (21).
Le presenze più cospicue riguardano il capoluogo (con più “campi nomadi”, il più consistente in via Gramsci), ma vi sono altre realtà a Quattro Castella, Bibbiano, Cadelbosco Sopra, Castelnovo Sotto, Poviglio, Bagnolo, Correggio, San Martino in Rio, Novellara e Guastalla.
I dati del Viminale arrivano quando ancora non si sono spente le polemiche che hanno accompagnato il Comune di Reggio deciso ad individuare delle micro-aree per abolire gradualmente i “campi nomadi”, a partire da quello di via Gramsci.
«Non abbiamo ancora individuato la famiglia e l’area - ha detto in commissione consiliare ad inizio ottobre l’assessore Gina Pedroni - e servirà almeno un anno per progettare l’intervento. Non vi sono alternative - aveva concluso l’assessore Pedroni - l’unica altra strada possibile è l’investimento di almeno un milione di euro per un nuovo campo. Crediamo che sia venuto il momento di scrivere dei patti di cittadinanza con le comunità nomadi: pari diritti e doveri come ogni cittadino reggiano». Continua a leggere…

"Rom e Sinti Insieme" si incontra a Pisa

Lunedì 3 dicembre 2007 alle ore 10.00 a Pisa, presso Camera di Commercio in piazza Vittorio Emanuele II n. 5, si riunirà il comitato “Rom e Sinti Insieme”. L’ordine del giorno sarà il seguente:
1) costruzione di una rete di rapporti tra organizzazioni rom e sinte italiane e romene in considerazione degli ultimi avvenimenti;
2) Rom figli di immigrati senza cittadinanza né permesso di soggiorno anche fino alla terza generazione (Circolare n. 22/07 del 7 novembre 2007 – acquisizione della cittadinanza Italiana per gli stranieri nati in Italia);
3) normativa sull’immigrazione, sulla cittadinanza, profughi e richiedenti asilo (riflessione sul decreto legge 1 novembre 2007 n. 181 Disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenza di pubblica sicurezza).
All’incontro saranno presenti alcuni rappresentanti delle Istituzioni locali ed alcuni referenti dell’associazione Romani Criss, un’organizzazione non governativa che difende e promuove i diritti dei Rom in Romania.
Per informazioni e partecipazioni: Segreteria Tecnica del Comitato “Rom e Sinti Insieme”, presso l’Associazione Sucar Drom, telefono (0039) 0376 360643, fax (0039) 0376 318839, e-mail: romsinti.insieme@libero.it.

mercoledì 21 novembre 2007

Identità negate: l’alba di Federica

Sorgerà
mai
l’alba
di Federica
in una società
sgomenta,
ostile e
nemica?!

Il chiaro
di un mattino
in cui
un bambino
potrà viaggiare
sulle ruote
di un sogno
per non avere più dinieghi,
per non avere più bisogno?!

Esisterà
nel blu
dell’universo
un Dio
giusto e
diverso,
che
guardi,
con amore
ed accoglienza,
uomini, donne, bambini
e popoli
della differenza?!

Brillerà
negli spazi siderali,
di Paesi
civili e
occidentali,
un proclama speciale
che riconosca
ai Rom
il Diritto Naturale
di chi è
persona, libera ed eguale?!

di Maria Angela Zecca

Accordo UE-Serbia: un evento storico

Lo scorso 25 ottobre è stato un giorno importante per le relazioni Belgrado-UE. Il Parlamento europeo ha infatto approvato un rapporto a favore di una rapida integrazione della Serbia in Europa. Questa sembra ormai essere una priorità sia a Strasburgo che a Bruxelles.
“Il futuro della Serbia è nell'Unione europea”. Questo il messaggio chiave suggellato il 25 ottobre scorso dal Parlamento europeo con l’approvazione del rapporto di Jelko Kacin, deputato sloveno del gruppo dell'alleanza dei democratici e dei liberali per l'Europa (ALDE). È stato un giorno importante per le relazioni Belgrado-UE, un passo in avanti sul cammino che da Belgrado va verso le riforme e verso l'Europa.
Tanti i punti di encomio sottolineati nella relazione. Tra gli altri, la dissoluzione pacifica dell'Unione statale di Serbia e Montenegro, le elezioni parlamentari libere, la successiva formazione di un governo di ispirazione pro-europea ed il completamento dei negoziati tecnici per l'accordo di stabilizzazione e associazione (ASA). Un capitolo di grande rilievo, quest’ultimo, dato il suo stretto vincolo con la piena collaborazione della Serbia con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia (ICTY). Sulla questione, nervo da sempre scoperto delle relazioni UE-Belgrado, il Parlamento europeo ha dichiarato che i recenti arresti “provano che le autorità serbe sono in grado di trovare e catturare quanti sono accusati di crimini di guerra”. Conseguente l’appello a continuare sul cammino intrapreso.
Una menzione particolare nel rapporto è per Srebrenica, piaga nella memoria della ex-Yugoslavia ed altro elemento spinoso dei rapporti UE-Belgrado. Invitando il Parlamento serbo ad adottare una dichiarazione che denunci il genocidio, Strasburgo ha precisato che a suo parere le sentenze del Tribunale serbo per i crimini di guerra a carico di quattro membri del gruppo paramilitare "Scorpioni" per l'esecuzione di sei musulmani di Srebrenica “non riflettono l'odiosa natura del crimine”. I cittadini serbi hanno il diritto di conoscere la verità “sulle politiche di guerra e genocidio condotte in loro nome” e l'identità dei criminali di guerra. A tal proposito, il Parlamento europeo promuove la riapertura della commissione sulla verità e la riconciliazione, così da favorire un clima più positivo nelle zone devastate dal conflitto interetnico.
Ma non sono state solo Srebrenica e L'Aja di scena sul fronte dei diritti umani. Le minoranze da proteggere, in particolare in Vojvodina, i rom che vivono in una condizione di perenne discriminazione e la condizione di precarietà dei profughi croati e bosniaci e degli sfollati interni dal Kosovo restano tutti punti aperti sui quali sì, qualcosa si è fatto, ma ancora molto, moltissimo resta da ancora fare. Continua a leggere…